Per il perito della Procura fu assassinato, per il perito di parte fu colto da malore: il legale della famiglia, l’avv. Chieffo, ha chiesto l’incidente probatorio
Michele Luigi Naccarelli, ritrovato privo di vita il 19 aprile scorso nella sua sua abitazione di contrada Pettirossi, fu assassinato o fu stroncato da un malore? Le ferite rinvenute sulla sua testa furono prodotte da corpo contundente oppure dall’urto contro una porta o uno stipite? Il consulente della Procura ed il consulente di parte hanno opinioni opposte, al punto da indurre il Pubblico ministero, dott.ssa Teresa Venezia, ad accogliere il suggerimento dell’avv. Alfonso Maria Chieffo, legale della famiglia Naccarelli, di chiedere al Giudice per le indagini preliminari una perizia “terza” per verificare “epoca, cause e mezzi di produzione e la presumibile dinamica che ha portato al decesso di Naccarelli” attraverso l’ “incidente probatorio”.
Dalla relazione del consulente del PM, dott.ssa Elena Picciocchi, emerge, infatti che il decesso sarebbe stato causato dagli effetti di un trauma cranico prodotto da un colpo sferrato al culmine di una colluttazione e che dopo il decesso il corpo sia stato spostato.
Dalla relazione del consulente di parte, dott. Umberto De Gennaro, emerge, invece, che la ferita appare compatibile con un urto del capo contro una superficie piana ed ampia, come una porta o uno stipite, causato da un malore di cui la vittima soffriva.
Il PM, dunque, considerando anche che i RIS di Roma, dopo le indagini svolte sul posto nei giorni successivi al ritrovamento del cadavere, hanno prodotto elaborati tecnici che offrono dati e spunti critici meritevoli di approfondimento, ha chiesto di verificare se: a) la ferita sia stata inferta da un corpo contundente o prodotta da una caduta o urto; b) se è possibile individuare l’oggetto che avrebbe potuto provocare la ferita mortale; c) verificare la dinamica del ferimento e l’eventuale spostamento del corpo dal punto in cui si ferì al punto in cui fu ritrovato.