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Pensioni più basse a marzo - (ilsabato.com)
L’Inps ha rilasciato il calendario dei pagamenti delle pensioni di marzo 2025, ma gli importi potrebbero ridursi fino a 60 euro
Marzo 2025 si avvicina e con esso si delineano le nuove modalità di pagamento delle pensioni da parte dell’INPS. Tuttavia, per molti pensionati italiani, il cedolino di marzo si preannuncia ben diverso da quello di febbraio. Infatti, è previsto un abbassamento degli importi, con una riduzione che potrebbe arrivare fino a 60 euro.
La causa di questo fenomeno è da ricercare nelle trattenute per le addizionali regionali e comunali. Sebbene alcuni media stiano parlando di possibili aumenti grazie alla rivalutazione delle pensioni e ad eventuali arretrati, è fondamentale fare chiarezza sulle reali novità che interesseranno i pensionati nel mese di marzo.
Pensioni di marzo: ecco le brutte notizie
L’INPS ha già pubblicato il calendario dei pagamenti per il mese di marzo 2025. Le pensioni saranno disponibili secondo il seguente schema:
- 1° marzo 2025: ritiro in contanti presso Poste Italiane, in ordine alfabetico.
- 3 marzo 2025: accredito su conti correnti bancari e postali.
Per quanto riguarda il ritiro presso gli uffici postali, le date specifiche sono le seguenti:
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- Sabato 1° marzo: cognomi dalla A alla B
- Lunedì 3 marzo: cognomi dalla C alla D
- Martedì 4 marzo: cognomi dalla E alla K
- Mercoledì 5 marzo: cognomi dalla L alla O
- Giovedì 6 marzo: cognomi dalla P alla R
- Venerdì 7 marzo: cognomi dalla S alla Z
Questo sistema di pagamento, che segue una logica di ordine alfabetico, è stato adottato per evitare assembramenti e garantire una gestione più fluida delle operazioni di ritiro.
Il cedolino di marzo 2025 mostrerà due principali variazioni rispetto ai mesi precedenti. Da un lato, ci sarà la tanto attesa rivalutazione degli assegni pensionistici: le pensioni minime subiranno un aumento del 2,2%, il che significa un incremento di circa 13 euro, portando l’assegno minimo a 616,67 euro. Inoltre, alcuni pensionati beneficeranno di un recupero dello 0,8% legato all’inflazione. Dall’altro lato, però, si assisterà al ripristino delle trattenute fiscali. Le addizionali regionali e comunali, calcolate in base al reddito e alla residenza, ridurranno l’importo netto dell’assegno pensionistico, e in molti casi l’aumento sarà totalmente compensato da queste trattenute, portando a una diminuzione rispetto al mese precedente.
Un esempio concreto può chiarire la situazione: un pensionato che riceve 1.500 euro lordi di pensione e risiede a Roma, dove l’addizionale comunale è dello 0,9%, dovrà versare circa 58 euro nel cedolino di marzo. Per questa persona, quindi, la riduzione dell’assegno sarà ben più significativa rispetto all’aumento previsto dalla rivalutazione.
Per comprendere meglio perché molti pensionati si troveranno con un assegno ridotto, è importante analizzare il funzionamento delle trattenute fiscali. Le addizionali regionali vengono trattenute mensilmente dall’INPS da gennaio a novembre di ogni anno e si riferiscono all’anno precedente. Pertanto, nel 2025, i pensionati si troveranno a pagare le addizionali relative al 2024.
Le addizionali comunali, d’altra parte, seguono un processo in due fasi. A marzo, inizia la trattenuta dell’acconto, che equivale al 30% dell’importo totale dovuto. Successivamente, da gennaio a novembre dell’anno successivo, verrà trattenuto il saldo. Questo sistema di doppia trattenuta è responsabile dell’abbassamento dell’importo netto della pensione di marzo rispetto ai mesi precedenti.
Mentre alcuni media evidenziano i benefici della rivalutazione delle pensioni, è fondamentale sottolineare che questa notizia si riferisce a un cambiamento già avvenuto a gennaio. Gli assegni pensionistici sono stati ricalcolati all’inizio del 2025, e l’aumento del 2,2% per i trattamenti minimi è una misura già applicata nei mesi precedenti.