Coinvolto nell’inchiesta delle buste paga gonfiate e condannato in primo grado, lascia il lavoro per ragioni di opportunità dopo che la cognata è stata nominata vicesindaco
Il dipendente comunale Walter Iannaccone si è dimesso dal lavoro. L’ex funzionario, sospeso dal servizio alcuni giorni fa insieme agli altri tre colleghi coinvolti nell’inchiesta delle buste paga gonfiate e condannato in primo grado a due anni e 4 mesi, ieri mattina ha inviato al Comune la lettera di dimissioni tramite posta raccomandata.
La notizia è stata data dall’interessato e dal suo legale, l’avv. Alfonso Maria Chieffo, nel corso di una conferenza stampa svoltasi ieri pomeriggio. Le ragioni risiederebbero nell’opportunità di non creare interferenze con l’azione amministrativa della giunta comunale di cui fa parte anche Anna Nazzaro, nel ruolo di vicesindaco, cognata di Walter Iannaccone. «La decisione è stata presa di comune accordo con la famiglia – ha affermato Alfonso Chieffo – e mi trova d’accordo anche se, dal punto di vista tecnico-giuridico, relativamente al processo in corso, non cambierà nulla. L’obiettivo è solo quello di evitare che possano esserci strumentalizzazioni di sorta fra quella che da un lato è l’azione politica dell’amministrazione comunale di cui fa parte la cognata del mio assistito e dall’altra con l’attività della commissione disciplinare che, nel frattempo, ha deciso di sospendere dal servizio i quattro dipendenti coinvolti nell’inchiesta fino all’esito del procedimento penale. Una decisione che lascia perplessi perché se l’unico modo che il Comune aveva di recuperare da persone prive di altri redditi almeno una parte delle somme sottratte era quella di trattenere mensilmente un quinto dello stipendio mentre d’ora in poi i dipendenti interessati saranno, al contrario, pagati al 50% dello stipendio, ovvero circa 680 euro, per stare a casa fino alla fine del processo, cioè anche per 10-12 anni considerando che il processo ancora deve iniziare (inizierà il 27 ottobre, ndr.) e che bisognerà eventualmente aspettare tre gradi di giudizio. E già in passato la commissione disciplinare ha assunto provvedimenti di sospensione dichiarati illegittimi e per i quali si aprirà certamente una procedura di risarcimento da parte dei dipendenti interessati (Walter Iannaccone interviene per sottolineare di non essere mai stato sospeso dal servizio a differenza dei colleghi interessati, ndr.). Per quanto ci riguarda siamo ottimisti per la prosecuzione del processo a carico del mio assistito perché siamo convinti di riuscire a dimostrare l’insussistenza del reato di “falso materiale” contemplato in primo grado. Ribadiamo, in ogni caso, che non vi è alcuna relazione fra il processo e le dimissioni dal lavoro, dettate esclusivamente da ragioni di opportunità rispetto alla carica di vicesindaco assunta dalla cognata del mio assistito, una carica di grande esposizione che potrebbe dar vita ad un gioco al massacro anche dal punto di vista mediatico. Una decisione assunta da tempo, ma che abbiamo messo in pratica oggi, dopo le elezioni e soprattutto dopo che il sindaco in piena autonomia ha assunto le decisioni relative alla composizione della giunta».
«Vado via – ha aggiunto Walter Iannaccone – perché mia cognata è una persona integerrima e non è giusto che venga toccata dalla mia vicenda personale. In campagna elettorale ho sentito urlare dal palco cose obbrobriose e non è stato né giusto, né corretto. Per quanto mi riguarda quando ho chiesto i voti per mia cognata non sono stato mai cacciato da nessuno. Sarei andato in pensione fra poco più di tre anni, ma con 38 anni e 4 mesi di servizio alle spalle credo di riuscire ad accedere alla pensione anticipata (Ape) anche rimettendoci qualcosa».