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Buste paga gonfiate, partito il processo penale

Nell’udienza di stamattina acquisite le prove, nella prossima saranno ascoltati i testi. La Corte dei conti, intanto, ha rinviato la decisione all’esito del giudizio

Gli uomini della Mobile mentre portano via dal Comune i documenti contabili

Antonietta Vecchione, Luigi Iandoli e Irene Iandolo, ovvero i tre dipendenti comunali rinviati a giudizio per il reato di truffa aggravata e falso in concorso, dovranno ripresentarsi il prossimo 25 maggio davanti al giudice monocratico della seconda sezione penale del Tribunale di Avellino, Giulio Argenio. Nell’udienza di stamani, infatti, sono state acquisite le prove mentre nella prossima saranno ascoltati i primi quattro dei venti testi citati dal piemme.

Gli imputati, sospesi dal lavoro fino all’esito del processo, erano rappresentati dagli avvocati Luca Penna e Giovanni Iacobelli mentre il Comune si è costituito parte civile con l’avvocato Carmine Freda. E al giudizio penale è legato anche quello della Corte dei conti che, nell’udienza dell’11 ottobre scorso, ha rinviato la discussone al 18 ottobre 2018 proprio per attendere l’esito del processo penale. La Procura della Corte dei conti regionale, infatti, ha aperto un fascicolo per il reato di danno erariale per complessivi 162.060 euro (71.850 euro contestati a Vecchione Antonietta, 68.060 euro a Iandoli Luigi e 22.150 euro a Iandolo Irene), oltre rivalutazione ed interessi, corrispondenti agli emolumenti indebitamente percepiti fra il dicembre 2009 ed il gennaio 2015 attraverso l’aggiunta di una voce stipendiale non dovuta riferita a falsi rimborsi chilometrici.

Walter Iannaccone, invece, il quarto dipendente coinvolto nell’inchiesta, non è più ufficialmente in servizio dal 1° settembre scorso dopo aver rassegnato le dimissioni e, con rito abbreviato, è stato già condannato in primo grado a 2 anni e 4 mesi di reclusione ed al risarcimento del danno d’immagine al Comune quantificato in 7mila euro. La sentenza, però, è stata già impugnata attraverso il suo legale, l’avv. Alfonso Maria Chieffo, presso la Corte d’Appello di Napoli, nella convinzione di riuscire a mitigarla notevolmente dal momento che il giudice per le udienze preliminari ha attribuito a Iannaccone anche il reato di falso in atto pubblico (ovvero la manomissione delle buste paga) escluso, invece, dal giudice per le indagini preliminari.

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Redazione