Questa sera solenne cerimonia nella ricorrenza della morte del frate di Pietrelcina: le recensioni di Raffaele La Sala ed Umberto Della Sala
A seguire le note di Franco Carrarelli, Raffaele La Sala ed Umberto Della Sala
Franco Carrarelli:” La rappresentazione di questa opera va a completare la parete di fondo dell’altare di destra di m.2 x 1,85 dove è situato il Santissimo. Certo, non è stato facile progettare tale rappresentazione dopo che tanti grandi artisti hanno trattato lo stesso tema riscuotendo fama e successo mondiale. Il mio pensiero, di certo più umile, mi ha portato a figurare una tavola semicircolare intorno alla quale Gesù e gli apostoli prendono posto: una scena inserita in un arco trionfale in pietra vulcanica che lascia vedere ciò che accade d’intorno.
Ed ecco il cielo scuro con il sole al tramonto rappresentante “ il giorno che muore”; un tempestoso volo di gabbiani (simbolo di libertà) vuole evocare battiti di ali sopra la terra scossa dal movimento tellurico; il monte Calvario innalza le tre croci del violento travaglio, nell’imminente drammaticità della morte. In primo piano è raffigurata la scena conviviale della cena durante la quale Gesù pronunciò le tremende parole: “ Uno di voi mi tradirà ”. Tutti gli apostoli guardano il Cristo, tranne uno cui cade la borsa con i denari del tradimento. Altri elementi figurativi posti apparentemente senza una specifica motivazione, hanno anch’essi una valenza simbolica: la purezza della natura, con un ragno intento a tessere la sua rete e una coccinella sul bordo della voluta della pergamena appena sorretta da due chiodi; in basso, nella scena, è inserito un filo di ferro spinato che poi si trasforma in tralci con foglie verdi per rappresenta la natura che si risveglia e rivive – quindi “La Resurrezione”.
Gli apostoli e lo stesso Gesù, sono rappresentati con volti maturi di età per richiamare la vita terrena di sofferenze, pur se non rispettando l’iconografia tradizionale. Il messaggio visivo si stende su di una precaria pergamena, con lembi che sembrano staccarsi dal telaio, quasi a voler presagire altri messaggi visivi ancora da immaginare”.
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Raffaele La Sala:“Il maestro Carrarelli non finisce di stupire per la versatile e densa ispirazione artistica che si esprime, ormai da alcuni anni, nelle forme dell’iconografia sacra, ma riplasmata attraverso i segni di una personale e riconoscibile cifra stilistica. Si cimenta ora con giovanile entusiasmo con una delle pagine più profonde e tragiche del racconto evangelico, l’Ultima Cena, una delle più rappresentate, pressoché ininterrottamente dal IV-V secolo in poi (dai codici miniati ai mosaici bizantini, fino a Giotto, Duccio, Leonardo, Caravaggio, Rubens, Tiziano). Una storia che si spinge fino a tutto il ‘900 ed oltre (oggi anche nelle forme del messaggio pubblicitario deformante e provocatorio).
Un tema variamente riproposto nell’arte novecentesca (attraverso la rappresentazione iperrealista di Katherine Stuberghs alla fine degli anni ’30, al surrealismo di Salvator Dalì – che nel 1955 dava al Cristo il volto della moglie Gala – o alla pop art di Andy Warhol che, trent’anni dopo, frantumava e dissolveva i valori simbolici della Cena nella moltiplicazione iconica del dipinto leonardesco. Senza contare, naturalmente le repliche moderne più ovvie e rispettose dei grandi modelli del passato.
Date queste premesse il cimento di Franco Carrarelli, pure nel pieno di una lunga e riconosciuta maturità artistica, può apparire opera impari e persino velleitaria. Ma sono proprio queste le sfide alle quali Franco non si sottrae, con la pazienza e l‘orgogliosa consapevolezza dei vecchi maestri d’arte. Nella chiesa di San Pio ad Alvanite si ricrea l’atmosfera rarefatta delle antiche botteghe artigiane che un po’ stride con il contesto ma che, attraverso la vivida testimonianza dell’arte, si fa epifania di riscatto e di speranza.”
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Umberto Della Sala: “Da lungo tempo, il Maestro d’Arte Francesco Carrarelli, già docente apprezzato nella scuola media di Atripalda, dove per anni ha insegnato ad amare l’Arte a innumerevoli generazioni di studenti, trasmettendo passione, vena ed esperienza nei giovani allievi, è andato poi illustrando aspetti e luoghi della nostra cittadina con piglio e fervore costantemente giovanili, tenendo viva la luminosa tradizione pittorica di artisti atripaldesi. Appena in questi giorni, intanto, egli ha portato a compimento la rappresentazione iconica dell’Ultima Cena di Gesù e degli Apostoli, esprimendosi come sempre con alta perizia artistica e culturale, una stimolante descrizione pittorica di eventi sacrali con accurate iconografie e allegorie, impreziosendo le pareti di fondo racchiudenti il sacro altare, che, nude, apparivano alquanto slogate e disarticolate, tradendo una malavveduta intenzione di voler dare luce alla zona absidale.
Artisticamente mimetizzate, esse si sono invece trasformate in forme di un polittico stupendo, armonioso e coeso, che il Pittore ha inteso donare devotamente alla Comunità di Alvanite. L’incantevole polittico vuole esaltare, nell’ordine dei pannelli, le Opere e le istituzioni legate a San Pio, la Gloria della Resurrezione del Cristo, e infine l’esegesi propria carrarelliana dell’Ultima Cena. Ma in vero andrebbero preservati anche i pregevoli cartoni preparatori con i disegni in bianco e nero, che offrono spunti interessanti per un più attento esame dell’arte di Franco Carrarelli. Non vale per ora, in questa sede, trattenersi-ancora su dettagli e percorsi esplicativi riguardanti l’ultimo pannello del Carrarelli, “ La Cena della Passione “, dopo aver letto la “nota illustrata” stesa dallo stesso autore, che è già di per sé molto esaustiva ed approfondita”.