Lunga analisi sull’attualità politica di Luca Criscuoli a poche settimane dalla presentazione delle liste elettorali
Attori vecchi e nuovi della politica atripaldese, partiti nascenti, coalizioni, fratture, ricomposizioni, àut-àut, pattuglie di rinnegati, ammiccamenti, ma pure leggende metropolitane costruite col solo compito di generare ulteriore confusione e maggiori attese nell’elettorato ci offrono parecchi spunti. Non ci discostiamo molto da ciò che sta avvenendo a livello nazionale tra scissioni, congressi consumati o da consumare, rincorse e venti di acceso populismo.
Questa fase preparatoria ha individuato nella “frattura” tra il Sindaco uscente e il suo Vice il punto su cui incardinare strategie e allestimenti. Frattura che ha avuto momenti topici con l’iscrizione del Sindaco Spagnuolo al PD, insieme ad un numero imprecisato, ma considerevole, di nuovi iscritti, categoricamente on-line perché pare che la normale procedura fosse impedita. Poi Spagnuolo-sindaco ha fatto retromarcia (il resto della truppa?). Consideravo un errore la scelta del Sindaco di entrare nel PD, un azzardo più che una provocazione se poi subito dopo ha ufficializzato la sua candidatura il che appare in ogni caso, a mio parere, naturale e legittima: ogni primo mandato auspica una riconferma per il completamento di un progetto amministrativo spalmato su un periodo più ampio.
Salta fuori, dalle parole del Vice affidate alla stampa, che alle passate Amministrative ci fosse un accordo alla base dell’alleanza che prevedeva un solo mandato al termine del quale ci sarebbe stata una discussione, una valutazione del lavoro svolto insieme. Ottimo apprenderlo oggi, così sappiamo che le allora componenti già intuivano un cammino tortuoso, con una fiducia a tempo (brevissima secondo l’UDC che “esce” subito).
Prima bisogna fare un ulteriore sforzo di chiarezza e stabilire inequivocabilmente che PD e UDC hanno costituito l’asse portante della coalizione che 5 anni fa portò alla vittoria schiacciante della lista capeggiata da Paolo Spagnuolo.
Così veniva formalizzato il concetto politico secondo il quale “tutto si tiene” se a reggere la struttura c’è un collante efficace: il potere; così veniva anticipato ciò che Renzi poi avrebbe definito “accozzaglia” (compresa quella che lo sosteneva al Governo e che oggi sostiene Gentiloni?).
Pare che poi alla fine, al netto di cambi di casacca e abbandoni per altri lidi, gli accordi stipulati abbiano funzionato per tutta la durata del mandato, pare che mai il sindaco sia stato sotto pressione per una minaccia di sfiducia, anche quando i numeri attestavano un forte rischio. Tutti al loro posto fino alla fine, come sottolineato dallo stesso Sindaco.
Ora si prendono le distanze (forse), e non si disdegnano ammiccamenti nell’oscurità, quando invece alla luce del sole le strade sembrano indicate, si intessono fili diretti con Palazzo S. Lucia, lì dove c’è tutto ciò che serve: i fondi e la possibilità di accedervi con le giuste e più proficue relazioni.
Questo è quanto sta cercando di fare in queste ore il Sindaco uscente, ma è anche ciò che si propone di fare il Listone di partiti, messo su, secondo quanto si è affermato pubblicamente, dopo mesi di frequentazioni e approfondimenti. Noto una certa eterogeneità tra i primi sottoscrittori, al netto degli appelli alla società civile , all’associazionismo e agli uomini e alle donne di buona volontà. Se anche fosse nobilissimo lo scopo ultimo (quale se non conquistare il Palazzo?!), meno nobile mi appare la prospettiva di un’Amministrazione sempre sul punto di esplodere con esponenti che per storia e cultura personale e politica, non se le sono mai mandate a dire. Ci sono Consigli Comunali del passato che avallano quanto io temo. Non basta costituirsi e rappresentarsi come una sorta di CNL. Più utile sarebbe stato, invece, porre dei filtri in entrata, proprio rispetto a coloro che avevano sostenuto Paolo Spagnuolo cinque anni fa. Un Listone che palesa un grave deficit in quanto a presenze femminili, ma le pari opportunità sono argomento tabù, non è solo una questione di quote. Si tratta di dare spazio alle idee, alle capacità delle donne di essere protagoniste nella vita del paese. Si tratta di dare un segnale e quello del Listone è un segnale inequivocabile, anche se poi alla fine, per via delle regole, le donne verranno messe in lista e qualcuna entrerà in Giunta. Ci soffermiamo su questa tematica perché Atripalda è in ritardo, l’ultimo episodio di civiltà e di rispetto dei diritti risale a decine di anni fa, ai Consultori di Alberta De Simone. Dopo solo silenzi, anche di fronte a femminicidi e violenze carnali avvenute ad Atripalda.
