Agli atti la richiesta di rinvio a giudizio, ma uno dei quattro dipendenti indagati chiederà il rito abbreviato
A meno di ulteriori rinvii, questa mattina si saprà se i quattro dipendenti comunali indagati per truffa aggravata finiranno alla sbarra. A palazzo di giustizia, infatti, è prevista l’udienza preliminare al termine della quale il Gip Vincenzo Landolfi accoglierà o meno la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal Pm Fabio Massimo Del Mauro, titolare delle indagini condotte in collaborazione con la Questura. E quasi certamente saranno presenti anche i quattro dipendenti, assistiti dai propri legali Alfonso Maria Chieffo (W.I.), Luca Penna (L.I. e A.V.) e Gianfranco Iacobelli (I.I.). A quanto pare, comunque, uno dei dipendenti, l’unico che non è stato sospeso dal servizio per aver restituito immediatamente la somma indebitamente percepita, avrebbe intenzione di chiedere il rito abbreviato e, dunque, senza passare per il processo, saprà molto prima degli altri se sarà condannato o assolto.
In ogni caso è trascorso più di un anno e mezzo, ma ancora oggi, quando si pensa allo scandalo delle buste paga “gonfiate” dei dipendenti del comune di Atripalda, ci si “accappona la pelle” per la rabbia e l’imbarazzo che ha suscitato la vicenda.
Tutto è iniziato con una denuncia del sindaco Paolo Spagnuolo agli agenti della Squadra Mobile della Questura di Avellino. Il sospetto del primo cittadino, informato da un funzionario, era che alcuni dipendenti gonfiassero i propri stipendi. Così, il 12 febbraio 2015, un blitz della Polizia al Comune di Atripalda ha dato ufficialmente il via alle indagini. Tre stanze sottoposte a sigillo: ufficio ragioneria, ufficio personale e copisteria. Quattro gli impiegati indagati, accusati di truffa aggravata in concorso e continuata nel tempo ai danni dell’ente pubblico comunale. Gonfiando a dismisura la voce “indennità chilometriche”, gli impiegati avrebbero aumentato di cifre oscillanti fra i 400 ed i 1.100 euro mensili il loro stipendio per quasi cinque anni. Due dei dipendenti, qualche giorno prima del blitz, si erano recati spontaneamente presso la locale stazione dei carabinieri per rilasciare una dichiarazione. Un altro, invece, ha restituito al Comune la somma di 8.580 euro. Dopo le indagini e gli accertamenti del caso, la Procura ha deciso di sospendere tre dipendenti per dodici mesi. E’ stato reintegrato al servizio soltanto il quarto, che all’inizio dello scandalo aveva provveduto subito a riconsegnare la somma frodata. I tre dipendenti hanno sottratto alle casse comunali circa 170.000 euro in questi anni.
Il Comune di Atripalda si costituirà parte civile nel processo per il rimborso delle somme indebitamente percepite e, soprattutto, per il danno di immagine e credibilità che ha subito, che si è riversato anche sui cittadini. E non è escluso che dal processo emergeranno altre imbarazzanti anomalie per cui le indagini chiariranno se la questione si limita ai quattro dipendenti o se vi possa essere il coinvolgimento di altri impiegati.