Capone: «Ad Atripalda suonerei anche gratis»

L’affermato fagottista si è esibito con Stefano Bollani, Andrea Bocelli e Daniele Sepe

Antonello Capone, 51 anni

Anche Atripalda ha le sue eccellenze, come il fagottista Antonello Capone, ormai affermato a livello nazionale. Nato nel 1965 nella nostra città, si è innamorato fin da piccolo della musica. L’abbiamo incontrato in questa settimana e ciò che ci ha colpiti subito è stata la sua immensa umiltà nel raccontare di grandi collaborazioni e concerti seguiti da oltre cinquemila persone.

Antonello, come hai iniziato a suonare uno strumento così poco conosciuto come il fagotto?

Ti risponderò con un aneddoto molto divertente. Verso l’età di 11 anni mi iscrissi al conservatorio di Avellino perché volevo imparare a suonare il pianoforte. Purtroppo i posti erano tutti occupati ed era rimasto soltanto un “buco” nel corso di fagotto. Quindi se oggi sono felice devo un po’ di merito anche a quella “sfortuna”.

La decisione di diventare un musicista come fu accolta dalla tua famiglia?

Ho dovuto lottare per fare accettare la mia decisione. Sai, non è facile dire ai tuoi genitori che non vorresti la carriera “sicura”, ma che proverai a sfondare in un ambiente particolare come quello della musica, dove tra raccomandazioni e invidia è davvero difficile farsi spazio. Dopo un po’ di tempo, però, mia madre e mio padre hanno accettato la mia decisione e mi hanno sostenuto.

E’ stato difficile farsi spazio in un ambiente particolare come quello della musica?

Non è facile, anzi. Tra raccomandazioni e invidia, è davvero difficile affermarsi nella musica. Io ce l’ho fatta senza alcuno tipo di aiuto e ne sono molto felice, anche se mi sento perennemente ancora in gavetta.

Ecco, la gavetta …

La gavetta è stata fondamentale. E’ stata la mia “palestra”, soprattutto durante i primi tempi, in cui con la musica facevo davvero la “fame”. Per arrivare a certi livelli, però, è indispensabile avere una gavetta importante alle spalle perché ti tempra a tutte le difficoltà che potrai incontrare.

Dopo i tempi iniziali, sei arrivato a suonare nell’orchestra “Scarlatti” di Napoli …

Sì, dal 1993. Sono stato il primo fagottista nell’orchestra “Scarlatti”, ed è stata un’esperienza bellissima perché Napoli è una città fantastica, che dal punto di vista artistico ti “regala” tanto. Lì ho conosciuto anche il famoso sassofonista Daniele Sepe, con cui collaboro da anni nelle registrazioni dei suoi dischi.

Ed ora, invece, sei il primo fagottista nell’orchestra “Filarmonica” di Salerno, del teatro “Giuseppe Verdi”…

Sì, dal 2007. Grazie a Salerno ho raggiunto la “pace” dei sensi, perché posso suonare ad alti livelli, ed a pochi chilometri di distanza da dove abito. Stiamo facendo un percorso eccezionale, proponendo un cartellone della nuova stagione davvero importante, da far invidia ai teatri più importanti d’Italia. Inoltre, è nato un ambiente molto bello, e ciò non era scontato dato che un’orchestra è una microsocietà, e quindi trovare un equilibrio è difficile.

Oltre alla carriera da musicista, insegni anche musica. Dove trovi l’energia necessaria per tutti questi impegni?

Insegno nel corso di fagotto che si tiene nella scuola media di Piedimonte Matese, in provincia di Benevento. Effettivamente esco di casa di mattina presto e torno in sera inoltrata. Trovo l’energia necessaria nell’entusiasmo dei giovani, nella loro voglia di fare. Anche per questo, ogni sabato, faccio parte del gruppo di tutor dei fiati al teatro “Gesualdo” di Avellino.

E nel tuo futuro cosa c’è?

Ora ho partecipato alle registrazione del nuovo disco di Stefano Bollani, uno dei pianisti più importanti d’Italia. Inoltre, in estate, ho suonato nel concerto di Andrea Bocelli, nella Reggia di Caserta. E’ stata un’esperienza molto intensa, dato che c’erano più di cinquemila spettatori. Continuerò a dedicarmi all’insegnamento, e poi da aprile inizierà la nuova stagione teatrale, e quindi ci sarà da provare ogni sera.

Ti è rimasta nel cuore Atripalda?

Certo, io amo la mia città, anche se come dice il detto antico “nemo profeta in patria”. Io qui verrei a suonare perfino gratis, perché le mie radici sono piantate in questa città. Ma l’ultimo concerto che ho tenuto ad Atripalda risale a tanti anni fa, quindi la vedo abbastanza dura.

Published by
Redazione