Nel Listone ritroviamo il PD, un altro PD, uno dei tanti PD che oggi compongono il partitone. Poi c’è il PD di Tuccia, il PD della On. Paris, il PD che fa coppia fissa con l’UDC (che parlerebbe a nome di De Mita) e lo dà a vedere, il PD dei pentiti che ancora non hanno chiesto scusa (come suggerisce una recente vignetta “locale”), il PD dei cementificatori che sognano grattacieli di parcheggi, il PD senza Segretario di Sezione che non prende posizioni, e poi verranno le correnti e i congressi.
Il PD dovrebbe chiarire in ogni caso e sgomberare il campo dalle ambiguità. Sarebbe un motivo in più per fidarci. Perché il Listone appare solido, forte, e continua la sua campagna acquisti (ma perde pezzi originali), sempre senza badare alla provenienza, basta che sia funzionale però. Si azzarda persino il nome del Candidato alla carica di Sindaco, dovrebbe essere Giuseppe Spagnuolo, già in passato tra i papabili. La persona non si discute, ma le scelte, temo, non dipenderanno dalla qualità delle persone, conteranno di più gli equilibri, solo con essi si può vincere e poi governare. Nel Listone c’è pure una componente di sinistra ma su questo aspetto preferisco non esprimermi; da comunista ed uomo di sinistra non riesco ad intercettare posizioni coerenti sia a livello locale che a livello nazionale. La sinistra (che rinasce “scissionista”) che abbassa il capo di fronte agli scellerati comportamenti del governo PD, la sinistra appoggiata dalla CGIL che raccoglie firme per i referendum ma tralascia di dire che il sindacato è stato tra quelli che più hanno abusato dei “voucher”, che non ha fatto un giorno di sciopero contro le leggi mortifere di Poletti, con la componente metalmeccanica che diserta gli scioperi altrui anche su questioni delicate e fondamentali. Una Sinistra che non è sinistra di popolo ma solo e semplicemente autoreferenziale e occasionalmente presente quando c’è da “andare a comandare”.
Suggerirei, da cittadino interessato al futuro di Atripalda, di individuare fin da subito un gruppo di cittadini esterni alla lista e ai partiti per la nuova Giunta, tecnici e figure specchiate a sostegno del futuro Sindaco, lasciando agli eletti dei partiti il compito e l’onore di far funzionare il Consiglio Comunale che resta l’organo più qualificante di una Amministrazione.
Perché in sintesi ogni elezione altro non è che un giudizio sul lavoro fatto e che si farà. Non è solo il Sindaco ad essere valutato, ma tutta la squadra di governo, in vari settori. Credo che la squadra sia stata la vera debolezza dell’Amministrazione Spagnuolo, le componenti della Giunta non sempre hanno lavorato al meglio delle loro possibilità, anzi spesso alcune non hanno lavorato affatto, mentre altre si sono date fin troppo da fare. Va da se che tutto si lega alle generali condizioni economiche dell’Ente e qualunque Assessore al Bilancio è costretto ad alchimie più meno efficaci per far quadrare i conti che poi alla fine non quadrano mai perché i debiti sono alti , si è costretti ad alzare la tassazione fino ai massimali consentiti per legge e trovare altre strade per “incassare” (autovelox – aumento delle contravvenzioni?). I soldi non ci sono ed è pacifico, per tutti, che i dissesti sono dietro l’angolo ed hanno origine antiche, da spregiudicate gestioni precedenti che hanno indebitato il Comune tra derivati, prestiti e spese fuori controllo.
