L'Editoriale

IL CANE CHE SI MORDE LA CODA

Alcuni giorni fa la città è andata di nuovo in tilt: quattro strade risultavano contemporaneamente chiuse o parzialmente chiuse, proprio nell’ora di punta del traffico (che coincide con l’apertura delle scuole cittadine) creando lunghe code e molti disagi. Via Melfi chiusa per lavori, via San Lorenzo per il mercato, via Gramsci semioccupata dai mezzi impegnati per i lavori nel fiume e via Roma paralizzata dal compattatore di Irpiniambiente (ma qualcuno giura di aver visto anche il camioncino delle luminarie natalizie).

E non è la prima volta! A dimostrazione che fra i vari uffici comunali non c’è raccordo, la mano destra non sa quasi mai che fa la sinistra e viceversa, determinando un inutile caos urbano ed evidenziando un livello di approssimazione che oramai è diventato intollerabile. Insomma, è così difficile fare in modo che se una strada è chiusa per lavori e un’altra per il mercato settimanale (eventi ampiamente noti), un combinato disposto già da solo sufficiente ad imbottigliare mezza città, non era proprio il caso di far parcheggiare una grossa betoniera nel bel mezzo di via Gramsci, dove, perdipiù, in questo periodo viene dirottato anche il flusso veicolare proveniente da via Pianodardine e via Manfredi a causa della chiusura di via Melfi?

Evidentemente ciò che il buon senso darebbe per ovvio, ad Atripalda diventa impraticabile. Così come appare un’impresa davvero impossibile quella di convincere i signori di Irpiniambiente che i compattatori non possono attraversare il centro città alle otto del mattina, soprattutto le strade a senso unico e quelle dove si affacciano le scuole. E se tutto questo accade è anche perché, come già evidenziato su queste colonne, il Comune si avvia a chiudere l’anno senza aver effettuato alcuna delle dieci assunzioni previste per il 2019 e, inconcepibilmente, neanche quella dei quattro ausiliari del traffico che, invece, sarebbero dovuti entrare in servizio più di un anno fa. Come un cane che si morde la coda, il Comune appare aggrovigliato intorno a sé stesso, rischiando l’autosoffocamento. E per questa ragione il sindaco Giuseppe Spagnuolo, giunto a metà del suo mandato, dovrebbe finalmente convincersi a rivedere la distribuzione delle deleghe (alcune delle quali poco centrate, altre sprecate, altre ancora sopravvalutate) e probabilmente anche a valutare l’inserimento di qualche valido rinforzo esterno. I passi indietro di Tony Trosi e Vincenzo Moschella non sono stati mai assorbiti e neanche la clamorosa impallinatura di Salvatore Antonacci. E oggi lo vedono tutti: strano che proprio il primo cittadino non se ne sia ancora accorto. Il sindaco si faccia coraggio e provi a dare un impulso vero alla sua attività di governo. E se i risultati sperati non dovessero arrivare, quantomeno potrà affermare di averle provate tutte.

Un saluto ed un ringraziamento, infine, all’amico Roberto Renzulli che, dopo quasi un quarto di secolo di leale e fraterna collaborazione, ha deciso di sostituire la penna con la tastiera, uscendo dal giornale e fondando un gruppo social, immaginando così di poter dare un contributo ancor più incisivo allo sviluppo di Atripalda. Lo seguiremo con immutato affetto. Ad maiora.

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Gianluca Roccasecca