Antonacci: Il prossimo candidato sindaco dovrà indicarlo il PD


Intervista al dirigente provinciale del Partito democratico sulla situazione politica e amministrativa cittadina: «Il PD deve stringere alleanze ed individuare la candidatura apicale attraverso le primarie di coalizione. Tuccia? Oggi è il più forte»

Salvatore Antonacci

Salvatore Antonacci

Dopo le dimissioni del segretario Malavena qual è la situazione interna al PD di Atripalda?

Dopo le dimissioni di Gerardo, il Partito Democratico di Atripalda è stato affidato ad un gruppo di tre giovani e validi dirigenti (Pesca, Iannaccone ed Auriemma), il cui compito sarà quello di traghettare il PD locale in questa fase di transizione che culminerà nella nuova fase congressuale che designerà un nuovo segretario ed un nuovo gruppo dirigente. Mi preme ringraziare attraverso la vostra testata il lavoro instancabile ed encomiabile che Gerardo Malavena ha profuso in questi anni svolgendo il non facile ruolo di segretario di un circolo che all’indomani delle elezioni comunali del 2012 è uscito frammentato ed in alcuni casi dilaniato anche nei rapporti umani.

Quando il circolo cittadino avrà di nuovo un organigramma definito e ufficiale?

In un primo momento a seguito del commissariamento degli organismi provinciali, la Segreteria Nazionale del Partito aveva indicato il termine ultimo del 10 luglio scorso per svolgere sia il nuovo congresso provinciale che i vari congressi di circoli dove si erano verificati vuoti di dirigenza ed Atripalda era uno di questi casi. A seguito però del prolungarsi della raccolta firme per il quesito referendario costituzionale è verosimile immaginare che tutte le procedure sospese in termini congressuali siano da intendersi implementabili dopo le elezioni referendarie nazionali che in un primo momento previste per ottobre sembrano essere slittate agli inizi di dicembre. Credo inoltre che a prescindere dalle procedure e dagli iter congressuali, il Partito Democratico di Atripalda abbia come necessità impellente la convocazione di un’assemblea di tutti gli iscritti per aprire una discussione franca e serena sui destini futuri del PD e della nostra Città. Rivolgo questo appello al triumvirato ad interim atripaldese di farsi carico di questa richiesta, che oramai a pochi mesi dalle scadenze elettorali comunali diventa quantomeno necessaria.

Possiamo considerare il vicesindaco Luigi Tuccia il leader riconosciuto del PD di Atripalda?

Luigi si trova in una posizione di grande forza, egli infatti ricopre non solo il ruolo di Vice-Sindaco della Città ma anche il ruolo di Consigliere Provinciale e questo è un dato di fatto ineludibile.

Chi sono i riferimenti alternativi a Luigi Tuccia?

Mi riallaccio alla domanda procedente. Sarò forse vecchio militante, ma l’idea che un partito per affermarsi abbia sempre necessità di un leader poco si addice al mio pensiero. Ho sempre pensato e continuo a credere che un partito, una comunità, abbia bisogno della condivisione di un pensiero e di una collegialità che si esprima attraverso la condivisione di un progetto comune. Sono le idee, le tensioni morali, le passioni, i sentimenti a forgiare gli uomini. Per cui almeno per quel che mi riguarda, conta molto di più la meta che si vuole raggiungere, il sogno che si intravede al di là dell’orizzonte. Ma non mi sottraggo alla domanda, tutti possono essere riferimenti, se essere riferimento significa avere la consapevolezza che in ballo ci sono gli interessi di una comunità ed il futuro della stessa.

Fra pochi mesi ci saranno le Comunali: il PD di Atripalda sosterrà la riconferma di Paolo Spagnuolo?

