Trentamila volumi, una delle emeroteche più ricche della Campania, un archivio di straordinario valore storico e culturale, donazioni ed altro ancora… la malinconica parabola di un fiore all’occhiello della città
Magari ci stiamo preoccupando inutilmente, tanto che saranno mai i libri in tempi di didattiche a distanza postpandemiche, eppure la Biblioteca di Atripalda (intitolata solennemente allo storico e archivista Leopoldo Cassese di venerata memoria) tuttora malinconicamente chiusa dopo più di anno fa veramente malinconia. Storia triste nella quale l’ottimismo pur necessario fa fatica ad affacciarsi, almeno da una decina d’anni a questa parte.
Vediamo: fiore all’occhiello; un lusso che proprio non ci potevamo permettere; un relitto superato dalla rivoluzione digitale o altro ancora che sia…
Il fatto è che la Biblioteca è stata progressivamente abbandonata ad un progressivo degrado, fatta salva la buona volontà e il generoso impegno di quanti (tra uscieri e impiegati di concetto, destinazioni temporanee e ‘punitive’, provveditori senza specifiche competenze… ed in assenza di bibliotecari qualificati) hanno prestato la loro opera.
Dopo il pensionamento della direttrice di fatto dr.ssa Assunta di Fiandra (mai riconosciuta e formalizzata nel ruolo, pur esercitato con indiscusse qualità e competenze e titoli per più di trent’anni) e poi il pensionamento della dr.ssa Sara Zollo che assicurò continuità e qualità, la Biblioteca di Atripalda è sopravvissuta in nome e nella vieppiù sbiadita memoria del suo appannato prestigio. Era dal settembre del 2019 che si aspettavano, da un momento all’altro, i necessari lavori di adeguamento degli impianti; poi scivolarono a dicembre e partirono finalmente il 7 gennaio 2020 non ancora pandemico, con l’impegno contrattuale che durassero 100 giorni.
Poi… e poi pare furono conclusi ad agosto. Finita qui? E quando mai. Intanto la biblioteca è tuttora chiusa, pare in attesa di ulteriori interventi di sistemazione dell’area circostante della villa, pur essa impraticabile e bisognosa di cure, come si sa. Però nel frattempo non siamo proprio stati con le mani in mano e, come già ebbi occasione di scrivere sul Sabato ai primi di aprile 2020, veniva anche oscurata la banca dati che garantiva la consultazione on line di cataloghi e archivi, in attesa pare delle magnifiche sorti e progressive di una nuova piattaforma a costo… zero. Almeno così, un po’ incautamente, si garantiva dal Palazzo, immagino senza un’informata conoscenza di problematiche tecniche relative a catalogazione, implementazione, compatibilità e fruibilità di piattaforme e banche dati… non più disponibili e non comunicanti.
Poi ci sarebbe la questione niente affatto secondaria del personale e della pianta organica che, per quanto si sa, nulla prevedeva, dando per scontati ruoli e funzioni, e nulla ha previsto poi. Credo che sia necessaria e non più differibile, a questo punto, anche per dare risposte di verità alle segnalazioni dei giovani di “Idea Atripalda”, qualche occasione di serio confronto sul tema, invece di auspici a crerenza e buone intenzioni presunte. Si tratterebbe solo di capire con chi.
Raffaele La Sala