La pratica di segnalare autovelox o posti di blocco, pur percepita come un gesto di cortesia, può avere conseguenze negative
Avvisare gli altri automobilisti della presenza di autovelox o posti di blocco è una pratica diffusa sulle strade italiane, spesso vista come un gesto di solidarietà tra conducenti. Tuttavia, questa abitudine può avere conseguenze legali significative e rappresentare un serio rischio per la sicurezza collettiva.
Sebbene il gesto di lampeggiare con i fari possa sembrare innocuo o addirittura altruistico, può ostacolare il lavoro delle forze dell’ordine. I controlli stradali non servono solo a sanzionare le infrazioni, ma svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione di incidenti e nella tutela della sicurezza pubblica. Segnalare in anticipo un posto di blocco o un autovelox potrebbe consentire a persone coinvolte in attività illegali di eludere i controlli, con potenziali conseguenze gravi.
Cosa dice il Codice della Strada
Il Codice della Strada stabilisce che l’uso improprio dei fari abbaglianti, ad esempio per segnalare un controllo stradale, è punibile con una sanzione che varia da 42 a 173 euro (articolo 153). Inoltre, l’articolo 45 vieta l’utilizzo di dispositivi per localizzare o segnalare strumenti di rilevamento come gli autovelox, prevedendo multe più pesanti che vanno da 802 a 3.212 euro, oltre alla confisca del dispositivo utilizzato.
Se l’avviso avviene tramite cellulare – come accade in alcuni gruppi su WhatsApp o Telegram – le conseguenze possono essere ancora più gravi. L’utilizzo del telefono durante la guida è già di per sé una violazione severamente punita, con multe da 250 a 1.000 euro e la possibile sospensione della patente.
Segnalare autovelox o posti di blocco non è sempre considerato un reato penale, ma può diventarlo in specifiche circostanze. Secondo l’articolo 340 del Codice Penale, chi interrompe un pubblico servizio, ad esempio avvisando un’ampia platea di persone di un controllo stradale, rischia fino a un anno di reclusione. Se l’avviso avviene attraverso gruppi organizzati, l’amministratore può essere punito con pene più severe, fino a cinque anni di reclusione.
Un caso esemplare riguarda un gruppo WhatsApp ad Agrigento, dove 62 membri si scambiavano informazioni sui posti di blocco. Qui, l’organizzazione strutturata ha fatto scattare l’accusa di interruzione di pubblico servizio. I controlli stradali, inclusi autovelox e posti di blocco, non sono concepiti per essere nascosti. La loro funzione è educativa e preventiva: moderare la velocità o verificare il rispetto delle norme serve a garantire la sicurezza di tutti gli utenti della strada.
Segnalare in anticipo un controllo, invece, ne vanifica lo scopo. Questo non solo può facilitare l’elusione delle sanzioni, ma potrebbe impedire alle autorità di individuare situazioni ben più gravi, come la guida sotto effetto di alcol o droga, la presenza di veicoli rubati o il trasporto illecito di merci.