Chi può dirlo?! Nulla è scontato! Il PD di Atripalda dovrà affrontare una seria e profonda riflessione su ciò che si è consumato in questi ultimi anni e valutare tutti i segnali che sono arrivati all’Amministrazione a partire dal giudizio che i cittadini hanno dell’operato amministrativo. Per cui prima di ragionare di chi sostenere e se continuare esperienze amministrative, io credo che il PD locale debba ritrovare le ragioni che lo facciano stare quanto più unito possibile e che lo portino ad essere punto di riferimento di una collettività. Non mi nascondo dietro alle enormi responsabilità che il PD ha avuto negli anni passati, la frammentazione generatasi all’interno del PD locale a partire dal lontano 2009 (amministrazione Laurenzano) si è poi tramutata nelle lacerazioni che si sono consumate nelle composizione delle liste elettorali del 2012. E’ evidente, almeno per il sottoscritto, come priorità assoluta la necessità di ricompattare quanto più è possibile il partito, consapevoli tutti, che la credibilità di un progetto passa anche nell’offrire agli elettori un partito sano capace di ragionare in maniera comune, volto alla risoluzione dei problemi veri che attanagliano la nostra Città. Ma caro Direttore, le aggiungo altro io sono convinto che se il PD riuscisse a trovare le ragioni dello stare insieme, il PD di Atripalda autorevolmente possa rivendicare ed indicare un candidato Sindaco.


Linea politica e candidature: qual è il criterio che ispirerà le scelte?

La linea politica di un partito è tracciata dagli iscritti e di sicuro il PD non può discostarsi da quello che è il suo alveo naturale che in questo caso è il centro-sinistra. Ma siccome sono realista, capisco e so bene che gli schemi che hanno caratterizzato la politica ovvero destra, sinistra centro con il tempo hanno progressivamente perso la loro “storica connotazione”. Io credo che il Partito Democratico di Atripalda sulla scorta di quanto detto sopra abbia l’onere di tirarsi fuori dall’isolamento politico locale nel quale si è cacciato e debba aprirsi al confronto con tutte le forze politiche, sociali, associazionistiche locali che abbiano a cuore le sorti della Città, convinto probabilmente che tutto ciò significherà assumerci non solo responsabilità ma molto probabilmente anche pesanti giudizi sul nostro operato. Sono convinto che anche questo ci servirà da monito e da lezione per evitare in futuro errori e distrazioni. Il PD locale, ha energie e uomini in grado di affrontare le sfide future. Agli elettori, solo a loro, spetterà il giudizio che a prescindere dall’esito sarà la cartina tornasole di ciò che abbiamo costruito. Per fare tutto questo abbiamo fortunatamente anche lo strumento. Questo strumento si chiama Primarie e credo che ad Atripalda visto il ruolo di primissimo piano che ha sempre avuto come Città sia possibile sperimentare questo straordinario modello di democrazia e partecipazione.

I tempi del giudizio sull’operato dell’Amministrazione sono già maturi o è necessario attendere ancora?

Per un’Amministrazione Comunale i tempi del giudizio sono a mio avviso sempre maturi. Mi spiego meglio, l’operato amministrativo è sotto gli occhi di tutti i cittadini giorno dopo giorno e questo vale dal primo giorno di insediamento fino all’ultimo istante della consiliatura. Bene, per esprimere un giudizio tecnico basta prendere il programma elettorale e verificare se ciò che si è scritto si è portato a termine. Ma per i cittadini, che non hanno, a mio avviso, bisogno di tante chiacchiere, va semplicemente domandato se rispetto ai cinque anni trascorsi vedono ed avvertono la Città migliorata o peggiorata dal punto di vista dei servizi offerti, della socialità, delle possibilità di sviluppo, di sicurezza. I veri e soli giudici sono gli elettori e di questo sia l’Amministrazione Comunale che il PD debbano tenere conto.


In ogni caso, chi come lei ha contribuito alla vittoria elettorale del 2012 è soddisfatto o deluso?

Sì io all’epoca diedi una mano con il mio modestissimo contributo, ma come molti sanno, pur rispettando i ruoli, subito dopo mi sono defilato perché, come molti ricorderanno, all’indomani della vittoria elettorale iniziarono subito fibrillazioni interne tra i partiti culminate in un’intervista dell’allora segretario provinciale dell’UDC (Maurizio Petracca) che rivendicando il risultato della vittoria conseguita sminuì il PD locale definendo l’apporto del partito superfluo ed inutile. Già all’epoca avremmo dovuto fare scelte diverse tipo restando fuori dalla Giunta o appoggiando la maggioranza dall’esterno, ma con i se e con i ma non si costruisce la storia di una comunità. Così come i continui cambi di partito politico consumatisi in seno all’Amministrazione Comunale hanno cambiato la geografia politica dell’Amministrazione generando a mio avviso confusione e disagio. Di sicuro le condizioni politiche del 2012 sono enormemente cambiate e sulla scorta di questo status quo il PD locale non può sottrarsi dalle sue responsabilità.



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7 anni fa

ANTONACCI FOR LEADER