Ritrovata in via Pianodardine da un 63enne, in mezzo ad altri cocci di ceramica. L’utensile di piccole dimensioni è stato consegnato alla Pro Loco
Alcuni giorni fa è venuta alla luce in via Pianodardine, nei pressi del cavalcavia della strada statale 7bis situato accanto alla scuola media, una lucerna di piccole dimensioni, quasi integra. Il ritrovamento è avvenuto fortuitamente ad opera di Giuseppe Caporaso, 63enne, che dopo aver raccolto il reperto lo ha consegnato alla Pro Loco, associazione culturale che da anni opera sul territorio e promuove la conoscenza dei siti archeologici e monumentali della città. L’oggetto è stato materialmente affidato al presidente Lello Labate che ha assunto l’incarico di avvisare la Soprintendenza per far sì che venga studiato e custodito. Nella stessa zona, nei giorni successivi, sono stati ritrovati altri cocci di ceramica, che sembrano essere fondi di piatti o di contenitori, forse anfore.
La lucerna normalmente è un utensile nel quale si brucia, per produrre la luce, olio o sego per mezzo di uno stoppino. Il tipo trovato è miniaturistico, queste generalmente hanno una funzione di oggetti votivi, dal momento che le ridotte dimensioni escludono la possibilità di una loro utilizzazione pratica. Non conoscendo il contesto di ritrovamento non si esclude che provenisse anche da un corredo funerario perché queste acquistano una particolare importanza anche nei riti funebri: posta sulla tomba nei giorni della commemorazione del defunto o nella tomba stessa, come dono che accompagna il morto, assumono un carattere sia simbolico che di scongiuro contro il malanno. Potrebbe anche appartenere alla fase cronologica dei primi cristiani, che utilizzavano questi oggetti in quanto simboli della luce divina e, con ciò, simbolo di rinascita e resurrezione.
Il materiale usato per la fabbricazione è ceramica grezza, senza vernice, si potrebbe ipotizzare una produzione locale, in quanto in passato scavi archeologici hanno confermato la presenza di quartieri artigianali con fornaci e la presenza di vasche di decantazione per l’argilla. Il corpo, costituisce il serbatoio, presenta un foro centrale che serviva per l’immissione dell’olio, l’ansa è visibile solo in parte in quanto risulta danneggiata, il beccuccio invece è singolo e presenta tracce di nero, testimonianza di usura dovuta al consumo nel tempo.
Nella parte centrale del corpo, in prossimità del foro centrale, vi è la raffigurazione di un animale, probabilmente un ariete. La presenza di questa decorazione non deve meravigliare, in quanto in passato le lucerne, soprattutto quelle di età romana, presentavano un’abbondanza di motivi decorativi che variavano dalle scene di vita quotidiana, a elementi grotteschi fino ad arrivare a motivi faunistici come in questo caso.
Questo ritrovamento è testimonianza tangibile che il nostro territorio oltre ad avere radici antichissime, è ancora ricco e aspetta solo di essere studiato per offrire all’intera comunità risposte su un passato che molto spesso viene dimenticato e non valorizzato.
Annalisa Liguori