Nell’ottobre del 2016 una donna aveva denunciato tre persone per averla ferita alla testa con un forno a microonde, ma il giudice ha accolto la tesi del collegio difensivo
Per la coppia di coniugi di Alvanite, difesa dai legali dello studio dell’avv. Gerardo De Vinco, era stato disposto il rinvio a giudizio da parte del Pubblico Ministero di Avellino, dott.ssa Sonia Galdo, per i reati di lesioni personali aggravate per aver commesso il fatto per futili motivi e con uso di armi improprie. Mentre alla figlia della coppia, difesa dall’avv. Raffaele Petrillo, era contestato il reato di percosse.
La vicenda risale al 12 ottobre 2016, quando i carabinieri di Atripalda intervennero in contrada Alvanite per sedare una violenta lite tra alcuni residenti. Sul posto sopraggiunsero anche due ambulanze del 118 per curare i feriti. In seguito a questi fatti furono presentate due diverse denunce contrastanti e contenenti versioni discordanti. Secondo una prima querela sporta dinanzi ai Carabinieri del Comando provinciale di Avellino da parte di un atripaldese, egli quella mattina intorno alle ore 12:00 stava facendo rientro a casa e dopo aver parcheggiato la propria autovettura fu fermato da una sua conoscente che prima lo rimproverò per averle mandato a casa gente di malaffare a minacciarla e subito dopo lo colpì al volto con un bastone di legno. A sua volta la predetta signora si recò dai Carabinieri di Atripalda raccontando di essere stata aggredita senza motivo da quell’uomo, da sua moglie e da sua figlia, prima con un forno a microonde alla testa e poi con calci e pugni.
I legali delle tre persone accusate di lesioni e percosse sono riusciti a dimostrare l’innocenza degli imputati nel corso del dibattimento facendo rilevare al giudice alcune contraddizioni in cui era caduta la persona offesa durante la sua testimonianza e facendo notare come mancassero le prove della presunta aggressione. Il forno a microonde, in particolare, non fu mai rinvenuto e sequestrato dai Carabinieri di Atripalda.
In sede di conclusioni la pubblica accusa ha chiesto la condanna alla pena di 8 mesi di reclusione per tutti gli imputati e la parte civile ha chiesto un congruo risarcimento del danno, ma al termine di un lungo dibattimento in cui sono stati sentiti molti testimoni, il giudice Corona ha accolto la tesi del collegio difensivo ed ha assolto gli imputati con formula piena perché il fatto non sussiste.