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Cucciniello fra i primi fotografi-pilota irpini

Il reporter atripaldese è diventato operatore specializzato ad utilizzare il suo drone in aree critiche

Con il drone si possono realizzare scatti mozzafiato, ma senza certificati si può “volare” soltanto in zone remote. Per utilizzare questa tecnologia, infatti, in operazioni specializzate, è necessario diventare operato riconosciuto dall’Enac. Tra i primi in Irpinia a rientrare in questa categoria Antonio Cucciniello, uno dei rappresentati della fotografia irpina.

Aspettando i tempi tecnici, lunghi per via della burocrazia, ormai sei riconosciuto come operatore Enac. Cosa ti permette di fare questa qualifica?

Il riconoscimento deriva da una modifica di alleggerimento del mio drone che lo porta a scendere come peso sotto i 300 grammi. Drone che Enac considera inoffesnivo e abilita al volo di scenari critici e non.

Il testo di riferimento è l’edizione di Luglio 2015 del Regolamento ENAC Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto, emendato poi a Dicembre 2016 e Aprile 2017

La differenza tra aree non critiche, aree critiche (ex scenari misti) è uno dei principali concetti insegnati in un buon corso da Operatore SAPR, insieme a tutta la normativa elativa a queste tre specifiche. Viene intesa come “area critica – ex scenari misti” un’area riservata in cui si sorvola un centro abitato o parte di esso. Un’area di questo tipo potrebbe essere una piazza in un centro cittadino abitato senza persone al di sotto o una zona industriale agricola.Peroperazioni specializzate “non critiche” si intendono quelle operazioni condotte in VLOS – Visual Line Of Sight (ossia con mezzo in vista), che non prevedono il sorvolo, anche in caso di avarie e malfunzionamenti, di:

  • aree congestionate: si tratta di aree o agglomerati usati come zone residenziali, industriali, commerciali, sportive o in generale aree dove si possono avere assembramenti, anche temporanei, di persone.;
  • assembramenti di persone;
  • agglomerati urbani;
  • infrastrutture sensibili: ad esempio installazioni militari, i depositi di carburanti, le linee di comunicazione, gli ospedali, ripetitori di segnali radio o televisivi.

Per chi fa delle operazioni con i droni una professione, le possibilità di lavorare bene sono infinitamente maggiori. Aumenta la qualità e quantità dei servizi che si possono offrire ad un cliente, soprattutto per quando concerne la possibilità di sorvolare scenari cittadini.  Solo i piloti che hanno l’autorizzazione a sorvolare aree critiche possono fare questo tipo di riprese, a meno che il soggetto da riprendere e promuovere non sia in una tenuta privata, immersa nel verde. Ma sappiamo che buona parte delle attività non sono certo in una prateria.

Sicuramente è stato un percorso complesso. Quanto è stato difficile? Hai avuto qualche imprevisto?

Il percorso è stato complesso ma allo stesso tempo emozionante. La complessità della cosa è stata possibile grazie ad un’azienda Leader nel settore ITC Cube srl DRONISPORT.IT di Antonio Zenzoladi Firenze che con professionalità ha saputo guidarmi nel riconoscimento.

Imprevisti zero quando hai professionisti che fanno da tutor per l’intero iter.

Negli ultimi tempi è scoppiato il fenomeno dei droni. Ci puoi raccontare quale siano i pro ed i contro, se ci sono, di questa tecnologia?

