
Allerta allergie: il riscaldamento globale prolunga la stagione dei pollini in Italia - Ilsabato.com
Il riscaldamento globale sta modificando significativamente i cicli naturali, creando preoccupazioni per la salute pubblica, in particolare per chi soffre di allergie. In Italia, si stima che oltre 10 milioni di persone siano affette da problemi allergici che, a causa di cambiamenti climatici, diventeranno sempre più difficili da gestire. Recenti dati mostrano che le stagioni di pollini si allungano di ben 45 giorni, aumentando i rischi per molti cittadini, specialmente per i più vulnerabili come bambini e anziani. Gli esperti avvertono che la popolazione deve prepararsi a fronteggiare queste nuove sfide sanitarie.
L’allungamento della stagione dei pollini
Negli ultimi anni, in Italia si è registrato un notevole aumento dei giorni senza gelo durante l’inverno. Nel 2023, sono stati rilevati dieci giorni in più rispetto alla media degli anni 1991-2020, posizionando l’anno al terzo posto in una galleria storica di minimi giorni ghiacciati. Questi dati emergono grazie al monitoraggio effettuato dalla banca dati Indicatori ambientali dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale . Un aumento dei giorni senza gelo consente alle piante di fiorire e liberare pollini più precocemente e per un tempo più lungo, creando una maggiore incidenza di sintomi allergici.
Il presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica , Vincenzo Patella, ha sottolineato come questa evoluzione porti a una prima pollinazione anticipata di circa 25 giorni in primavera e a un’estensione della stagione di pollinazione autunnale di quasi tre settimane. Ciò traduce in più di un mese e mezzo totale di esposizione a pollini, con una conseguente crescita della carica allergenica a cui sono esposti cittadini italiani.
Le conseguenze per salute pubblica
Le conseguenze di questa estensione della stagione pollinica sono particolarmente gravi per determinate fasce della popolazione. Gli esperti mettono in guardia su un raddoppio della mortalità tra gli anziani fragili e con patologie respiratorie. Questa vulnerabilità aumenta poiché il corpo umano fatica a gestire l’esposizione prolungata ai pollini, provocando una deteriorazione della salute e un incremento significativo del ricorso a terapie mediche.
Un’analisi condotta da Climate Central negli Stati Uniti evidenzia situazioni simili, con temperature più calde che portano a un allungamento della stagione senza gelo. Qui, 172 città hanno segnalato una media di 20 giorni in più senza ghiaccio dal 1970, rendendo il problema globale. In Italia, questo scenario non è molto diverso, poiché il numero crescente di giorni senza gelo altera drammaticamente il ciclo annuale della flora, causando una proliferazione di polline.
Allergie in aumento tra le fasce più fragili
Le statistiche suggeriscono che la lunga stagione dei pollini si tradurrà in sintomi sempre più intensi e duraturi per i circa 10 milioni di allergici in Italia. I bambini affetti da asma e gli anziani con malattie respiratorie, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva , sono quelli che rischiano di più. Secondo uno studio pubblicato su ‘BMC Public Health‘, i ricercatori hanno analizzato oltre 127 mila decessi in Michigan tra 2006 e 2017, rivelando che alti livelli di polline sono correlati a un aumento della mortalità in particolare tra gli anziani con preesistenti problemi respiratori.
L’analisi ha confermato che l’esposizione prolungata ai pollini di diverse specie vegetali, in particolare dalle graminacee e dall’ambrosia, crea un rischio maggiore di mortalità per chi già soffre di patologie respiratorie croniche. Gli esperti fanno un appello all’importanza di sensibilizzare la popolazione in merito a queste tematiche, per migliorare le precauzioni e prepararsi a migliaia di giorni in più di allergie.
L’impatto futuro del cambiamento climatico
Il cambiamento climatico, un fenomeno che coinvolge le nostre vite quotidiane in modi sempre più tangibili, non solo prolunga le stagioni di pollini, ma ne aumenta l’intensità, anche per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico. L’elevato livello di anidride carbonica vede una correlazione diretta con un incremento della produzione di polline, creando ancora più complessità nella gestione delle allergie. Si prevede, secondo studi recenti, che negli anni a venire la produzione di polline potrebbe addirittura aumentare del 200%.
Gli esperti avvertono che è fondamentale affrontare questi cambiamenti con preparazione e consapevolezza. La salute pubblica deve diventare una priorità, considerato che le conseguenze sanitarie potranno influenzare un numero sempre crescente di persone. Il bisogno di vigilanza, ricerca e politiche adeguate diventa quindi sempre più urgente.