La presunta truffa sarebbe partita addirittura tre anni prima, ora i tre dipendenti rinviati a giudizio rischiano il licenziamento. Anche l’ultimo dipendente coinvolto va a processo anche se i reati si sarebbero nel frattempo prescritti
Lo scandalo delle buste paga gonfiate non sarebbe cominciato nel dicembre 2009 come si riteneva finora, ma nel 2006, costando alle casse comunali altri 50mila euro circa (che si vanno a sommare ai 170mila già noti) e i tre dipendenti comunali rinviati a giudizio con l’accusa di truffa e falso materiale aggravato e continuato in concorso ora rischiano davvero il licenziamento.
La commissione disciplinare comunale, infatti, ha già avviato un nuovo procedimento disciplinare contestando ulteriori alterazioni dei cedolini nel periodo compreso fra il 2006 ed il 2010 ed ha convocato i tre dipendenti per domani, martedì 10 aprile, ventilando l’ipotesi dell’interruzione definitiva del rapporto di lavoro visto che, attualmente, i tre dipendenti, sono sospesi dal servizio percependo il 50% della retribuzione mensile base oltre gli assegni familiari se previsti.
La scoperta è stata fatta nel corso delle indagini preliminari dai periti incaricati dalla Procura di passare al setaccio documenti e buste paga risultando agli atti della richiesta di rinvio a giudizio accordata dal giudice per le udienze preliminari Fabrizio Ciccone nel maggio dello scorso anno e trasmessi alla commissione disciplinare il mese scorso dal legale del Comune di Atripalda Carmine Freda. Ed è stato a quel punto che la commissione, presieduta dalla funzionaria responsabile del settore affari generali, Katia Bocchino, e formata dai funzionari De Giuseppe e Reppucci, rispettivamente responsabili dei settori Finanze ed Entrate ha avviato un nuovo procedimento disciplinare per violazioni al codice disciplinare e alla legge dando la possibilità agli imputati di farsi assistere da un legale di fiducia oppure da un rappresentante sindacale oppure ancora inviando memorie scritte.
Nel frattempo anche il quinto dipendente indagato è stato rinviato a giudizio per i reati di truffa e falso ideologico. I legali, comunque, hanno già fatto sapere che nel corso della prima udienza chiederanno la prescrizione dei reati essendo trascorsi più di sei anni dall’epoca dei fatti.