Attualità

Don Cristian “promosso”

Al giovane vice di don Fabio è stata affidata la parrocchia di Candida

don Cristian Sciaraffa

E’ ufficiale, il vicario della parrocchia di Sant’Ippolisto, don Cristian Sciaraffa (35), ha ottenuto un nuovo incarico e sarà parroco di Santa Maria Assunta in Cielo a Candida (dove un tempo lo fu don Ranieri Picone). Così abbiamo colto l’occasione non solo di intervistarlo, ma di porgli da parte di tutta la nostra redazione i più sinceri auguri.

Don Cristian partiamo dal passato.  Da quanto tempo è ad Atripalda e da dove arriva? Ci dica un po’ del suo percorso, della sua scelta di vita…

Ho fatto il seminario in Messico, un paese in via di sviluppo che fa parte della fascia geopolitica del Terzo mondo. Dopo sono diventato diacono e infine sacerdote. Sono quattro anni che sono ad Atripalda e questo è il mio primo da sacerdote, infatti sono stato ordinato il 24 giugno del 2015.

Un percorso ricco, nonostante la giovane età, ma quale sarà il suo nuovo incarico? E dove? E’ contento di questa nuova “avventura”?

Oggigiorno si sceglie sempre meno di diventare preti a differenza delle chiese, che hanno sempre più bisogno di figure, che possano essere d’aiuto alle comunità di fedeli.  Sarò il nuovo parroco di Candida, il Vescovo ha così deciso per ottemperare ad esigenze della Diocesi. In verità, se avessi potuto scegliere, sarei rimasto ad Atripalda per tutto il calore e l’affetto dimostratomi, ma sono felice e pronto per questa nuova avventura. Sarò, come amo dire, con “un piede a Candida e con un piede e un orecchio ad Atripalda”.

Significa che continuerà ad essere presente per Atripalda e per tutti i suoi fedeli che si dimostrano dispiaciuti per il fatto che andrà in un nuovo paese?

Continuerò ad aiutare don Fabio, non posso lasciarlo da solo considerato il gran numero di fedeli. Sono commosso per tutto questo affetto, ma si sa “per rafforzare un abbraccio serve rimandare nel darlo”. Vi racconto un episodio: una bambina, mentre facevo giochi di prestigio, mi ha chiesto di non sparire perché secondo lei sparire significa non voler bene. Ebbene io non ho intenzione di sparire.

Secondo il suo parere, quali le cose che i fedeli hanno imparato da lei e quali quelle che ha imparato da loro?

Io sono una persona semplice e se ho potuto rendermi utile l’ho fatto perché “chi non propone soluzioni è parte del problema”. Sperare che i messaggi vengano colti non è semplice, ma ciò che ho imparato dagli atripaldesi e soprattutto dai giovani è che non bisogna darsi mai per vinti e lottare sino all’ultimo. Oggi c’è tanto da fare per superare le difficoltà e le atrocità del mondo, c’è crisi, c’è l’Isis, c’è guerra. Atripalda ha non solo fede, ma un grado alto di cultura e questo ci rende il compito ancora più appassionante. Noi cerchiamo di essere efficienti anche nelle comunicazioni e, nell’era di internet, abbiamo anche un sito: Atripaldasansabino.it.

Cosa le mancherà di più di Atripalda e dei suoi cittadini? Ci sono degli insegnamenti che porterà con sé e il ricordo di qualche persona in particolare?

E’ difficile stilare una classifica, tutti gli atripaldesi hanno il calore di chi non sa fare differenze, di chi ama senza un ritorno. Porterò questo con me, la loro assidua presenza, il loro preoccuparsi per me di continuo. Spesso mi hanno chiesto di cosa necessitassi. Io ho sempre risposto di avere bisogno di sorrisi e nulla più, perché un prete è contento se i fedeli stanno bene, fedeli di qualsiasi paese perché “il Sole brilla ovunque”.

 

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Redazione