
La generazione Z è la più infelice: un'indagine rivela una solitudine diffusa tra i giovani - Ilsabato.com
Un recente sondaggio internazionale pubblicato su Newsweek ha messo in luce una realtà preoccupante riguardo al benessere psicologico delle nuove generazioni, in particolare della Generazione Z. Questa ricorrenza coincide con la Giornata mondiale della felicità, un evento che pone l’accento sull’importanza della felicità e del suo significato nella società moderna. Le statistiche emerse dall’indagine mostrano quanto la solitudine stia affliggendo i giovani, rivelando una condizione di malessere che attraversa diverse generazioni.
La solitudine delle nuove generazioni
Il sondaggio ha rilevato che l’80% della Generazione Z, composta da individui di età compresa tra 15 e 30 anni, ha sperimentato sentimenti di solitudine nell’ultimo anno. Di questi, un terzo ammette di sentirsi “spesso” o “regolarmente” solo. Un fatto inquietante, che suggerisce un’epidemia di isolamento che non si limita ai più giovani. Infatti, anche i Millennial, ossia coloro che hanno tra i 30 e i 45 anni, stanno vivendo esperienze simili, con il 72% che confessa di sentirsi solitario. La Generazione X, che va dai 45 ai 60 anni, e i baby boomer, ovvero le persone nate tra il 1946 e il 1964, non sono esenti da questa crisi: il 60% e il 45% di ciascuna delle due categorie, rispettivamente, ha dichiarato di provare la stessa sensazione. Questi dati sono stati condivisi dalla Fondazione della Felicità Ets, che si è prefissa di creare programmi educativi per migliorare il benessere degli studenti e degli insegnanti, costruendo ambienti scolastici più sani e felici.
Le cause dell’infelicità intergenerazionale
Analizzando le motivazioni alla base di questo malumore, gli autori del sondaggio indicano alcune cause chiave. La cultura dell’amore per i profitti, che negli ultimi decenni ha caratterizzato la società, ha spesso messo in secondo piano relazioni personali significative. I costi elevati degli affitti rendono difficile la stabilità abitativa, mentre l’insicurezza nel mercato del lavoro alimenta il senso di precarietà. Questa situazione è ulteriormente amplificata dai continui confronti sulle piattaforme di social media, che fanno sentire gli utenti inadeguati nel confronto con gli altri.
Un’altra problematica emersa è la mancanza di una vera comunità, che contribuisce ad alimentare il senso di isolamento. La cronaca quotidiana spesso denuncia un mondo in cui le interazioni umane genuine sembrano rare, lasciando gli individui con un senso di abbandono. Questo fenomeno, per quanto grave, non si limita alle relazioni personali e private, ma ha un impatto significativo anche sul mondo professionale.
L’impatto della solitudine sul lavoro e sulla vita quotidiana
Uno studio di MetLife, riportato da Fortune, evidenzia che solo il 59% della Generazione Z si sente felice nel proprio ambiente lavorativo. Questo dato è particolarmente allarmante se paragonato ad altre generazioni. Infatti, il 71% dei baby boomer si dichiara soddisfatto del proprio lavoro, sottolineando una differenza notevole nelle esperienze lavorative tra diverse classi generazionali.
Molti di questi giovani si trovano ad affrontare una realtà lavorativa faticosa, in cui l’assenza di opportunità significative e il costante stress da prestazione possono generare sentimenti di insoddisfazione. La preoccupante mancanza di controparte professionali stimolanti contribuisce a far sentire i giovani come se non appartenessero a un contesto lavorativo significativo.
Un report di The Children’s Society, The Good Childhood Report 2024, ha evidenziato ulteriormente le sfide affrontate dai 15enni italiani, che si trovano tra i meno soddisfatti della propria vita in Europa, superati solo da ragazzi in Regno Unito, Malta, Polonia e Germania. Questi indicatori pongono in evidenza una realtà complessa che i giovani devono affrontare quotidianamente, suggerendo un intervento necessario nell’ambito educativo e sociale per fornire loro gli strumenti adeguati a costruire una vita soddisfacente e significativa.