Politica

Elezioni, Geppino Spagnuolo: «Le nostre storie non hanno bisogno di essere riscritte»

Intervento del candidato sindaco di “ScegliAmo Atripalda”: «In molte questioni sappiamo cosa fare, in molte altre saremo aperti a ricercare prospettive e soluzioni insieme ai cittadini»

Giuseppe Spagnuolo

Siamo già nel pieno di una campagna elettorale importante per la città di Atripalda, importante ed un po’ anomala.

E’ importante per il momento che sta vivendo Atripalda, e per la necessità che ha, a nostro giudizio, di invertire una rotta che sa un po’ di declino ed un po’ di vicolo cieco.

Di declino perché è evidente a tutti l’arretramento che la città ha subito negli ultimi anni in tante cose, con l’opprimente presenza di una sensazione di stasi, di incertezza, aumentata da contrapposizioni e litigiosità mai presenti prima; di vicolo cieco perché si avverte uno smarrimento del senso di comunità, della speranza di avere una prospettiva futura e della voglia di combattere per raggiungerla.

Noi tutti sentiamo la necessità, come detto, di invertire questa rotta, includendo tutte le varie energie positive della città, partendo da quanto di buono è stato fatto in questi anni e dagli elementi nuovi e vitali che non si inventano dall’oggi al domani, ma che sono già presenti e riconosciuti in città.

E su questo aspetto diciamo subito che siamo fieri di avere in squadra con noi cinque amici che sono già stati consiglieri comunali di questa città con ruoli anche di rilievo, ed ancora più fieri di aver, insieme ai promotori del progetto, individuato e coinvolto undici atripaldesi veri, che si propongono per la prima volta per rappresentare e per lavorare per la propria comunità, e che sono persone che hanno già dato prova di avere quel senso di appartenenza e di aggregazione, quella voglia di ascolto e partecipazione, presupposti necessari per affacciarsi in modo proficuo alla vita pubblica, senza esporsi troppo all’improvvisazione o agli errori di inesperienza, commessi sulla pelle della città, di cui ultimamente si sente molto parlare …

Ve la presento, la nostra squadra, composta da sedici validissimi potenziali consiglieri comunali, tutti scelti per quello che potranno dare alla città: Salvatore Antonacci, Massimiliano Del Mauro, Ciro De Pasquale, Anna De Venezia, Giuliana De Vinco, Antonella Gambale, Marco Genovese, Antonio Iannaccone, Roberto Mattiello, Vincenzo Moschella, Mirko Musto, Anna Nazzaro, Nancy Palladino, Costantino Pesca, Antonio Troisi e Stefania Urciuoli

E’ una campagna elettorale anomala perché siamo costretti, prima di parlare della nostra visione di Atripalda, a ricordare a tutti che abbiamo un competitore, il sindaco uscente, molto bravo a cucirsi addosso ed a raccontare una storiella di grande impatto, molto accattivante, con l’unico difetto che è soltanto una storiella e che non ha nulla a che fare con la realtà e con quello che lui è stato nei cinque anni che stanno finalmente per concludersi.

Questo lo sanno tutti coloro che ne hanno seguito la sua parabola di questi anni, ma a noi tutti, in questi quindici giorni, sta il compito di ricordare che sindaco è stato Paolo Spagnuolo, che è stato tutto tranne che la storiella, creata ad arte, del bravo ragazzo ingenuo ed inesperto, vittima predestinata dei disegni dei cattivi, a cui, per il solo fatto di essere scappato dalle loro grinfie, tutti gli errori possono essere perdonati.

Paolo Spagnuolo dice di aver perso, suo malgrado, il contatto con la comunità atripaldese, dando la colpa indirettamente alla sua squadra, che fino a ieri aveva magnificato per operatività e coesione.

Ma la squadra non c’entra se è stato lui che nei cinque anni scorsi non ha ritenuto di dover cercare una sola occasione di confronto con la città, su un qualunque argomento, ed addirittura quando è stato chiamato a discutere in consiglio comunale dalle minoranze, su un argomento peraltro molto delicato, ha prima convocato il consiglio fuori i termini di legge, scegliendo il giorno del giovedì santo per avere un alibi per la sua programmata assenza da dare in pasto ai giornali, e poi, in presenza di più di una trentina di cittadini costretti ad attendere che trascorresse il tempo per dichiarare deserta la seduta, ha allegramente disertato anche la stessa apertura del consiglio, continuando ad intrattenersi nella stanza affianco al consiglio, con il suo stretto cerchio di collaboratori.

