Il giovane pianista si avvia al sacerdozio: «Bisogna avere il coraggio di prendere la propria via per mano senza paura di sbagliare»
Allora, Enrico come nasce la “scelta”?
Parlare di “scelta” o di “vocazione” è riduttivo perché il ministero di un consacrato si regge sull’equilibrio tra queste due dimensioni. Tale equilibrio nella mia vita si è sbilanciato di più verso la chiamata, un dono che Dio mi ha fatto, o di più verso la decisione, che comunque è fondamentale perché la mia libertà di rifiutare può limitare o perlomeno ostacolare la libertà di Dio di scegliermi.
Sei giovanissimo e hai già le idee chiare…
Per determinate scelte occorrono anni di discernimento nei quali una persona matura e vive momenti di smarrimento. Volendo paragonare questa ad una gravidanza, non è stato un “parto” facile e non di rado è stata prossima ad un drastico “aborto”. Avendo cominciato a riflettere presto, ho avuto modo di fare esperienze. E così finalmente il “9° mese” è arrivato e il bambino ha cominciato a voler uscire fuori… Bisogna avere il coraggio di prendere in mano la propria vita senza paura di sbagliare…
Chi è il tuo “mentore”?
Don Fabio che è stato il primo a saperlo dopo il mio ritorno da Cracovia, dove avevo partecipato alla Gmg a fine luglio 2016 (esperienza per la mia scelta), e ho notato che ha accolto la notizia non con la fredda contentezza di un burocrate che soddisfatto mostra il lavoro svolto al suo superiore, ma con vero e paterno stupore di fronte al mistero di una nuova vocazione nella sua comunità. In qualità di guida spirituale, con molto affetto si è messo immediatamente a disposizione per guidarmi in un’ulteriore introspezione in attesa naturalmente di colloquiare col vescovo.
Quali sono state le reazioni?
Di base tutte positive, in famiglia non c’è stata alcuna resistenza, posso ritenermi fortunato… Nessuno si è mai permesso di dirmi che ero completamente fuori strada, dai più piccoli di me fino agli anziani che conosco hanno creduto nella validità di questa cosa.
E ora inizia il percorso…
Sì, che prevede un primo anno “propedeutico”, presso il seminario vescovile di Nola, per introdurmi alla vita da seminarista, e poi 5 anni formativi presso il Pontificio seminario di Posillipo, dove avrò modo di studiare teologia e di formarmi alla scuola dei padri gesuiti. Discorso diverso per quanto riguarda il pianoforte: finalmente il 9 ottobre scorso mi sono diplomato al Conservatorio (voto 10elode e menzione d’onore ndr.) e ora spero di avere la possibilità di continuare a studiare per conto mio.
“Giovani-sacerdozio-Atripalda”, cosa ti evocano queste parole?
“Giovani”, i bambini martiri, di cui conserviamo le reliquie nello Specus… La testimonianza che l’età è l’ultimo parametro discriminante se si tratta di fare qualcosa di fecondo. “Sacerdozio” potremmo sostituirla con “servizio”, o con “vocazioni” e qui l’enorme potenziale di talenti che ho avuto modo di scorgere in tantissimi ragazzi. “Atripalda” coloro che hanno scelto la strada della consacrazione (suor Tiziana, don Giampaolo, padre Michele e altri prima di “noi”).