
La questione degli attaccanti italiani nel calcio: le parole di Paolo Pulici - Ilsabato.com
Il calcio italiano sta attraversando un periodo di riflessione sulla presenza dei giocatori nazionali nelle formazioni di club e nella Nazionale. Recentemente, Paolo Pulici, storica figura del Torino e attaccante di spicco negli anni ’70 e ’80, ha espresso le sue perplessità riguardo alla crescente predominanza di calciatori stranieri nel panorama calcistico italiano. Durante una serata di premiazione a Montecatini, dove ha ricevuto il Premio Maestrelli alla carriera, Pulici ha messo in luce questioni critiche che riguardano il futuro del calcio nostrano.
Stranieri e scelta dei giocatori
Secondo Pulici, la crescente presenza di giocatori stranieri nel campionato italiano non è solo una questione di preferenze tecniche, ma anche di costi. “Gli stranieri, evidentemente, costano meno”, ha affermato in modo diretto il ‘Puliciclone’, sottolineando che le scelte delle società calcistiche spesso non tengono conto del potenziale dei talenti locali. Ha messo in discussione la selezione dei giocatori, chiedendosi perché si debba dare spazio a chi ha legami lontani con l’Italia, come nel caso di alcuni calciatori che compongono la Nazionale. “Retegui e Kean in Nazionale? Ma per quale motivo dobbiamo far giocare chi ha il bisnonno italiano?” ha domandato, evidenziando come un tempo la questione fosse ben diversa: chi non era italiano non aveva accesso alle competizioni nazionali.
L’ex attaccante ha ulteriormente avvertito che le società dovrebbero investire principalmente sui giocatori nostrani, dedicando tempo e risorse alla scoperta dei talenti all’interno dei confini italiani. Pulici ha fatto riferimento ai suoi coetanei, come Riva, Boninsegna e Savoldi, lamentando che le nuove generazioni di tifosi sono lontane dalle figure che hanno segnato la storia del calcio italiano.
La situazione attuale del Torino
Rivolgendosi al suo amato Torino, Pulici ha evidenziato la carenza di calciatori italiani nella rosa attuale. Mentre nomi come Casadei e Ricci emergono, ha sottolineato che sbagliarsi nel valutare la qualità dei giovani non porta a risultati positivi. La società, secondo Pulici, non sta dando il giusto impulso al settore giovanile e questo si riflette sulla sostenibilità della squadra.
La preoccupazione più grande riguarda la direzione della società, con il presidente Cairo al centro delle discussioni. “La società è in vendita?”, ha chiesto retoricamente, mostrando scetticismo sulla possibilità di un cambio di rotta senza decisioni incisive. Secondo Pulici, il Torino oggi si trova in una posizione precaria, oscillando tra la medio-bassa classifica e la costante paura di retrocedere. La domanda sorge spontanea per i tifosi: “Quanto serve alla società per conseguire risultati dignitosi?”. Una frustrazione palpabile emerge, lasciando i sostenitori a riflettere sull’aspettativa di un futuro migliore per il club.
L’importanza dei bilanci e le aspirazioni europee
Pulici ha concluso con una critica alla gestione economica del Torino, sostenendo che i risultati sportivi non possono essere trascurati nemmeno in un contesto in cui i bilanci sembrano a posto. Tuttavia, si interroga su chi realmente ne trai beneficio se la squadra fatica ad emergere. Nonostante ufficialmente i conti siano in regola, i tifosi si domandano quale sia il costo reale di questi successi e ciò che servirebbe per tornare a competere ai vertici, compresa una eventuale partecipazione in Europa.
La speranza di Pulici, e di molti altri, è che il calcio italiano possa tornare a valorizzare i giocatori di casa. La sua analisi invita a un ripensamento riguardo alle politiche delle società, affinché i talenti nostrani possano avere nuovamente il loro posto di rilievo nel calcio professionistico.