La sfida della premier Meloni alle notizie dal vertice europeo: tra immigrazione e difesa

Nella giornata del 17 marzo 2025, il panorama politico italiano si prepara a un momento cruciale con la premier Giorgia Meloni che si prepara a intervenire al Senato e alla Camera. Su come affrontare le questioni più delicate nel contesto europeo, Meloni dovrà fare un grande lavoro di sintesi per navigare tra le varie correnti interne ed esterne. Mentre si avvicina il Consiglio europeo, si evidenziano alcune criticità che potrebbero influenzare i futuri sviluppi della situazione.

La delicatezza dei rapporti all’interno della maggioranza

Sintomi di tensione si avvertono già in seno alla maggioranza, dove Meloni dovrà confrontarsi anche con le posizioni dei suoi alleati. Con un’agenda del Consiglio europeo che abbraccia temi fondamentali come l’Ucraina, la competitività, l’immigrazione e la difesa, la premier cercherà di non alienare nessuno dei suoi partner politici. L’attenzione si concentra in particolare sulla questione del riarmo, considerata tabù da Matteo Salvini, primo sostenitore di una posizione più cauta.

Meloni, per evitare un’erosione della sua maggioranza, giocherà di astuzia, evitando di esplicitare posizioni drastiche e preferendo un linguaggio vago e diplomatico. Nell’ambito della lotta contro l’immigrazione clandestina e il terrorismo, la premier punterà a soluzioni più orientate verso investimenti in sicurezza interna piuttosto che su un riarmo europeo. Questa decisione potrebbe anche influire sulla sua capacità di affrontare eventuali attacchi da parte dell’opposizione, costringendola ad affrontare direttamente il tema del riarmo, ma senza compromettere l’alleanza con Salvini.

Maggioranza fragile e incertezze economiche

La discussione sul finanziamento dei piani di difesa e sicurezza rappresenta un ulteriore nodo da sciogliere per il governo. Attualmente, sul tavolo ci sono 150 miliardi di euro proposti dalla Commissione europea, che formeranno parte di un nuovo debito comune destinato a finanziare prestiti. L’Italia potrebbe ottenere una cifra compresa tra 15 e 18 miliardi, ma si tratta di un impegno che deve essere chiaramente restituito. Le proposte del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si concentrano su una garanzia UE di 16,7 miliardi per stimolare investimenti privati. Tuttavia, la questione economica non è solo teorica, poiché ciascun Paese sarà in grado di spendere fino all’1,5% del proprio PIL in investimenti difensivi senza che questi siano conteggiati nel Patto di Stabilità.

Questa situazione genera complessità per il ministero dell’Economia, che dovrà articolare chiaramente i progetti e le scadenze prima di considerare le necessarie coperture. La discussione sul riarmo non è soltanto una questione formale; implica un chiarimento su come e dove si possano orientare queste spese. È una questione cruciale, considerando le divergenze di opinioni riguardo l’uso di tali fondi, tra acquisto di armamenti e investimenti in infrastrutture o potenziamento delle forze dell’ordine.

Le sfide future della politica estera italiana

Un ulteriore capitolo si apre con la crescente difficoltà di mantenere un’equidistanza nelle relazioni internazionali, particolarmente nel contesto delle pressioni anglo-francesi che tendono a distanziare l’Europa dagli Stati Uniti. Meloni ha finora cercato di mantenere buone relazioni con entrambi i lati, ma la situazione potrebbe non reggere a lungo termine, specialmente in vista di un incontro previsto con Donald Trump, un momento cruciale per la definizione della sua strategia.

Questo scenario complesso impone a Meloni di destreggiarsi non solo tra le varie correnti interne alla sua coalizione, ma anche tra le pressioni esterne e le aspettative altrui. Gli sviluppi futuri potrebbero portare a scelte politiche significative, e la capacità di Meloni di guidare il Paese attraverso queste sfide rimarrà sotto i riflettori, mentre gli italiani e gli europei guardano con attenzione a come si evolveranno le prossime settimane.

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Jessica Lacorte