Piazza Grande, la nota di Eliana Visilli sul bilancio comunale


«I cittadini atripaldesi devono porre grande attenzione ai dati contabili dell’Ente»

Si fanno, oramai, sempre più accesi i toni di questa campagna elettorale. I cittadini atripaldesi, chiamati alle urne, al fine di compiere una scelta davvero consapevole del voto, devono porre grande attenzione ai dati contabili dell’Ente. Essi, infatti, da un lato, sintetizzano numericamente quanto le Amministrazioni passate hanno potuto, voluto o saputo fare e, dall’altro, rappresentano gli scenari futuri riservati alla cittadinanza. Questi dati, disponibili solo in parte presso il sito del Comune, attestano la drammatica situazione finanziaria in cui versano i conti del nostro paese. Mi dispiace segnalare questo scenario costellato da così tante criticità, soprattutto se consideriamo i tanti sacrifici, in termini economici, che l’Amministrazione ha imposto negli anni passati alla cittadinanza atripaldese. La contabilità pubblica è complessa, per nulla comprensibile ai non esperti del settore e in continua evoluzione normativa. Tuttavia, con i dati alla mano e appellandomi, unicamente, al rigor del vero, rappresento, qui di seguito, brevemente i fatti. Notevole attenzione alle irregolarità ed anomalie finanziario/contabili dei conti del Comune di Atripalda è stata posta dal massimo organo di controllo, ossia dalla Corte dei Conti, che – partendo dall’analisi delle relazioni e dei questionari prodotti dall’Organo di revisione dell’Ente relativamente agli anni 2009 e 2010 e riscontrando “alcuni profili critici, irregolarità o anomalie finanziario/contabili” – ha avviato una complessa indagine istruttoria sui dati di quelle annualità. Interessante la lettura della deliberazione n. 183 del 03/07/2014, della quale è sufficiente riportare solo alcune espressioni adoperate dai Magistrati contabili: “ritardo nell’approvazione dei  rendiconti 2009-2010.., ..inattendibilità…, mancata predisposizione.., mancata adozione.., forti perplessità.., disavanzo.., ricorso reiterato alle anticipazioni di tesoreria,  operazioni di alienazioni, elevata consistenza dei residui, disallineamento di accertamenti ed impegni”. Alla luce di quanto riscontrato, la Corte ha stigmatizzato “comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria, la persistenza…di una grave difficoltà finanziaria”. Da qui la disonorevole diffida all’Amministrazione comunale ad approntare, improrogabilmente, tutte le misure correttive necessarie per correggere le criticità riscontrate, suggerendo, in particolare, l’adozione di “misure di gestione volte a ridurre in modo drastico le spese e conseguentemente ad assicurare la formazione di un avanzo di amministrazione…”. Il termine perentorio concesso? Entro il 31/12/2014. Se questo non è un vero bollettino di guerra, mi aiuti il lettore a trovare le parole più adatte. In linea di massima, per rispettare quanto intimato dalla Corte dei Conti, l’Amministrazione ha fatto ricorso principalmente ai piani di alienazione immobiliari (in particolare, l’immobile in contrada S. Gregorio e il Centro Servizi) e all’incremento delle entrate di parte corrente, ossia quelle che più di tutte gravano sulle tasche dei cittadini. Ma le peripezie amministrative per mantenere in piedi tutta l’impalcatura contabile continuano a farsi registrare negli anni successivi al 2014. Come i briganti di un tempo, che del Malepasso fecero il loro territorio di caccia e l’incubo di quanti si trovassero a passare di lì, così l’Amministrazione comunale, fa della Variante 7 bis il nuovo territorio di caccia, abbracciando la nuova arma dell’autovelox. Così il Bilancio previsionale proposto dalla Giunta uscente, garantirebbe gli equilibri solo depredando di Euro 4.000.000,00 annui i malcapitati. Nella Relazione di fine mandato, che invito la cittadinanza a leggere, l’Amministrazione uscente segnala da un lato che l’Ente “non ha dichiarato il dissesto finanziario, né il predissesto” tuttavia, non può non segnalare che dal 2012 al 2015 i parametri obiettivo per l’accertamento delle condizione di Ente strutturalmente deficitario (art. 242 Tuel), sono passati da 2 a 3 e, purtroppo, fra i tre parametri, c’è anche il numero 1, ossia il valore negativo del risultato di gestione è >5% delle entrate correnti. Gli altri due riguardano la gestione dei residui. E, poi, sul tavolo ci sono i debiti fuori bilancio, che per entità destano profonda preoccupazione, il PUC e le mancate approvazioni nei termini di legge degli atti in scadenza. Tanti i temi sui quali l’elettore è chiamato a riflettere, prima di entrare nelle urne.



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