Inizialmente la parola inglese ‘drone’ significava sia insetto che un suono. Fu poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale che iniziò ad avere un altro significato. A quel tempo l’artiglieria americana utilizzava l’espressione “target drones” (obiettivo drone) per designare un piccolo aeroplano a controllo remoto che serviva come esercitazione. Ecco come nacque il drone: un semplice fantoccio, costruito per essere abbattuto. Quando la guerra finì quelle macchine finirono nel dimenticatoio. Dalla fine degli anni ’70, infatti, lo sviluppo militare dei droni era praticamente stato abbandonato negli Stati Uniti. Tuttavia, continuò altrove: Israele ne riconobbe il potenziale. “Tutto quel che feci,” confessa Al Ellis, il padre dei droni israeliani, “fu di prendere un modellino di aeroplano, metterci una telecamera sopra, e prendere immagini…così iniziò un’industria.”Se oggi come oggi con gli aeromodelli gli amatori si dilettano come hobby, l’applicazione dei droni più sofisticati e costosi non conosce limiti ed è in continua evoluzione in ogni campo professionale, dal drone journalism all’agricoltura di precisione, fino alla ricerca scientifica.Per anni siamo stati abituati a fotografare dal livello dei nostri occhi, ma da 10 metri, 100 metri d’altezza cambia davvero tutto. E non solo per la pleonastica moda dei selfie, ovviamente. Con i droni si realizzano facilmente mappe 3D realizzate con i collage di foto. E in appena un’ora di volo realizzi qualcosa che avrebbe necessitato giorni di lavoro ed ingenti somme di denaro. Pensiamo ai documentari, ma anche al mondo della scienza che osserva le eruzioni dei vulcani: un incidente di un elicottero può sempre causare ingenti perdite economiche e di vite umane.Nei Paesi Bassi, ad esempio, vengono già messi al servizio degli ospedali in situazioni di emergenza, per trasportare sacche di sangue, lasciando le ambulanze ferme nel parcheggio. In California velivoli con particolari sensori sono stati utilizzati per catturare gli schizzi d’acqua delle balene e verificare che fossero in salute, mentre una squadra di football sfrutta la visione dall’alto per studiare schemi vincenti. In Australia l’autorità che ha sempre gestito la sicurezza delle spiagge servendosi dell’ausilio degli elicotteri sta pensando di affiancarli con una flotta di droni dotata di telecamere molto più potenti per monitorare i surfisti dalla furia degli squali. Insomma, sta sostituendo gran parte degli utilizzi dell’elicottero.Lavori che una volta impiegavano un certo costo di manodopera, oltre al rischio sicurezza, ora vengono portati a termine più velocemente con un netto risparmio di tempo. I droni possono intervenire in luoghi inaccessibili dopo terremoti ed alluvioni, facilitando molte altre ope­ra­zioni di pro­te­zione civile, di pace e di soc­corso. Sono anche usati per il contrasto all’edilizia abusiva, per controllare l’erosione delle coste o i volumi di traffico. O magari a scopi di mercato: l’ormai ben nota idea lanciata da Amazon di adottarli per consegnare i pacchi, a breve in funzione. Quando? Non si sa ancora.Le applicazioni sono innumerevoli, limitate solo dall’immaginazione. Usati anche per spiare, vengono sempre più spesso impiegati nel controllo di oleodotti, gasdotti o linee ferroviarie, e tanti altri campi. Ad esempio, possono anche fare indagini sugli incendi.  I sen­sori per­met­tono di peri­me­trare l’incendio e rile­vare anche i para­me­tri del vento assieme ad altri dati. Lan­ciando poi un algo­ritmo si può riu­scire a risa­lire alla causa del rogo e dun­que anche più facil­mente agli autori.I droni, o meglio Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto (Sapr), sono ormai una parte inno­va­tiva dell’aviazione.Certo,il rischio sicurezza è molto alto. «Fer­marli in aria è l’ultima azione pos­si­bile», spie­gano gli addetti ai lavori. «Meglio sarebbe se i corpi di poli­zia aves­sero il con­trollo dei codici di tutti gli Apr immessi sul mer­cato in modo da poter inter­ve­nire da una ground sta­tion per inter­cet­tare il drone e con­trol­larlo». Ma non è così semplice. C’è anche chi i droni li costrui­sce da sé, in garage, usando pro­getti abba­stanza sem­plici da repe­rire online. Un’alternativa potrebbe essere Rapere, un drone progettato da una start-up capace di cercare, intercettare e mettere fuori uso altri droni. Un modo per proteggere la privacy o per assistere a futuri scontri volanti fra droni? E che dire della possibilità di hackerare i droni? In effetti sono semplicemente ‘computer volanti’.Questioni meno banali di quel che sembrano. Recentemente l’Enac ha scelto infatti di rivedere la normativa. La svolta era attesa da tempo, da un ambiente che vive ancora molto di sperimentazioni. Tra le righe del futuro regolamento, la principale novità riguarda i piloti. L’accento è ora sulle competenze dei piloti. Non più dilettanti, ma si dovrà frequentare una scuola e ottenere una licenza, anche per droni sotto i 25 chili.Insomma, i Droni aumentano la nostra realtà, senza dubbio. Grazie ad essi possiamo estendere la nostra vista a chilometri di distanza, muovendo un solo dito. E gli utilizzi sembrano infiniti. Eppure, come ogni tecnologia, sono un’arma a doppio taglio. Rischiano infatti di mettere seriamente in pericolo la nostra privacy, già di per sè profondamente erosa, e, allo stesso tempo, di mettere in pericolo anche il ‘monopolio della violenza’ dello Stato moderno.

