Festa di San Sabino vescovo, l’appello di don Fabio: La fede può manifestarsi in più modi


Atripalda festeggia il suo protettore, ecco gli orari delle messe e della solenne concelebrazione con il Vescovo. Il messaggio del parroco: Mettiamoci tutti in discussone. La storia ed i resti dei santi martiri esposti nello Specus Martyrum

Oggi, giovedì 16 settembre, la città festeggia il suo patrono, San Sabino Vescovo ed il suo fedele diacono, San Romolo. Per ragioni legate alla necessità di evitare occasioni di contagio osservando le attuali norme restrittive, i festeggiamenti saranno diversi dal passato, non necessariamente meno intensi, ma senz’altro meno roboanti e forse coinvolgenti dal punto di vista generale. 

Nei giorni scorsi molti cittadini si sono chiesti perché altri comuni limitrofi, per festeggiare i “propri” santi, pur non potendo organizzare processioni per il forte rischio di assembramenti, non abbiano, però, rinunciato, per esempio, alle luminarie, ai fuochi, alle bancarelle, alla musica ed a tutto ciò che le norme consentirebbero comunque di fare. “Le tradizioni se non vengono alimentate rischiano di essere dimenticate”, questa la preoccupazione più ricorrente raccolta nelle strade della città. E c’era chi si aspettava quantomeno la riproposizione delle messe in Piazza Umberto I, con la bella statua di San Sabino in evidenza, in passato apprezzate e frequentate. L’impressione è che il cosiddetto”lockdown” dello scorso anno abbia lasciato una ferita ancora sanguinante nella nostra comunità. Insomma, tanta confusione ed incertezza fino a quando don Fabio Mauriello, il parroco della chiesa di S. Ippolisto martire, ha pubblicato il programma ufficiale dei festeggiamenti religiosi (quelli civili non sono previsti), accompagnato da una “preghiera” rivolta alla comunità atripaldese.

«Carissime/i, anche quest’anno le regole imposte per evitare la diffusione del Coronavirus hanno reso necessario un cambio di programma per la festa più attesa della città di Atripalda, quella in onore del nostro patrono San Sabino – ha scritto don Fabio -. La tradizione ha dovuto fare i conti con la sicurezza, ma sarà comunque una festa. Anzi sarà l’occasione per un programma diverso, senza dubbio contrassegnato dall’essenzialità e dalla necessità di riportare al centro la bellezza del messaggio evangelico: ogni santo è una missione, scrive Papa Francesco nella Gaudete et exsultate, e tale missione trova pienezza di senso in Cristo e si può comprendere solo a partire da Lui. La festa di quest’anno sarà l’occasione anche per sperimentare nuove forme di annuncio della fede. In questi mesi, come parroco, mi sono spesso domandato cosa avremmo realmente imparato dal tratto di deserto attraversato in due anni di pandemia, cosa quel deserto ci avrebbe rivelato della realtà abitata dalla nostra Comunità. E tante volte anziché trovare risposte, ho solo chiesto al Signore il coraggio di porci come Comunità di fronte ai sentieri nuovi che lo Spirito ci stava e ci sta tuttora mostrando, sentieri che spesso, per la loro novità, chiedono di cambiare mettendoci in discussione».

Il programma di oggi:

SANTE MESSE: 7.00; 8.30; 10.00; 11.30; 18.45: Omaggio floreale dell’Amministrazione Comunale, 19.00: SOLENNE CONCELEBRAZIONE presieduta dal Vescovo di Avellino Sua Ecc.za Mons. Arturo AIELLO.

In questi giorni, inoltre, nel 25° anniversario della traslazione dei resti di San Sabino e San Romolo, lo Specus Martyrum e tutti i suoi “tesori” rimessi a nuovo è visitabile. Il 4 settembre 1996, per consentire l’inizio dei lavori di ristrutturazione e di restauro dello Specus Martyrum gravemente danneggiato dal terremoto del 1980, i resti dei due santi furono portati in un luogo più sicuro. E don Fabio Mauriello ha allestito nello Specus una mostra molto suggestiva perché sarà possibile ammirare i risultati delle “cure” che da qualche tempo stanno interessando lo Specus e le reliquie che custodisce. In particolare, quelle dei santi martiri, che la mano del tempo aveva un po’ “scolorito”, sono state ravvivate dalle sapienti mani del maestro Carmine Tranchese, incoraggiato dal nostro concittadino onorario Enzo Angiuoni che, dopo esattamente due anni, è tornato ad Atripalda per alcuni giorni a riabbracciare la famiglia, gli amici e la comunità: una lontananza fisica imposta dalla pandemia che però non ha impedito al munifico imprenditore tessile di essere vicino con il cuore alla sua città d’origine. 

Una bellissima descrizione dello Specus Martyrum è contenuta in un opuscolo intitolato “Atripalda e i suoi santi”, pubblicato il 1° maggio 1998 dall’allora parroco don Antonio Testa in occasione della solennità di Sant’Ippolisto e Compagni martiri atripaldesi, finanziato dalla famiglia Capaldo, che raccoglie le informazioni più importanti sul culto dei santi ad Atripalda.

E proprio in questo opuscolo è contenuto l’elenco dei santi le cui statue furono custodite nello Specus Martyrum: Ippolisto, Crescenzo, Filippo Neri, Biagio, Antonio di Padua, Ciriaco, Domenico, Nicola tolentino, Maria Maddalena, Lorenzo e Michele arcangelo, che in origine erano d’argento o di bronzo dorato con testa e mani d’argento, poi requisite nel 1974.

Un altro interessante opuscolo sull’opera di restauro che ha conosciuto lo Specus, curato dal dott. Giuseppe Muollo, all’epoca funzionario della Sovrintendenza e pubblicato, con il contributo del Comune, il 3 dicembre 1998 in occasione della riapertura al pubblico della “gloriosa Cripta” come la definì Leopoldo Cassese.



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