La terra dei fuochi

Atripalda è inquinata, decine e decine di atripaldesi sono malati, molte famiglie hanno pagato e stanno pagando un conto salatissimo

Si salvi chi può! Faremo la fine dei topi in trappola!

Abituati per anni a pensare che la “Terra dei fuochi” fosse una zona circoscritta nella periferia tra le provincie di Napoli e Caserta, i cittadini di Atripalda e della Valle del Sabato hanno dimenticato di trovarsi su una bomba ecologica, anzi dentro una bomba ecologica, perché qui da noi i rifiuti non li hanno mai sotterrati (almeno finora). Noi i rifiuti ce li siamo tenuti a cielo aperto, piramidi di ecoballe dimenticate da tutti, dopo i primi strilli “preelettorali”. Le ecoballe non ce le ha portate la camorra, ma lo Stato e le Istituzioni locali che ancora oggi non si adoperano per rimuoverle

Ma mica finisce qui… Atripalda rispetta in pieno la tendenza italiana a costruire case e palazzi ben oltre le necessità abitative. Tonnellate di cemento (categoricamente cemento della camorra) che hanno consumato ulteriore suolo al territorio. Senza che ce ne fosse la necessità  […]. E’ così che compiono gli scempi, è così che scompaiono decine e decine di alberi nell’indifferenza più totale, con gli addetti ai lavori che se interpellati non sanno cosa rispondere, perché non sanno, non se ne curano. E se pure arrivasse una risposta essa sarebbe anche peggio. Del tipo: l’accordo prevede che il legname di risulta diventi proprietà della ditta che si è occupata del taglio e dell’abbattimento. Basta fare un giro nella ex Contrada Santissimo per verificare l’ennesimo schiaffo al verde pubblico atripaldese. Ma anche dietro al Palazzo Scolastico dove gli alberi erano la giusta cornice alla quotidianità dei bambini. Alberi violentati da tagliaboschi “sine cerebro”, senza che nessun dipendente comunale, nessun vigile, nessun tecnico si sia degnato di seguire e controllare i lavori nelle fasi importanti, ma a cose fatte si fingevano sopralluoghi… […] Persino di notte gli operai della ditta venivano a completare il lavoro lasciato in sospeso… a fare legna per l’inverno. Qualcuno dirà: è manutenzione, i costi si riducono se la legna se la prende la ditta. […]. E con le potature ordinarie non è andata meglio, solo i ciechi e i prevenuti non hanno visto le pessime condizioni in cui versava il verde pubblico dopo tali interventi: uno strazio, […] rasamenti random indegni e senza decoro. […]

Tutto questo rientra, anche se qualcuno proverà a capovolgere la situazione, nella completa indifferenza della politica e dell’Amministrazione per la salute pubblica.

Eppure gli allarmi provengono da ogni parte, le condizioni ambientali dell’aria, delle acque e dei prodotti della terra sono ad un livello critico senza precedenti. Purtroppo non lo certifica l’evanescente ARPAC, che stranamente, da anni non fa rilievi sulle condizioni ambientali in cui Atripalda versa. La vera certificazione arriva dai morti per tumori, dai casi di malattie neoplastiche dovute all’inquinamento. Uomini, donne, anziani, bambini, i casi di malattia non hanno risparmiato nessuna categoria di età, quasi ogni famiglia atripaldese ha avuto un caso di cancro in casa oppure conosce da vicini la problematica. Questo dato non è scritto da nessuna parte, purtroppo, non esiste un Registro dei Tumori, gravissima mancanza da parte dell’ASL ma soprattutto da parte dei Medici di Base che, con i dati in loro possesso, potrebbero, per primi e senza possibilità di obiezione, palesare una percentuale altissima di mortalità tra i loro assistiti. I medici sanno e non possono non sapere a cosa sia dovuto tutto ciò, ed il loro silenzio e il continuo diniego a fornire informazioni precise per la creazione del Registro, fa sorgere il legittimo sospetto che ci siano interessi celati. Silenzio che fa il gioco della politica che intanto negli anni ne ha approfittato mettendo la problematica nel cassetto. Una politica che nasconde e che pregiudica il futuro di intere generazioni, oltre a quelle già condannate alla malattia e alla sofferenza.

Non so quali e quante altre medaglie si appunteranno (ed appunteranno ad altri “verdi eroi”, ai tagliatori selvaggi di splendide siepi per motivi che solo una mente contorta può giustificare) gli addetti ai lavori nel settore specifico, ma intanto l’Isochimica resta la nostra Chernobyl, l’incendio dell’IRM la nostra Seveso, la Novolegno la nostra Ilva. E pensare che qualche mese fa (era di novembre) taluni amministratori si vantavano in pompa magna di aver condiviso e portato anche Atripalda a partecipare all’iniziativa la “Giornata internazionale dell’albero”. Come può definirsi questo: cialtroneria, sottovalutazione, ignoranza, pressapochismo? Sulle politiche di raccolta, di riciclo, di separazione, smaltimento stendiamo un velo pietoso: da una parte le abitudini di conferimento dei rifiuti domestici dei cittadini che nessuno ha avuto la volontà di correggere, dall’altra la “distrazione” dei “più votati”. Si è così creato uno stato di anarchia in molte zone di Atripalda, dove ognuno fa un po’ come vuole, in barba ai regolamenti e alle norme inerenti la salute e l’igiene.

Il Sindaco è chiamato a dare una risposta, si rivolga al suo assessore delegato e diano insieme un segnale univoco, un punto di svolta nella gestione delle delicate questioni ambientali legate all’inquinamento. Non stiamo parlando di poltrone, e di potere, ma parliamo di un atto di verità, di buona amministrazione, di vera cura per il benessere di tutti i cittadini che vivono nel territorio atripaldese.

Atripalda è inquinata, decine e decine di atripaldesi sono malati, molte famiglie hanno pagato e stanno pagando un conto salatissimo. È arrivato il tempo di scegliere se continuare in un comportamento omissivo e criminale oppure cominciare a capire che si possono mettere in atto tutta una serie di iniziative tendenti al miglioramento della qualità della vita. Isole pedonali, domeniche ecologiche, limitazioni del traffico negli orari di punta, sensibilizzazione sui temi ambientali nelle scuole e nelle famiglie, un miglior metodo di raccolta e conferimento dei rifiuti, coinvolgimento di soggetti esperti in materia di inquinamento, far sentire la voce delle Istituzioni nei luoghi preposti, come Procura e Prefettura, obbligare l’ARPAC a fare rilievi congrui e periodici sono solo una parte dei suggerimenti che nel tempo sono stati dati ma che sono rimasti lettera morta.

Il Sindaco ha il potere di interrompere questo silenzio, egli è il primo responsabile della salute della cittadinanza, come lo sono stati i suoi predecessori, che è giusto sottolineare non hanno fatto meglio; è qui che si può consumare un’inversione di tendenza dimostrando di valere davvero quanto si professa, senza giochi di parole, senza convenienze, senza ricatti, senza nascondersi.

Del resto come ci si nasconde di fronte ad un bambino di pochi anni che ha un tumore ai linfonodi?

Ci vuole coraggio, onestà intellettuale, cooperazione, attenzione. Atripalda non merita di morire di indifferenza. E se è il caso qualcuno potrebbe (e dovrebbe) rassegnare le dimissioni ed ammettere di aver fallito su tutta la linea, i fatti, gli episodi sono talmente lampanti che a questo punto è solo l’attaccamento alla poltrona a mantenere in sella certi attori consumati che ormai non ingannano più nessuno se non chi tace per convenienza e tornaconto personale.

Luca Criscuoli

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Redazione