Salvata miracolosamente in una situazione disperata testimonia e lancia un appello ai giovani
Spesso la vita ci serba delle spiacevoli sorprese inimmaginabili. Una storia davvero singolare quella della signora Sabina Spina che a 84 anni ha dovuto lottare non solo per la vita. Circa dieci giorni fa si era recata in una nota clinica privata di Avellino per sottoporsi ad una terapia specifica per il rafforzamento dei capillari. Purtroppo è successo ben altro: a causa di dissapore creatosi con un’altra paziente che la importunava tanto da arrivare a rivolgerle bestemmie pesanti, l’anziana ha iniziato a sentirsi male e ha cercato disperatamente di chiedere aiuto ad un’infermiera che, sottovalutando la situazione, non ha nemmeno voluto misurarle la pressione arteriosa.
La malcapitata ha dovuto attendere, tra le palpitazioni, un altro operatore sanitario che, con gentilezza, ha effettuato il controllo e ha valutato un notevole e grave sbalzo di pressione, in precedenza ignorato, che stava compromettendo seriamente la salute dell’anziana vedova, la quale, da un momento all’altro, avrebbe potuto avere un ictus, un infarto o un aneurisma e lasciarci per sempre. Dopo un passato fitto di interventi chirurgici spesso con complicanze, un marito consumato e portato via da una malattia lunga e debilitante e un figlio morto giovane, il povero cuore dell’atripaldese stava cedendo per uno stupido errore umano: la non considerazione e rispetto delle persone deboli e non più giovani.
Fortunatamente in soccorso un medico, il dottor Carfora Pasquale, che non ha fatto solo il suo dovere, salvandola attraverso la medicina e l’esperienza, ma ha anche tranquillizzato l’anziana tenendole la mano e standole vicino fino a pericolo scampato come fosse un figlio.
Ecco la testimonianza carica di emozione, frustrazione e soprattutto speranza di Spina Sabina anche conosciuta come la signora Costanza: «Non c’è rispetto per chi come me è solo e ha gravi problemi di deambulazione. Non basta la depressione derivata da un trascorso difficile e di dolori, non basta la senilità che angoscia tutti e non basta neppure la malattia a fare del male. Ci sono sempre quelle persone che non capiscono la vera essenza della vita, che hanno come scopo solo il male e non “l’aiutare” o, almeno, “l’aiutarsi”. Sì, perché il Paradiso non è per tutti e la redenzione non sempre arriva in tempo. Io invito le persone ad onorare l’esistenza prima di sé stessi, poi dei più deboli ed infine dei defunti finché non sia troppo tardi. Non è possibile che bisogna ancora incoraggiare le persone ad avere rispetto anche di un luogo sacro come il cimitero dove si lasciano rifiuti e si rubano fiori e vasi, unici “possedimenti” dei morti. Io non concepisco più questo mondo nel quale bisogna chiamare la Diocesi e aspettare tre mesi per una visita del parroco a casa o dover pregare per avere una semplice misurazione della pressione, ma, allo stesso tempo, voglio continuare a lottare avendo speranza nei giovani, che voglio invitare a fare opere di bene come donare il sangue, pratica ignorata e che solo pochi fanno, non sapendo che un giorno potrebbero avere davvero bisogno disperatamente di trasfusioni».