Panorama

I colori di Cinzia

“Scatole dipinte, scrigni di passioni, contenitori di sogni, storie di donne” questa sera alla Pro Loco (ore 19:00) inaugurazione  della mostra curata da Cinzia Spiniello

(foto Sabino Battista)

Il mondo di Cinzia è appena fuori dai rumori, in alto. Si affaccia sui densi e frenetici tracciati di asfalto di Vallelunga e percorre la memoria di un fiume minaccioso e vitale, una volta. E’ un eremo urbano, un luogo di colori e di parole, dal quale lo sguardo corre lontano, verso le colline delle albe brumose e dei precoci tramonti invernali e poi ripiega sul terrazzo-giardino e indugia su un tavolo ingombro di cose. E’ qui, in questo osservare vicino-lontano e oltre che si addensa la memoria, si sedimentano le parole, si accarezzano i sentimenti e i colori e Cinzia Spiniello ritrova il filo di una antica passione, e si ritrova intatta e sorprende con la commovente purezza del suo sentire. In questo non luogo, solo d’inverno, si dilatano e prendono forma e sostanza le scatole dipinte, scrigno di passioni, rappresentazione di vite e di storie di donne.

Cinzia Spiniello

Dal mito omerico di Nausicaa, all’incanto misterioso e carnale de  Le mille e una notte, alla Ofelia (che da Shakespeare passa a Rimbaud, a Guccini a De Andrè), fino a Virginia W., Frida Kahlo, Nina di Faber e Margherita delle stelle, si dipana la lunga storia di passioni e di cadute, di luce e di sconfitte che segna l’universo femminile nel suo tormentato cammino. E tutto dice semplicità e verità: l’ingenua spontaneità e purezza del tratto pittorico, la cura meticolosa, ‘femminile’, del dettaglio, il recupero e il riuso di contenitori rifiutati e decontestualizzati e inesorabilmente condannati al degrado. Metafora della condizione femminile anche quando diventano scrigni preziosi di memoria, custodi di intimità in/violate, grani di un rosario di sofferenze e di riscatto. Proprio 90 anni fa (chissà quanto casuali le coincidenze) nell’inciso  “[…] an opinion upon a minor point […]”  di una lezione presso l’Università di Cambridge, Woolf definiva lo spazio fisico e psicologico dell’interiorità femminile  (“a woman must have money and a room of her own, if she is to write fiction”). Cinzia non ha una stanza tutta per sé, ma costruisce per sé, e per chi pudicamente si affaccia nella sua vita, “una capanna molto dolce dotata di aria e di miele”.

Raffaele La Sala

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Redazione