LIBERI TUTTI… DALLA SERA ALLA MATTINA


Atripalda, come altri cinquecento comuni campani, si è trovata improvvisamente quasi catapultata fuori dall’emergenza coronavirus senza, probabilmente, aver capito neanche bene perché. Dalla sera alla mattina, lo scorso fine settimana, mentre il sindaco Spagnuolo stava ancora illustrando in conferenza stampa le “novità” della cosiddetta “Fase 2”, spiegando che sostanzialmente poco o nulla sarebbe cambiato rispetto alla “Fase 1” se non che si sarebbe potuto, con grandissima prudenza, far visita ai propri congiunti, ecco che il governatore della Regione firmava una sorta di “liberi tutti”, cancellando le limitazioni alle uscite e autorizzando la somministrazione di cibi e bevande da asporto.

Una decisione, quella di De Luca, attesa da due mesi, ma che di fatto, per come è arrivata, ha spiazzato tutti, evidenziando non solo l’assoluta mancanza di coordinamento quantomeno fra gli enti locali, ma soprattutto generato la sensazione che in fondo le misure restrittive, eliminate da un colpo di spugna, più che una esigenza fossero quasi un capriccio. Difficile capire il perché di un dietro front così precipitoso, speriamo solo di non doverne registrare conseguenze negative causate dall’impreparazione e dall’improvvisazione.

I cittadini, infatti, fiaccati da una lunga clausura, si sono ritrovati da un giorno all’altro a poter fare quasi tutto ciò che magari avevano desiderato per due mesi e cioè uscire di casa senza doversi giustificare, rivedere amici e parenti, passeggiare senza meta e così via. Ma gli effetti indesiderati di quella che viene definita “libertà vigilata” si sono visti abbastanza in fretta perché se è vero che complessivamente la città ha risposto bene durante il periodo di “carcerazione domiciliare”, è anche vero che nell’ultima settimana non è stato difficile scorgere comportamenti rischiosi come gli assembramenti più o meno spontanei ed il non corretto utilizzo della mascherina obbligatoria. Diciamola tutta: se il virus fosse davvero fra di noi, oggi starebbe certamente circolando con molta più facilità di prima. È il prezzo da pagare alla necessità di ripartire? D’accordo. Speriamo solo che i rischi siano stati calcolati e che non saremo costretti a tornare tutti dentro.

E lo stesso è valso per le attività commerciali. Solo qualche giorno prima del “liberi tutti” di De Luca i piccoli impreditori di Atripalda, sulla scia di quanto fatto in altre realtà, avevano simbolicamente consegnato le chiavi delle loro attività al sindaco perché per loro sarebbe stato impossibile rialzare le saracinesce senza aiuti o garanzie. Tranne qualche eccezione, invece, quasi tutte le attività di somministrazione di Atripalda, nel giro di un paio di giorni, si sono riorganizzate ed hanno riaperto, più o meno convintamente, provando a ripartire in qualche modo. Giusto così, certamente. Speriamo solo che ci sia stato il tempo di fare le cose perbene per tutelare la salute delle persone ed evitare possibili occasioni di contagio.

E anche la stessa Amministrazione si è fatta trovare impreparata perché mentre pensava che la ripresa sarebbe stata più graduale e gestibile, si è dovuta riorganizzare in fretta per infittire controlli, interpretare ordinanze, accelerare la riapertura del cimitero (inizialmente prevista per martedì 12 maggio), sanificando qua e là, mentre si distribuivano le mascherine ai minori offerte dalla Regione Campania e i pacchi alimentari, nel frattempo quasi esauriti. Senza contare la scivolosa e complicata gestione della seconda distribuzune dei voucher alimentari, nientaffatto semplice, anche perché priva di una adeguata copertura economica che rischia di penalizzare chi ne avrebbe davvero diritto.



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