Il 'bad boy' delle false teste di Modigliani: un oncoimmunologo tra arte e ricerca - Ilsabato.com
La storia delle celebri false teste di Modigliani continua a far discutere, soprattutto alla luce del recente evento organizzato da Pier Francesco Ferrucci, il protagonista di questa vicenda. Con un passato che lo ha reso famoso quasi per un gioco, Ferrucci oggi si è affermato come oncoimmunologo di rinomata esperienza e presidente del Comitato scientifico della Fondazione Grazia Focacci. In questo articolo, esploreremo come la sua esperienza giovanile si intreccia con ricerche di grande rilevanza nel campo dell’oncologia.
Era il 1984 quando Pier Francesco Ferrucci, insieme ai suoi amici, ideò quella che sarebbe stata chiamata la “beffa del secolo”. La burla riguardava delle presunte teste di Modigliani, che sarebbero state scoperte a Livorno, la loro città natale. Un evento che inizialmente sembrava destinato a rimanere confinato al divertimento giovanile, ma che si trasformò rapidamente in un fenomeno mediatico di vasta portata. La burla si diffuse tanto da catturare l’attenzione di 14 milioni di spettatori in uno speciale televisivo della Rai. Ferrucci ricorda quel periodo come un momento di spensieratezza, senza immaginare la risonanza che la sua trovata potesse avere. “Pensavamo di finire sul giornale il giorno dopo e finita lì,” confessa, invece capì ben presto che le cose erano cambiate radicalmente.
L’incredibile attenzione mediatica portò Ferrucci a un anno e mezzo di fermo negli studi universitari. Tuttavia, quell’episodio costituì una svolta, indirizzandolo verso un futuro professionale incentrato sulla ricerca scientifica. Oggi, con un curriculum di tutto rispetto, non ha mai rinnegato quell’esperienza; anzi, la considera parte integrante della sua vita, capace di unire persone diverse per scopi più nobili, come la ricerca oncologica.
Il 1 aprile, in occasione del giorno dei pesci d’aprile, è stata organizzata una serata dal titolo “La beffa del secolo. Le teste di Modì tra scienza e charity” allo Sporting Club di Monza. Questo evento ha visto la partecipazione di Ferrucci assieme ad altri membri dello scherzo, e mira a raccogliere fondi per la ricerca oncologica. La serata non è solo una celebrazione del passato, ma un’opportunità per discutere temi vitali come la prevenzione e il supporto ai pazienti e alle loro famiglie.
La Fondazione Grazia Focacci, che promuove l’evento, ha un’importante storia di sostegno alla ricerca medica. Negli anni ha raccolto una notevole somma, avviando oltre 450 visite specialistiche e contribuendo a borse di studio nel campo della medicina molecolare. Ferrucci sottolinea come la responsabilità di un medico vada oltre il semplice esercizio della professione, ma abbracci anche l’impegno per la comunità.
Oggi, Ferrucci è un avanguardista nel settore dell’oncoimmunologia, un campo che promette avanzamenti significativi attraverso nuovi farmaci ad azione immunologica. La rivoluzione in atto nella ricerca cancerologica sta aprendo porte a terapie precedentemente impensabili. Tuttavia, si tratta di un settore costoso e, per questo, Ferrucci sottolinea l’importanza di diffondere la consapevolezza riguardo a queste nuove risorse, affinché possano essere accessibili a chi ne ha bisogno.
La Lombardia, regione in cui Ferrucci esercita, è caratterizzata da una ricca qualità di strutture e professionisti nell’ambito medico, ma la disomogeneità della loro distribuzione può ostacolare l’accesso alle cure. La proposta di Ferrucci è quella di creare un “hub” di riferimento che possa razionalizzare le risorse e rendere disponibili le nuove terapie a un numero maggiore di pazienti.
La serata dell’1 aprile è inoltre un esempio di come il territorio può fare sistema, attuando collaborazioni tra enti per un obiettivo comune. Ferrucci, insieme ad altri esperti, intende dimostrare che l’unione di intenti può fare la differenza nel panorama della ricerca oncologica.
Ferrucci non usa mai il suo passato come strumento di marketing, ma piuttosto come un modo per stabilire un legame con i suoi pazienti. Le storie raccontate durante le visite hanno il potere di rompere il ghiaccio e rendere l’atmosfera più serena. “Se si riesce a entrare in empatia con le persone, si apre un dialogo costruttivo,” osserva. La leggerezza di quel momento passato, sebbene legata a uno scherzo, è stata rielaborata in un contesto professionale che privilegia l’autenticità e la trasparenza.
Fino ad oggi, l’eco di quel ‘bad boy’ dalla mente creativa non ha abbandonato Ferrucci, il quale ha saputo trasformare un episodio di goliardia in un’opportunità di crescita personale e professionale. La chiave del suo approccio è stata la capacità di mantenere un atteggiamento incentrato sul servizio, non solo in ambito clinico, ma anche nella comunicazione e nella sensibilizzazione riguardo a temi fondamentali per il benessere e la salute della comunità.
Grazie a iniziative come quella del Pirellone, il legame tra cultura e ricerca continua a prosperare, sostenendo non solo la scienza, ma anche un dialogo costruttivo volto al futuro della medicina.