La triste parabola del sindaco Spagnuolo e l’urgenza di voltare pagina

Lettera aperta di Mirko Musto, dirigente cittadino dell’Udc

Mirko Musto (foto Antonio Cucciniello)

Caro Direttore,

approfitto del felice ritorno de “Il Sabato” nelle edicole della nostra città per riaprire un dibattito che in questi mesi si è spento lentamente sul fallimento di questa amministrazione guidata da Paolo Spagnuolo.

Il sindaco di Atripalda non è solo un riconosciuto opportunista ma ha anche una bella faccia tosta. I suoi continui passaggi di casacca sono oramai famosi. Si butta dove tira il vento, l’ha ampiamente dimostrato in questi anni. Ma il fatto che oggi si definisca un “renziano convinto” è qualcosa che non si riesce a comprendere. E’ passato da un partito all’altro: da An alla Margherita, dall’Udc a Scelta Civica, non ultimo alle regionali si è diviso tra Pd e Ncd. Ora manca solo il Movimento 5 Stelle! Una triste parabola: questa è la politica di Paolo Spagnuolo, ma non la politica che ha sempre caratterizzato questo paese. In pochi anni Spagnuolo si è rivelato per quello che realmente è: un vero camaleonte, cambia pelle a seconda dell’interlocutore. Oggi ha una maggioranza risicata e allora che fa? Si contorna di due volpi e qualche cornacchia per gestire con un tacito accordo la macchina amministrativa. Il confronto politico, ma anche quello doveroso con i cittadini, risulta marginale, si parla con gli amici (e i soci) vecchi e nuovi, parenti, cugini.

Il percorso amministrativo di Paolo Spagnuolo e di qualche assessore (che non ha nulla da perdere, ma tutto da guadagnare) è fatto di annunci roboanti, ma anche di troppi silenzi. Sono solo un ricordo le sue lunghe interviste, le denunce quando era seduto tra i banchi della minoranza. Più volte nel corso di questi anni abbiamo invitato il sindaco ad avere più rispetto per il ruolo svolto dai partiti, dall’opposizione, ma anche dagli organi di stampa. Questa amministrazione vaga nello spazio, non si assume le proprie responsabilità ma è sempre pronta alle rivendicazioni personali. E se qualcuno avanza qualche critica, la maggioranza non ha dubbi: sono solo chiacchiere da bar.

Oggi un velo pietoso copre tante questioni, soprattutto quelle dai risvolti economici, sociali ed occupazionali che avrebbero meritato più trasparenza, più attenzione e più senso di responsabilità. I voucher lavoro, per esempio: a chi vengono offerti? E attraverso quali procedure selettive? La recente assunzione di una decina di giovani al Comune: si può sapere chi sono? Quali mansioni svolgono? Come sono stati individuati? Da chi? E l’assistenza sociale possiamo ancora chiamarla così o sarebbe meglio coniare definizioni alternative? E, ancora, vogliamo analizzare la pressione fiscale? Vogliamo spiegare ai cittadini perché dopo aver raddoppiato la percentuale di raccolta differenziata si sono visti premiare con un clamoroso aumento della tassa sui rifiuti? E, ancora: Abellinum, Centro Servizi, parcheggi, dipendenti comunali (il caso dell’ex comandante Giannetta è a dir poco eclatante!), incarichi esterni, per finire con la ridicola vicenda dell’assunzione di due dipendenti comunali. Per la verità, questi sono solo gli ultimi scivoloni (in ordine di tempo) di questa amministrazione che di guai ne ha già combinati parecchi, mentre la città sprofonda. Mi chiedo, da dirigente di partito, ma anche da semplice cittadino: questi problemi interessano ancora a qualcuno? Perché non c’è un confronto politico. Neanche una difesa accorata. Solo il nulla e qualche sorrisetto.

Per quanto ci riguarda, quando abbiamo capito il fallimento di questa amministrazione (che pur abbiamo contribuito a far eleggere), ma ancor più quando abbiamo capito che ad Atripalda decidono altre entità, non abbiamo esitato ad andare via, perché il nostro patto con gli elettori non prevedeva l’attaccamento alla poltrona.

Ora per il futuro, c’è un solo rimedio: si parte da Atripalda. Dal quel fervore politico, culturale, commerciale che negli anni ha sempre caratterizzato la nostra città. C’è la necessità di azzerare tutto e tutti per recuperare dinamismo e attenzione per il futuro del nostro territorio. Questo è prima di tutto il mio impegno, quello del mio partito che in questi anni non ha mai interrotto il rapporto con i cittadini. Chi, invece, ha deciso di affondare questa città non può ricordarsi tra un anno di essere un uomo di partito. Una grossa parte del Pd non apprezza il lavoro di Spagnuolo, eppure continua a fare la stampella di questa amministrazione. Noi sappiamo da che parte stare: saremo alternativi a Paolo Spagnuolo e a tutta la sua amministrazione. Siamo pronti a immaginare e disegnare la città di domani, la città degli Atripaldesi e non dei forestieri; siamo pronti a rimboccarci le maniche e a lavorare duramente per invertire la rotta e dare a questa città una prospettiva bella e pulita; siamo pronti a discutere di politica soprattutto con la gente. C’è urgenza di voltare pagina. Ci interessa, perciò, costruire una classe dirigente di persone perbene, di sostanza e non di facciata. Una classe dirigente che parli ai cittadini. Non con un percorso solitario, ma insieme a tanti altri (partiti, movimenti, associazioni) per includere e non per escludere, un percorso condiviso e partecipato. Ora dobbiamo concentrarci su questo. Non sui nomi di possibili candidati o su chi dovrebbe fare il sindaco. Poi inizieremo ad individuare le figure migliori e in grado di rappresentare la nostra città.

L’amministrazione targata Paolo Spagnuolo è solo una brutta avventura, una triste pagina politica, un pessimo ricordo. Noi guardiamo avanti, al futuro.

Mirko Musto (dirigente Udc Atripalda)

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Redazione