Il presidente dell’associazione “Salviamo la Valle del Sabato”: «Servirebbe una cabina di monitoraggio dello smog tutto l’anno»
«Occorre iniziare ad avere piena consapevolezza della gravità della problematica rappresentata dall’inquinamento invece di far finta che tutto vada bene» così Franco Mazza, presidente dell’associazione “Salviamo la Valle del Sabato” (presidente anche di “Medici per l’ambiente”), ha esordito durante la nostra intervista.
Il dottore di Manocalzati- sostenuto da migliaia di persone- da anni combatte per provare a restituire ai cittadini un’aria degna di questo nome che, soprattutto negli ultimi anni, è diventata rara come un tesoro nascosto.
«Adesso bisogna affrontare in maniera concreta l’inquinamento. È inutile indicarlo soltanto come un buon punto per la campagna elettorale e poi ad elezioni concluse tutto resta immutato» continua Mazza, a cui poi abbiamo chiesto una riflessione sulla cabina di monitoraggio delle emissioni di polveri sottili installata dall’Arpac a febbraio e di cui ancora non sono stati pubblicati i risultati (specificando che occorre analizzare le sostanze trasportate dalle polveri sottili): «Le analisi quasi sicuramente restituiranno un riscontro positivo soltanto perché l’installazione è avvenuta in un periodo dell’anno favorevole. Ma l’aspetto più importante non sarà il risultato che riveleranno i dati bensì la mancanza di una cabina di monitoraggio durante l’intero anno. Non è sufficiente, infatti, attivarla soltanto per due mesi, soprattutto ad Atripalda, città che non si può chiamare fuori dall’emergenza ambientale a causa della propria posizione geografica».
Insieme a Mazza, successivamente, abbiamo spostato l’attenzione sullo Stir in quanto l’attuale Maggioranza ha espresso voto favorevole all’ammodernamento, “sconfessando” la scelta della passata Amministrazione che, circa un anno fa, si appellò al Tar per impedire la variante proposta da Irpiniambiente e sostenere l’indicazione della delocalizzazione dell’impianto di trattamento e stoccaggio dei rifiuti: «E’ una vicenda assurda che denota prima di tutto una scorrettezza istituzionale. Un anno fa, infatti, la decisione di ricorrere al Tar fu approvata all’unanimità durante il Consiglio Comunale mentre l’inversione di rotta è stata decisa frettolosamente dalla Giunta, evitando la discussione in Consiglio e soprattutto senza informare i cittadini. Al di là di ciò che si afferma, è stata una scelta sbagliata perché si tratta di un progetto che provocherà un evidente appesantimento qualitativo di stoccaggio dei rifiuti. L’unica decisione sensata resta la delocalizzazione dello Stir».
Presente cupo anche per il fiume Sabato: «Una settimana fa il tratto fluviale che attraversa Tufo era di colore rosa. Speriamo che carabinieri e Arpac riescano a risalire all’autore di questo scempio. I comuni attraversati dal Fiume dovranno impegnarsi in azioni concrete di contrasto contro questi sversamenti abusivi».
Ed intanto la salute di diversi residenti è messa a serio rischio: «L’inquinamento inevitabilmente provoca dei danni gravissimi allo stato di salute delle persone. Non solo tumori, ma anche infarti, allergie e addirittura in alcuni casi può mettere a rischio la fertilità maschile».
Ci sarebbero tanti modi per assicurare ai cittadini il diritto alla salute e Franco Mazza ce li spiega: «E’ necessario che le Istituzioni inizino ad avere piena consapevolezza del problema. Occorre, inoltre, dotare gli impianti esistenti a Pianodardine delle tecnologie più avanzate per ridurre al minimo le emissioni inquinanti. Ma bisogna agire, non promettere. C’è in gioco la nostra vita».