I dati sulla spesa per lo smaltimento della frazione mista relativi al primo trimestre dell’anno sono i peggiori da quando è stato introdotto il sistema “porta a porta”
A quell’epoca, infatti, la differenziata si attestava intorno al 30%, costringendo il prefetto a nominare un commissario ad acta (nella persona dell’allora segretario generale Clara Curto) che nell’aprile 2013 avviò il “porta a porta” facendo schizzare nel giro di tre mesi la differenziata al 78% (fine giugno 2013), per poi assestarsi grosso modo intorno al 70% nei due anni successivi. E in quel periodo, per esempio, la spesa a costi invariati per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati relativa al primo trimestre ammontava a € 57.343,23 (gennaio-marzo 2014) ed a € 65.324,82 (gennaio-marzo 2015) cioè un terzo in meno di quella attuale.
Di questo passo, senza considerare, tra l’altro, che statisticamente il primo trimestre dell’anno è quello in cui si registra la minore produzione di rifiuti, la percentuale della differenziata a fine anno calerà almeno di altri 3 punti, scendendo abbondantemente sotto il 60%, un dato sempre più lontano sia dai livelli degli anni scorsi che dagli obiettivi minimi.
Il calo della differenziata non sfuggirà certamente ai nostri amministratori che, fra l’altro, hanno la possibilità di verificare le quantità di rifiuti indifferenziati indicate nelle fatture mensili nonché di visionare mensilmente i report di Irpiniambiente sull’andamento della raccolta relativo alle varie frazioni (lo scorso anno si registrò una diminuzione del conferimento di carta e imballaggi), utili a calibrare una efficace strategia di informazione e sensibilizzazione e, perché no, anche ad intensificare i controlli sulla regolarità dei conferimenti. Sarebbe però il caso di non aspettare ancora.