Pianodardine, chiusa industria di conserve


I sigilli sono scattati su disposizione della Procura per le violazione emerse a seguito degli ultimi controlli chiesti dal “Comitato salviamo la Valle del Sabato”

La Meridionale Alimenti di Pianodardine

La Meridionale Alimenti di Pianodardine

I Carabinieri del Noe di Salerno, agli ordini del Maggiore Giuseppe Ambrosone, ad Avellino, coadiuvati dai Carabinieri di Atripalda e Montefredane, hanno apposto i sigilli di sequestro alla Meridionale Alimenti, una nota industria di conserve alimentari in scatola di Pianodardine. I sigilli sono scattati questa mattina in esecuzione del decreto del GIP del Tribunale di Avellino, Giovan Francesco Fiore, a conclusione dell’indagine che è stata direttamente coordinata dal Procuratore Capo Rosario Cantelmo.

L’intervento segue l’esposto del “Comitato Salviamo la Valle del Sabato” in relazione all’inquinamento ambientale causato dagli insediamenti del distretto industriale interessante i comuni di Avellino, Atripalda e Montefredane. È lo stesso GIP, nel provvedimento di sequestro che evidenzia “visto l’esposto del Comitato Salviamo la Valle del Sabato dal quale emerge che gli abitanti della zona sono costretti da anni a vivere con cattivi odori, insetti, fumi e rumori insopportabili”, che “dalla relazione dei Carabinieri emerge che nei pressi dell’industria alimentare si avvertivano forti esalazioni maleodoranti e nauseabonde, miasmi di intensità tale da rendere irrespirabile l’aria”, che “viste le informazioni fornite dagli abitanti della zona dalle quali emergono le insopportabili condizioni di vita cui questi sono costretti, attese le insistenti e pregnanti esalazioni di odori nauseabondi e molesti” e che “tale procedimento penale è uno dei punti di approdo delle indagini condotte in relazione al fenomeno delle esalazioni lamentato dalla popolazione residente”

La Procura della Repubblica ha chiesto di procede a carico del legale rappresentante dell’azienda per le violazioni riscontrate, come lo smaltimento illecito di liquami di lavorazione, fanghi e acque reflue che finivano direttamente nel Torrente Cardogneto, attraverso tubi, senza la prescritta autorizzazione ed anche per l’esalazioni maleodoranti oltre il limite della tollerabilità. 

Il Giudice per le Indagini Preliminari, pertanto, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero che ha condiviso le risultanze investigative dei Carabinieri, al fine di non consentire il protrarsi o l’aggravarsi del reato, e considerata la necessità che l’attività produttiva, soprattutto in un periodo di attuale grave recessione economica ed occupazionale, non venga interrotta, ha ritenuto di disporre il sequestro preventivo con facoltà d’uso a condizione che la società di gestione proceda entro novanta giorni ad attivare i procedimenti tecnici ed amministrativi affinché l’attività possa essere espletata nel rispetto delle prescrizioni legali in materia di smaltimento dei rifiuti ed ottemperare alle prescrizioni ispettive dei tecnici dell’Arpac di Avellino e dei Carabinieri del N.O.E. di Salerno. 



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