Panorama

Nasce il comitato “Abellinum”, Troncone: «Ci unisce il desiderio di tutelare la nostra storia»

Cittadini ed associazioni si sono uniti per la salvaguardia del patrimonio archeologico: «Chiederemo al sindaco di riceverci per farci spiegare cosa esattamente è stato ritrovato in via Appia e cosa prevede l’accordo fra la proprietà e la Sovrintendenza»

Gerardo Troncone, 73 anni, presidente del Gruppo archeologico Avellino (foto il Ciriaco.it)

Domenica scorsa, nella sede della Pro Loco, si è formalmente costituito un comitato con lo scopo di favorire la salvaguardia, la tutela e la valorizzazione dell’antico centro di epoca romana “Abellinum”. Hanno già dato la propria adesione sia cittadini che associazioni (Gruppo archeologico, Acli, Pro Loco, Velecha ed Heraion) e chi volesse farlo può utilizzare l’indirizzo di posta elettronica abellinum2000@gmail.com. A fungere da “addetto stampa” è l’ing. Gerardo Troncone, 73 anni, presidente del Gruppo archeologico Avellino, esperto di storia ed archeologia.

Presidente, la nascita del comitato è coincisa con la ripresa dei lavori alla stazione di servizio di via Appia: che nesso c’è fra le due circostanze?

«Il rinvenimento dei reperti in via Appia ha rappresentato certamente l’occasione per ritrovarci a discutere di una tematica che ci sta molto a cuore, ovvero la salvaguardia e la valorizzazione di Abellinum, cioè di un patrimonio archeologico fra i più importanti d’Italia, che abbraccia circa mille anni di storia, dall’età pre-romana del IV secolo a.C. a quella romano-cristiana del VI secolo d.C.. L’obiettivo del comitato è quello di accendere i riflettori, senza polemiche, ma con spirito costruttivo e collaborativo, su un complesso di beni troppo spesso trascurato, se non devastato, e vittima di operazioni non sempre trasparenti».

Quale sarà la prima iniziativa?

«Subito dopo la costituzione del comitato ci siamo accordati per chiedere un incontro ufficiale al sindaco di Atripalda allo scopo di conoscere nel dettaglio la natura dei reperti emersi nel corso degli scavi effettuati in via Appia. Al momento, infatti, tranne un comunicato stampa non del tutto esaustivo diffuso dalla Sovrintendenza sei mesi fa a seguito di una preoccupata segnalazione del Gruppo archeologico che presiedo e qualche foto scattata “furtivamente”, non sappiamo assolutamente nulla su cosa sia stato trovato, né tantomeno sappiamo nulla sui presunti accordi fra la proprietà e la Sovrintendenza di cui abbiamo avuto notizia proprio da questo giornale».

E perché pensate che il sindaco sia l’interlocutore più adatto?

«Il sindaco è la massima autorità territoriale e non può non essere aggiornato su ciò che riguarda un importante sito archeologico, così come non può non sapere nulla dell’intervento edilizio in atto prima della sospensione. Ovviamente, se dopo l’incontro dovessimo renderci conto che neanche il sindaco è a conoscenza di tutti i dettagli, ci preoccuperemo di coinvolgere la Sovrintendenza e, comunque, di attivare ogni procedura che la legge prevede per acquisire le informazioni».

Resta il fatto che i lavori sono ripresi e che i setti murari emersi sei mesi fa sono stati interrati e sovrastati da un magrone…

«Ed infatti speriamo che il sindaco ci dia informazioni più precise anche sul tipo di accordo raggiunto e, soprattutto, ci dica se ha partecipato attivamente alle “trattative” ed eventualmente quali sono state le sue proposte perché noi ci aspettiamo che fra i diritti della proprietà e i doveri della Sovrintendenza ci sia stato qualcuno che abbia rappresentato adeguatamente la necessità di salvaguardare la storia e l’identità del territorio».

Che idea si è fatto sul compromesso raggiunto fra la proprietà e la Sovrintendenza?

«Non saprei risponderle perché non sappiamo davvero nulla su cosa sia emerso, né quali valutazioni siano state fatte, né le conclusioni. Le testimonianze archeologiche servono a ricostruire la storia, quando ci verranno illustrate le saprò dire se a mio parere meritavano di essere salvaguardate o “tombate”, non esitando a manifestare il mio eventuale dissenso. Ciò che registro, intanto, è che inizialmente dovevano essere realizzati dei plinti di fondazione, scavando a fondo nel terreno, mentre oggi osservo che i plinti sono spariti. Sia chiaro che sono convinto della buonafede e della correttezza della proprietà, che punta a difendere un proprio interesse legittimo, anche perché il bene va tutelato contemplando le esigenze del privato, ciò che mi preoccupa è l’atteggiamento delle istituzioni e la carenza di informazioni».

Ma cosa potrebbe esserci lì sotto di così importante?

«Un’ampia documentazone scientifica dimostra che sotto qualche metro di terreno dovrebbero esserci i resti di un anfiteatro romano, come ce ne sono in altre zone della Campania come Avella o Sessa Aurunca, ed il rinvenimento di alcuni pezzi di mura curve in opus reticolatum sembrerebbe confermarlo, ma ufficialmente non sappiamo ancora nulla. Atripalda, è bene ricordarlo sempre, vanta un enorme patrimonio storico e archeologico, che potrebbe rappresentare un’opportunità per tanti giovani: le numerose epigrafi, la tomba macedone, la Civita ancora inesplorata, l’acquedotto augusteo che nasceva proprio ad Abellinum e tante altre ricchezze meriterebbero senz’altro più attenzione. Ed è proprio ciò che intendiamo ottenere con la costituzione del nostro comitato».

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Gianluca Roccasecca