Svolgi anche la professione di fotografo freelance. Quanto è cambiato questo mestiere con l’utilizzo dei droni?

Ovviamente i droni, sempre in fotografia, sono perfetti per la realizzazione di scatti panoramici o comunque dall’alto, in modo da impiegare un punto di vista che difficilmente sarebbe utilizzabile in condizioni normali. Prima dei droni non c’era altro che l’elicottero.  I fotografi che volevano catturare immagini dall’alto erano costretti a noleggiarne uno ed a dotarsi di teleobiettivi parecchio spinti (vista l’altitudine a cui un elicottero deve viaggiare), il tutto ovviamente a scapito dei costi decisamente alti se non proibitivi: il noleggio di un elicottero biposto può arrivare a costare anche 1.500 euro all’ora.  Poi sono arrivati droni. Che da semplici Aereomobili si sono dotati delle più moderne tecnologie quali in controllo remoto a lunga distanza, la fotocamera incorporata, l’autopilota e il pilotaggio attraverso un display. Apparecchi evoluti insomma, che possono costare parecchi euro ma sicuramente meno di qualche ora in elicottero.Da cui l’interesse per questi apparecchi da parte del mondo fotografico. Non sono pochi infatti i fotografi che hanno pensato bene di utilizzare i droni per fare fotografie particolari o di particolari situazioni.Infine, un commento relativo alla professione fotografica. La fotografia è empatia, è istinto, è sentimento. Osservando le fotografie dei grandi fotografi della storia, è facilissimo trovare un motivo comune a tutti gli scatti di un dato artista e le differenze stilistiche tra differenti autori. Il fotografo tende sempre a mettere se stesso, i suoi sentimenti, la sua personalità negli scatti che realizza. Ma cosa accade quando questo scatto avviene a distanze anche ragguardevoli, magari seduti comodamente a un chilometro dal punto di scatto, scatto che avviene tramite la visualizzazione dell’immagine su uno schermo video? Qual’è l’apporto emotivo, l’empatia che un fotografo può trasmettere al suo scatto?

 Giornalista, fotografo, operatore Enac… c’è un filo conduttore che lega tutte le tue passioni?

Il tutto ha un comune denominatore, la passione per la fotografia. La passione per la fotografia ha radici molto più grandi nella mia vita, a seguire ci sono stati altri traguardi. La passione per il giornalismo devo tutta all’amico Direttore Gianluca Roccasecca che in un periodo di pochi stimoli ha saputo spronarmi per inseguire e raggiungere questo obbiettivo . Infine poi è arrivato il riconoscimento Enac per una passione che ormai andava avanti da circa 7 anni e che necessariamente doveva diventare professionale onde evitare di cestinare sforzi, sacrifici e principalmente risorse economiche .

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Redazione