Gangs of Milano: Opportunità Mancata in una Narrazione Frustrante

L’arrivo di Gangs of Milano, una serie esclusiva di Sky e NOW, rappresenta un nuovo tentativo di esplorare le dinamiche sociali e criminali della capitale economica italiana. Tuttavia, alla luce delle aspettative create dalla fama di produzioni precedenti come Gomorra e Romanzo Criminale, sembra che Gangs of Milano non riesca a cogliere l’occasione di offrire una rappresentazione profonda e coinvolgente del contesto urbano milanese e delle sue complessità.

La trama di Gangs of Milano

La serie, composta da otto episodi, si concentra su tre personaggi che già i fan di Blocco 181 hanno imparato a conoscere: Bea, Mahdi e Ludovico. Bea assume la guida della banda della Misa, controllando il traffico di sostanze stupefacenti in una Milano caratterizzata da locali alla moda e una socialità frenetica. Mahdi, successore dello zio, diventa il reggente del Blocco, gestendo affari illeciti legati al mercato immobiliare. Ludovico, invece, si fa coinvolgere in una spirale di eccessi e droghe, con l’intento di portare a termine un piano di vendetta personale. Un elemento fondamentale che unisce questi tre protagonisti è un problema comune che si ripercuote sulle loro vite e sulle loro scelte.

Oltre a queste figure già consolidate, la narrazione introduce anche il gruppo multietnico della Kasba, guidato da Zak e Nael, due giovani di origini arabe, che intendono conquistare il blocco e affermarsi nel panorama musicale trap. Tuttavia, i loro sogni si intrecciano con la microcriminalità e tensioni permanenti con i residenti del Blocco, creando fraintendimenti e conflitti. Questo contesto sociale, pur ricco di potenzialità narrative, è dove Gangs of Milano inizia a vacillare nel suo intento di approfondire il tema socioculturale.

Un’esperienza visiva deludente

Guardare Gangs of Milano si trasforma, purtroppo, in un’esperienza esasperante che evoca più un sospiro liberatorio al termine della visione piuttosto che un desiderio di continuare. Tra tutte le sue ambizioni narrative, la serie finisce per perdersi con una regia che si presenta come schizofrenica e confusionaria. Ogni storyline, pur cercando di emergere visivamente e cromaticamente, contribuisce a un insieme cacofonico e poco coerente, mancando di una chiara identità.

Il tentativo di apporre un’estetica distintiva alle tre trame, infatti, si traduce in una serie di scelte visive che sembrano oscillare tra un cliché banale e una ricerca stilistica senza reale necessità. Gangs of Milano mostra tratti di una produzione che tenta di emulare il passato, richiamando elementi visivi tratti dai videoclip degli anni ’90 e primi 2000, senza però integrarne la freschezza e l’originalità. Gli episodi, con durata tra i 48 e i 65 minuti, sembrano spesso allungati artificialmente, mentre le scelte di montaggio rivelano un accostamento forzato tra scene di azione e confronti emotivi in cui non si avverte una realizzazione soddisfacente.

Riflessioni su Milano e la criminalità

Una delle più grandi delusioni riguardo Gangs of Milano è rappresentata dalla sua incapacità di cogliere la gravità e la complessità degli eventi di cronaca che caratterizzano Milano. Pur avendo nel titolo un chiaro richiamo alla città, molte delle sue scene sono state girate in Torino, scelta che sembra ridurre a un mero sfondo il contesto milanese, ricco di strati storici e sociali. Temi rilevanti come le tensioni razziali o la microcriminalità giovanile, sempre più presenti nella metropoli lombarda, vengono trattati in modo superficiale, senza alcuna introspezione o approfondimento.

Le storie di questi giovani, intrappolati tra sogni e realtà cruenta, avrebbero potuto essere raccontate con più umanità e accuratezza. Al contrario, la narrativa scivola verso una glorificazione della vita di strada, poco consona a una rappresentazione equilibrata della realtà sociale. Gangs of Milano fa storcere il naso, non solo per la sua estetizzazione eccessiva ma anche per il messaggio che involontariamente veicola, ovvero un’idea semplificata e superficiale del crimine e delle sue conseguenze.

Gangs of Milano, al di là delle sue potenzialità narrative, si rivela un’occasione persa per raccontare un contesto urbano in trasformazione, dove la criminalità si intreccia a storie di vita reale in una cornice cinematografica.

Published by
Jessica Lacorte