«Il censimento Tari è una garanzia di equità»

Il primo cittadino risponde sulla lotta all’evasione tributaria, sul danno erariale all’Alto Calore, sul mancato utilizzo della Dogana dei grani e sulle Politiche sociali

Ai fini della verifica del corretto assolvimento degli obblighi tributari di tutti i contribuenti, l’Ufficio tributi ha avviato il censimento delle utenze non domestiche Tari: ci può spiegare di cosa esattamente si tratta, chi materialmente se ne occuperà e quali obiettivi concreti vi proponete?

L’ufficio tributi ha avviato una verifica sistematica delle posizioni tributarie relative alla Tassa Rifiuti, con riferimento alle utenze non domestiche.

L’attività si concretizzerà in riscontri in sito, con controllo dati o se necessario con misurazioni dei locali, della piena corrispondenza delle dichiarazioni presentate dagli utenti rispetto alle attività svolte, e verrà eseguita da personale dell’ufficio tributi con l’ausilio della società esterna, incaricata dell’attività di supporto generale.

Tale attività rientra nel complesso delle iniziative di contrasto all’evasione tributaria, ed è tesa sia alla verifica delle nuove attività avviatesi in questi anni (l’ultima verifica di questo tipo fu svolta nel 2011), sia al riscontro di eventuali modifiche di quelle esistenti.

Crediamo che lo svolgimento di tali controlli possa avere l’apprezzamento dei contribuenti che hanno posizioni regolari, e che possono avere maggiore consapevolezza che il comune opera con equità cercando di far contribuire tutti nella misura dovuta.

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La Procura della Corte dei Conti, dopo un’attività di indagine durata tre anni, ha formulato l’ipotesi di danno erariale da 12 milioni di euro per la mancata riscossione di crediti e morosità vantati dall’Alto Calore Servizi, la società di gestione del servizio idrico partecipata da 125 comuni fra cui quello di Atripalda: c’è il rischio, seppure remoto, che il nostro ente sarà chiamato in quota parte a ripianare questa somma? E, a suo avviso, questa vicenda quali conseguenza avrà per il nostro Comune?

La vicenda che coinvolge l’Alto Calore Servizi Spa è preoccupante, ma non sorprende. L’ente, di cui il Comune di Atripalda è socio insieme ad altri 125 comuni (tra le provincie di Avellino e Benevento) ed alla Provincia di Avellino, versa in conclamate gravi condizioni finanziarie.

La singola questione del danno erariale contestato ad alcuni amministratori e dirigenti, riferita alla gestione di alcuni anni fa, non desta in sè particolari preoccupazioni per il Comune di Atripalda, ma certifica elementi di forte criticità, come le carenze nell’attività di recupero dei crediti, che poi di fatto hanno portato l’Alto Calore Servizi ad accumulare, insieme ad una lunga serie di scelte e modalità gestionali, una massa debitoria che crea forti dubbi sul futuro dell’Ente.

E’ la situazione complessiva dell’Alto Calore Servizi Spa a destare invece forti preoccupazioni per i comuni soci, sia in ordine alle questioni finanziarie, che in ordine al futuro del sistema di gestione dell’acqua nella nostra Provincia.

Occorrerà in breve tempo costruire una nuova prospettiva per l’Ente e per le nuove forme di gestione del servizio, sotto il coordinamento dell’Ente Idrico Campano di recente istituzione, perché l’alternativa, paventata di recente, della ricapitalizzazione a carico dei comuni soci non è allo stato realistica né praticabile.

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Dopo aver recentemente accolto le opere del maestro Enzo Angiuoni, da giovedì prossimo il chiostro del Comune tornerà ad ospitare una mostra: ne dobbiamo concludere che ormai la Dogana dei grani non solo non è più il cuore culturale della città, ma che è diventato molto difficile anche alla stessa Amministrazione comunale ottenerne la disponibilità e che con la Sovrintendenza non si registrano significativi passi in avanti rispetto alla gestione presente e futura della struttura?

La correlazione tra le mostre allestite nel chiostro del Palazzo del Municipio e la disponibilità della Dogana dei Grani non è proprio così automatica.

Ricordo che l’intervento di restauro del Palazzo Civico era finalizzato anche ad ospitare funzioni culturali, tra le quali spazi espositivi di opere pittoriche. Certamente l’allestimento di mostre nel chiostro del Palazzo Civico è più agile ed agevole, e per mostre di dimensioni e durata non eccessive può dare addirittura risultati migliori rispetto all’ambiente molto vasto ed imponente della Dogana.

Inoltre, per la mostra di imminente allestimento, l’artista ha anche legami e ricordi personali proprio in riferimento al Palazzo Civico, e pertanto è stato ancor più naturale proseguire nel suo utilizzo, dopo il positivo esperimento del Maestro Angiuoni.

In relazione alla Dogana, la Sovrintendenza ha sempre dato disponibilità a valutare eventuali iniziative, facendolo con i suoi parametri e le sue modalità, che prevedono comunque una serie di misure di garanzia, di qualità, oltre che la necessità di far fronte ad alcuni costi nel caso si preveda l’utilizzo della struttura oltre il normale orario di lavoro dei custodi.

Nel futuro della struttura, almeno per un’ampia parte della stessa, c’è un primo passaggio ad una gestione diretta del Comune, che necessita però di una immediata disponibilità economica per garantire gestione e manutenzione, oltre che di definire in dettaglio una serie di condizioni, per le quali occorre ancora un po’ di tempo e lavoro.

Successivamente, si potranno perseguire forme di utilizzo più articolate, anche con l’auspicato coinvolgimento di privati.

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Qual è la “buona notizia” della settimana?

Mi è sembrata rilevante l’iniziativa di giovedì scorso, che ha visto la sosta dell’ “Emin bus” presso la nostra città, nell’ambito del tour italiano che sta svolgendo la coalizione Emin (una coalizione europea formata da parti sociali e organizzazioni della società civile) come percorso per migliorare gli schemi di reddito minimo in Europa.

E’ un bene che le questioni del reddito minimo e del contrasto alla povertà, che hanno cominciato ad avere in Italia una prima parziale risposta con il REI (reddito di Inclusione), stanno diventando oggetto di attenzione e di studio su base molto ampia, in questo caso addirittura europea.

Ritengo che la possibilità di costruire politiche comuni (o almeno di armonizzazione) di contrasto alla povertà (legate alle politiche di inserimento al lavoro) in ambito sovranazionale, possa essere una delle sfide su cui si potrà misurare una rinnovata politica più vicina ai bisogni dei cittadini e meno fredda e rigida in relazione alle scelte economiche fondamentali per il futuro dell’Europa.

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Redazione