Aggiunti nel testo sia il decreto prefettizio esatto che l’ordinanza dell’Anas sul limite di velocità
Probabilmente ora si ha la certezza che il Comune abbia sbagliato qualche passaggio nella procedura seguita fino al mese scorso sulla compilazione dei verbali dell’autovelox installato sulla Variante 7 bis. Non siamo noi a dirlo, e nemmeno gli avvocati che hanno presentato centinaia di ricorsi di automobilisti “beccati”, bensì è lo stesso Comune a “confermare” che qualcosa di quei verbali andava modificato. In che modo? Ve lo diciamo subito.
I verbali spediti a partire da novembre non sarebbero gli stessi notificati agli automobilisti da giugno ad ottobre. Conterrebbero infatti un’importante novità: finalmente viene indicato il Decreto Prefettizio che autorizza l’installazione del dispositivo nel tratto di strada ove è ubicato. Stiamo parlando del Decreto n. 288 del 13 ottobre 2016 che permette l’installazione dell’apparecchio, in entrambi i sensi di marcia, dal km. 83+506 al km.87.084. E’ compreso dunque il km. 86+550 dove è in bella vista la “spara multe”. Nei verbali spediti da giugno ad ottobre, invece, era indicato il Decreto n. 256 del 31 maggio 2010 (integrato con il protocollo n.42 del 23 maggio 2016) che autorizzava l’installazione dell’autovelox soltanto tra il km.85+083 ed il km. 85+884.
E fu proprio questo punto il più discusso in aula dinanzi al Giudice di Pace, in quell’occasione Ernesto Cerullo (la sentenza completa, contenenti le obiezioni accolte, ancora non è stata pubblicata). Un deciso passo indietro che smentirebbe dunque quanto affermato dalla stessa Amministrazione subito dopo che il Giudice accolse i primi ricorsi, e cioè che la procedura seguita fosse priva di errori.
Se fosse stato davvero così come mai il contenuto dei verbali è stato rivisto con l’aggiunta del Decreto “giusto”? Ed, inoltre, per fugare i dubbi sulla titolarità della strada statale, al testo del verbale è stata aggiunta anche l’ordinanza dell’Anas (n.62/2002) che stabilisce in 70 Km/h il limite di velocità in quel tratto.
A questo punto si apre un interrogativo di ordine “morale”: se i verbali erano sbagliati la richiesta delle somme non è da considerarsi illegittima? E di conseguenza si dovrebbero restituire i soldi a chi in buona fede ha pagato (circa 2 milioni di euro). Che pasticcio!
Intanto il totale dei verbali, aggiornato a fine novembre, supera la cifra di 14.500.