La mancanza di soldi contrasta però, poi, con le voci di spesa che riguardano incarichi esterni a professionisti (avvocati, studi tecnici, pareri illustri, nomine “farlocche”, consulenze) o comunque a figure professionali di cui l’Ente è dotato nei vari Settori, e non giustifica l’immobilità dell’Amministrazione in materia di Cultura e Politiche giovanili. È difficile per me giudicare positivamente il lavoro svolto in questi due settori importanti per una città come Atripalda, data la quasi totale assenza di iniziative, per lunghi 5 anni, fatti salvi qualche Karaoke estivo (ripetuto per due anni, senza vergogna!) che fanno il paio con passate fiere nautiche di cui non avevamo davvero bisogno. Dell’Assessore alle Politiche giovanili non vi è stata traccia, è forse stata schiava di un incarico che non voleva ma che altri accordi hanno determinato. Da rimarcare l’istituzione del tanto atteso Forum dei Giovani che è riuscito, malgrado ostacoli e scaramucce con le Istituzioni, a dare dei notevoli e vivaci segnali di vita.
Mentre scrivo potrebbero cambiare molte cose che adesso appartengono soltanto alla categoria dei retro-pensieri, dei sospetti e dei giochi audaci delle ultime battute.
Non sono certo che la “frattura” di cui sopra sia insanabile, l’accoppiata Spagnuolo – Tuccia potrebbe ricostituirsi su basi solide se si presentassero le giuste condizioni. Cosa lo impedirebbe davvero? Contrapporsi col rischio di perdere?
Potremmo dire che l’oggetto del contendere sia proprio Tuccia che si trova in una posizione “sospesa”, tra una minaccia di Lista di Partito e il dialogo col Listone che però ancora presenta ostacoli nonostante la candidatura di Giuseppe Spagnuolo sia sostanzialmente gradita al Vice (ci ha governato durante i mandati Rega e Laurenzano).
Il Sindaco cerca la riconferma, il Listone assomiglia sempre di più alla lista che sostenne ed elesse l’ex sindaco Laurenzano che pare essere ancora interessato alla partita e c’è da giurarci che qualcosa si muoverà proprio a seguito degli spostamenti di altri attori che adesso agiscono sotto traccia.
Questa pare sarà la lotta, anche se qualcuno ha previsto la partecipazione di almeno altre due liste. Beh, una è il “tesoretto” dell’Assessore Prezioso che pare portarsi addosso dei dubbi su una eventuale ricandidatura con Spagnuolo. Effettivamente i dubbi ce li abbiamo anche noi: fermarsi a riflettere su quanto si è riusciti a fare nel proprio settore in 5 anni potrebbe essere la scelta migliore. E poi…e poi ci sono loro, pare che siano atterrati anche ad Atripalda, provenienti da 5 stelle lontane. Sibilia ha suonato le fanfare, hanno mangiato pizza, persone per bene tra i nomi affidati ai giornali. Ma quella di Grillo ad Atripalda pare proprio una lista civetta, che non ha ambizioni di vittoria , non ha voglia di governare ma ha in sé delle figure sospette che si sono relazionate proficuamente con l’Amministrazione uscente, in ambito “green” (un fenomeno che caratterizza tutto il movimento di Grillo).
Mancano poche settimane e tutti i dubbi verranno fugati. Vivremo questo periodo sperando di intercettare parole che parlino di futuro, delle difficoltà che la società atripaldese, come quella italiana, incontrerà nei mesi a venire che si preannunciano difficili, come non mai, con un forte rischio di banca rotta del sistema italiano, di collasso sociale e del mondo del lavoro. Chi si candida a governare deve dirci come immagina Atripalda, il futuro dei giovani atripaldesi, di tutte le famiglie in difficoltà (a parte quelle già “assistite” dagli addetti ai lavori), dell’ambiente e della salute. Come si affronteranno i temi dell’integrazione e dell’accoglienza in una città che ha già palesato, in più occasioni, punte di intolleranza anche per i livelli minimi di presenza di stranieri per le strade cittadine o per la possibile creazione di un centro di accoglienza per i richiedenti asilo.
Sarà uno scontro tra liste di ex, ex un po’ di tutto.
Oppure… potremmo pensarla come in un vecchio film americano in cui si proponeva agli elettori di votare “NESSUNO DEI SUDDETTI” e magari lasciare l’Ente ad un Commissario Prefettizio che risani e risollevi le sue sorti e tenga lontani tutti coloro che per interi lustri hanno usato la politica e il loro potere per perseverare una condotta discutibile che ha nociuto agli Atripaldesi che forse hanno nel loro Karma il dover accettare di essere governati da una sfaccettata e diffusa visione democristiana di potere. È vero (e noi atripaldesi corriamo il rischio) il detto secondo cui si nasce comunisti, si cresce da democristiani per morire da fascisti.
Direi che c’è un pericolo da scongiurare! Adelante Atripalda!
Luca Criscuoli