CRISI ECONOMICA, COME ADEGUARSI AL CAMBIAMENTO (di Gabriella Spagnuolo)


In un momento così difficile che ha compromesso totalmente la salute pubblica e l’economia di ciascuno, è indispensabile una concreta valutazione di quanto sta accadendo in un contesto socio-economico trasformatosi oramai, in poco tempo, in un pericoloso sistema a piovra. Un pensiero accomuna in questo momento artigiani, commerciati ed imprese: non c’è la forza per riaprire il prossimo 4 maggio, così come ipotizzato negli ultimi giorni dal Governo e da ultimo dalla Regione Campania che, con l’Ordinanza n. 37 del 22-04-2020, ha dettato le misure di prevenzione e di gestione dell’emergenza sanitaria.

Nessuno potrà riaprire la propria attività al massimo del suo potenziale, anzi molte attività non riapriranno affatto nell’attuale situazione. Il sentimento di paura per il presente, unito a quello dell’insicurezza per il futuro, non lascia molto spazio per ricominciare neanche ai più appassionati imprenditori. E quel che è certo, non si potrà riprendere dallo stesso punto dove la propria attività è stata bruscamente interrotta da questo spietato virus. In generale, manca sicuramente una visione economica che consenta una iniezione di fiducia e che realizzi le necessarie garanzie per quanti vogliano riprendere la loro attività nonostante tutto. E manca una previsione a lungo termine che consenta alle imprese di affrontare, seppur senza sacrificio, la fase della riapertura anche attraverso strumenti di integrazione al reddito reali, definiti e di pronta soluzione. Ebbene, il debito bancario offerto quale misura di sostegno non rappresenta affatto la risposta alla domanda di aiuto degli artigiani e commercianti che, in questi giorni, si solleva sempre più incisiva con tutti i mezzi a loro disponibili; le loro attività erano già in un momento di crisi economica associata, per molti, ad indebitamento. Ragion per cui è assolutamente urgente l’immissione di liquidità nel sistema, anche attraverso prestiti purché non onerosi, senza vincoli ed a fondo perduto. Ciò consentirebbe l’aumento della moneta in circolazione; diversamente, questo vortice fagociterà anche le stesse banche che oggi rendono difficile ottenere un prestito soprattutto ai piccoli imprenditori nonostante le garanzie dello Stato.

Non è e non sarà facile! Lo stile di vita e le nostre tradizioni cambieranno e non per un periodo breve. Siamo provati psicologicamente da una modalità di vivere che ha determinato paura per l’avvicinamento e senso di sfiducia nel futuro e nelle Istituzioni. Non sarà così scontato ricominciare ed investire, prima di tutto su stessi. Bisogna essere consapevoli del fatto che la strada non è cambiata, è solo cambiata la sua direzione perché è diversa la modalità in cui può essere percorsa. Per questo bisogna, velocemente, essere in grado di individuare e metabolizzare tutti i reali cambiamenti avvenuti per essere capaci di adeguarsi a questo nuovo scenario, tuttavia senza escludere l’aiuto richiesto ed indispensabile da parte dello Stato.

Il mercato economico ha subito determinanti e storici cambiamenti che non vanno contrastati ed a cui occorre sapersi adeguare attraverso, però, una preliminare e ponderata valutazione dello scenario. Occorre senza dubbio trarre profitto da questo momento di pausa forzata, per cercare di riprogrammare i cicli produttivi, adeguandosi al nuovo identikit di clientela che il mercato ha generato. La tecnologia e i sistemi digitali dovranno essere considerati, a tutti i livelli sia nel pubblico che nel privato, uno strumento di forza per riorganizzare il lavoro e realizzare finalmente la rivoluzione culturale necessaria per il cambio generazionale che distrugga i limiti di modelli socio-economici oramai desueti. Così come, in questo momento sacrificale, le piccole imprese artigiani e commercianti stanno dimostrando la capacità di sapersi compattare per affrontare una crisi comune così dovranno realizzare l’idea, per il futuro, di costituire un ecosistema di impresa ossia una rete di imprese, consapevoli del fatto che tutti i settori sono tra di loro collegati e che, in sinergia, possono realizzare fronte comune non solo nella cattiva sorte. Tutto ciò non sarà possibile, però, senza una visione politica-economica e non potrà essere affrontato senza un’adeguata programmazione e strategia unita a competenza ed abilità specifica con l’obiettivo di formulare, innanzitutto, un’analisi precisa del tessuto imprenditoriale contestualizzato al settore produttivo.

Molti operatori dovranno riflettere e valutare bene se scegliere di riaprire oppure di chiudere definitivamente. Una percentuale altissima dei pubblici esercizi è, a questo punto, a rischio chiusura, soprattutto quelle attività già penalizzate da un sistema inflazionato e che non hanno la forza per reagire a questa emergenza sanitaria. Bisognerà considerare, laddove possibile, formule di lavoro a cui prima non si era data importanza o probabilmente sconosciute seppur regolamentate, dando massima attenzione alla sicurezza sui luoghi di lavoro, alla digitalizzazione, alla informazione e formazione interna poiché, in una situazione mondiale in cui le protezioni in cui prima credevamo sono cambiate, prodotti e servizi avranno un valore completamente mutato con un prezzo sicuramente lievitato anche per le maggiori spese che dovranno essere sostenute da tutti per rispettare le misure di prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19.

Spes sibi quisque (Ciascuno sia speranza)!

*Consulente del lavoro



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