Ci si può meravigliare che qualcuno pensi che le istituzioni democratiche siano fatte per confrontarsi sulle questioni che interessano la città, e non solo per passerelle o atti di presenza?

Paolo Spagnuolo dice che sarebbe stato ostacolato dalle segreterie e dal sistema dei partiti: la realtà è che lui nel 2012 ha caparbiamente cercato l’investitura a sindaco dell’Udc, sulla base di un accordo tra partiti politici, del quale tra l’altro lui si pose come garante.

Ci si può meravigliare del fatto che qualcuno abbia pensato che un’intesa sottoscritta alla luce del sole, da lui in prima linea, e sottoposta al voto dei cittadini poi debba essere rispettata secondo il mandato degli elettori?

E come avrebbero interferito i partiti in tanti errori ed atteggiamenti del sindaco e della sua maggioranza, commessi dopo la rottura con l’Udc avvenuta dopo soli pochi mesi, come ad esempio la vicenda Salsano, le vicende Cocchi, Bocchino, Giannetta, Nevola, la proposta di vendere il Centro Servizi senza alcuna forma di garanzia per il comune, la vicenda delle assunzioni dirette senza alcuna minima forma di selezione, tutto poi arenatosi, la vicenda di un’isola pedonale a 40 gradi all’ombra e senza alcun coinvolgimento della città e senza far tesoro delle passate esperienze, la vicenda dell’invenzione delle entrate abnormi da autovelox senza avere l’autovelox, la stucchevole consuetudine di fare degli atti, chiaramente inefficaci o controproducenti, e poi dopo un po’ di tempo tornare sui propri passi e spacciare questo per un risultato positivo.

E cosa c’entrano i partiti con un rendiconto 2016 ed un bilancio 2017 non approvati, con anticipazioni di banca di tre milioni di euro? Con l’unico risultato che il sindaco ancora cerca di presentare e che sarebbe la giustificazione di tutto il resto non fatto, ovvero il risanamento che non c’è?

Di contro, gli atripaldesi si fanno sempre più insistentemente una domanda: ma come mai Paolo, dopo aver constatato che il sistema dei partiti sarebbe così opprimente e controproducente, per non dire di peggio, ha invece deciso, soltanto un paio di mesi fa ed alla vigilia della presentazione delle liste, di entrare in massa nel quinto o sesto partito della sua carriera, il più grande e quello che oggi ha maggiore peso gestionale nella cosa pubblica?

In conclusione, ma non sarà, molto più semplicemente, che la storia vera di Paolo è quella di chi ha in mente la propria personale scalata alle poltrone, e l’essere sindaco di Atripalda rappresenta nella sua prospettiva il modo più rapido per acquisire peso nel gioco delle future assegnazioni di posizionamenti e poltrone?

Ed ovviamente in questo disegno un po’ di aria nuova è necessaria, se non altro per confondere le idee sul vero panorama che sta invece sotto gli occhi di chi si ferma un attimo a guardare e riflettere.

Noi, cioè questa squadra ed io, siamo diversi.

Non c’è bisogno di inventare o costruire storie per presentarci alla città. Voi ci conoscete, possiamo avere limiti e difetti, ma le nostre storie non hanno bisogno di essere riscritte.

Abbiamo l’esigenza opposta, di farci leggere nel modo più trasparente possibile, perche in noi gli atripaldesi si riconosceranno, e potranno trovare l’affidabilità, l’equilibrio, l’entusiasmo e la determinazione di chi vuole lavorare nell’interesse della nostra città.

In molte questioni sappiamo cosa fare, e soprattutto quali errori evitare, in molte altre saremo aperti a ricercare prospettive e soluzioni insieme a voi, per un futuro migliore deciso non da un uomo solo al comando con il suo ristretto cerchio, ma tutti insieme, nell’eterogeneità della realtà della nostra città, che merita di essere rappresentata anche nella sua complessità, che è anche la sua ricchezza.

Abbiamo sempre preferito i fatti alle parole, non cambieremo adesso.

Giuseppe Spagnuolo

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