Don Gianpaolo Mazzeo sarà consacrato sacerdote


Domenica la cerimonia nella Cattedrale di Avellino. Il forte legame con don Enzo De Stefano

Don Gianpaolo con don Enzo

Don Gianpaolo con don Enzo

Il 3 aprile, alle ore 18:00, il diacono Gianpaolo Mazzeo, giovane 30enne di Atripalda, diventerà sacerdote. E domenica 10 aprile, alle ore 11:30, la prima messa nella chiesa di Sant’Ippolisto. Abbiamo piacevolmente parlato con lui di questo percorso pieno di fede e di amore verso Dio.

Quando hai “deciso” di intraprendere la via del sacerdozio?

Ho deciso di intraprendere questa strada quando il Signore mi ha fatto sentire la sua chiamata. È stata decisiva per me l’ordinazione di tre sacerdoti nella Chiesa di Sant’Ippolisto ma anche l’accompagnamento e il sostegno di don Vincenzo De Stefano, ora vicario generale. Dio si serve di ogni cosa per far sentire la sua volontà e così ha fatto con me. La Vocazione è fare esperienza dell’amore di Dio, che è capace di dare una direzione diversa alla tua vita rendendoti davvero felice.

In cosa consisterà la cerimonia del 3 aprile?

La cerimonia consiste nel conferimento del sacramento dell’Ordine nel secondo grado del presbiterato che avviene attraverso l’imposizione delle mani e la preghiera di Ordinazione del vescovo. In questa cerimonia partecipano tutti i sacerdoti, che attestano la loro accoglienza nel presbiterio e come segno di appartenenza alla Chiesa diocesana. I segni che caratterizzano questa liturgia sono tanti: le promesse sacerdotali che si concludono nell’obbedienza al vescovo, la prostrazione durante il canto della Litania dei santi, l’imposizione delle mani del vescovo e dei presbiteri presenti, la preghiera di ordinazione, l’unzione delle mani e la consegna della patena e del calice. Tutti questi segni testimoniano che quella sera io e Antonio saremo sacerdoti per sempre.

Cambierà qualcosa nella tua vita da questo giorno in poi?

Cambia tutto. Ogni volta Dio passa nella vita non rimane nulla come prima. Da quella sera sarò conformato a cristo pastore, ricevo il mandato di rimettere di peccati ma soprattutto il dono di celebrare l’Eucaristia e da qui tutti i sacramenti. In teologia si dice che si riceve il “carattere”, un particolare sigillo che trasforma la persona del consacrato per renderlo conforme a Cristo.

Cosa ti lega ad Atripalda?

Mi lega tutto. Rappresenta il grembo che mi ha generato alla fede, alle relazioni, e che costituisce il territorio e il luogo culturale della mia formazione da sempre. Ogni cosa, anche le più piccole, sono intessute di ricordi.

Cosa ne pensi del lavoro che stanno svolgendo i due sacerdoti ad Atripalda?

Premetto che non sono nessuno per poter dire qualcosa riguardo all’operato di due confratelli sacerdoti, ma posso dire che essi insieme possono davvero dare tanto a questa comunità che ha bisogno di armonia ed è assetata di Dio. Il mio auspicio è quello di vedere sempre di più una unità pastorale che coinvolga entrambe le parrocchie perché si ha a cuore sempre l’unità. La divisione sia di gruppi che di associazioni non è seme fecondo della Parola di dio, ma genera sempre scompiglio nel cuore di chi vuole accostarsi al Signore. Tanti passi sono stati fatti e tanti altri ne verranno e segneranno il cammino unitario e cittadino.

Un evento di grazia (di Concetta Tomasetti)

La nostra Chiesa è in festa! I diaconi don Antonio Fucci di Fontanarosa e don Gianpaolo Mazzeo di Atripalda (parrocchia di S. Ippolisto Martire) il prossimo 3 aprile – domenica della Divina Misericordia – mediante l’imposizione delle mani del nostro Vescovo, sua Ecc.za Mons. Francesco Marino, saranno consacrati Sacerdoti! Ci domandiamo: cosa significa questo? Cosa avviene con l’ordinazione e cosa cambia per questi due giovani? I sacerdoti sono coloro che ricevono dalla Chiesa il sacramento dell’ordine e si uniscono in modo particolare a Cristo, essendo prolungamento della Sua Presenza, strumenti della sua misericordia, dispensatori di tante grazie del Signore attraverso i sacramenti, in modo particolare attraverso la riconciliazione e l’Eucaristia. La nostra vita non è frutto del caso. C’è un piano, un disegno di felicità che Dio ha per ciascuno di noi. Questa scoperta è fondamentale e soltanto attraverso di essa possiamo incontrare il vero senso e la finalità della nostra esistenza. Credo che questa sia una delle questioni fondamentali per i giovani del nostro tempo, che anelano alla felicità e al senso della vita. Sappiamo che nel mondo in cui viviamo, segnato dall’individualismo, dall’edonismo e dal relativismo, non è facile prendere una decisione radicale per Gesù Cristo e il Suo Vangelo. Anzi, questa è una decisione che possiamo prendere soltanto sostenuti dalla grazia di Dio, e questa ci è stata data ampiamente e generosamente nel nostro battesimo. Don Antonio e don Gianpaolo, attraverso l’incontro personale con Gesù, hanno potuto sperimentare ed accogliere l’amore infinito di un Dio che ci ama tanto da dare la propria Vita, perché noi avessimo la vita in pienezza. Il Sacerdozio è un passaggio di proprietà, un essere tolto dal mondo e donato a Dio; è un “ essere messi da parte per Dio……. e proprio così, a partire da Dio, deve essere disponibile per gli altri, per tutti…” Con l’ordinazione si avverano di nuovo le parole del Vangelo: “ Gesù chiamò a sé i dodici, perché stessero con lui”. Stare con Gesù, vivere nell’amicizia con lui, sentire di appartenere totalmente a Lui: ecco cosa comporta anzitutto la sacra ordinazione. In secondo luogo l’ordinazione sacerdotale introduce un nuovo modo di relazionarsi con gli altri. Il prete è un vero pastore che mette in gioco la sua vita a contatto diretto con il popolo per aiutarlo ad incontrare Cristo. Mediante la predicazione della Parola, la celebrazione dei sacramenti, la vita di carità, essi porteranno Cristo alle persone loro affidate. La Chiesa antica ha trovato nella scultura del suo tempo la figura del pastore che porta una pecora sulle sue spalle. Per i cristiani questa figura è diventata con tutta naturalezza l’immagine di Colui che si è incamminato per cercare la pecora smarrita: l’umanità: l’immagine di Colui che ci segue fin nei nostri deserti e nelle nostre confusioni. E’ divenuta l’immagine del vero e grande Pastore Gesù Cristo. Accompagniamo don Antonio e don Giampaolo con la nostra preghiera e recuperiamo una maggiore fiducia in quello che ciascuno di noi può fare, nella promozione del senso vocazionale della vita ed in particolare nel discernimento delle vocazioni di speciale consacrazione. Non dobbiamo temere di proporre ai giovani la bellezza di una vocazione di totale consacrazione al Signore, capace di dare senso alla vita e di fare il bene vero dei fratelli. Con viva gioia li affidiamo alla materna intercessione e protezione della Beata Vergine Maria, Madre di tutti i Sacerdoti. AUGURI! (Concetta Tomasetti)



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