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Revocata un’aiuola pubblica in contrada Ischia, l’ex assegnataria chiede il rimborso delle spese

Dopo le proteste dei vicini per l’utilizzo giudicato improprio dell’area, il Comune ha ritirato la concessione, ma la ‘titolare’ non ci sta e minaccia le vie legali: Devono restituirci i soldi che abbiamo speso

L’aiuola si trova in contrada Ischia, adiacente al fabbricato di recente costruzione

È polemica sull’aiuola adottata dalla signora Anna Maria Aquilone a contrada Ischia nell’estate 2020. Dopo aver sostenuto alcuni lavori per rimettere a nuovo l’appezzamento di terra, all’adottante è stata revocata l’autorizzazione perché secondo gli uffici comunali “l’area assegnata è stata utilizzata in modo non conforme alle linee guida dell’iniziativa”. Nel dettaglio, alcuni residenti avrebbero segnalato al Comune un utilizzo dell’aiuola non consentito dall’iniziativa nata nel 2014, in particolare l’accesso limitato dell’area, chiuso a chiave. Nel frattempo, però, la vicenda ha registrato sviluppi, spiegati proprio dalla signora Aquilone.

«Per questa storia io e mio marito abbiamo sofferto molto – sostiene Aquilone – visto che in quell’area abbiamo investito tempo e denaro. Basti sapere che per sistemarla e renderla idonea alla piantagione di piante ornamentali abbiamo speso circa 1.000 euro». L’ex “proprietaria” respinge con fermezza tutte le accuse, anzi: «I lavori tanto criticati dai residenti e dagli uffici sono previsti dalla convenzione e, inoltre, sono stati seguiti passo dopo passo da diversi dipendenti del Comune e persino da alcuni consiglieri comunali. Non riusciamo a spiegarci come mai, quindi, gli stessi lavori di recinzione e di installazione del cancello siano stati la causa della revoca. Inoltre, vorrei respingere anche le accuse che l’area fosse utilizzata come sgambamento privato. Noi abbiamo due cani, che ci facevano compagnia durante i lavori di sistemazione dell’area. Nessun sgambamento, nessun utilizzo personalistico: anzi eravamo in attesa che il terreno diventasse idoneo per piantumare piante ornamentali che avrebbero restituito vita all’intera area».

Ora la vicenda è passata nelle mani di un legale che già si è messo in contatto con il sindaco Spagnuolo per tutelare la famiglia Melillo: «Dopo tutto il fango che abbiamo ingiustamente ricevuto, vogliamo che il Comune ci consenta di riutilizzare l’area oppure, in caso contrario, chiediamo il rimborso di tutte le spese sostenute. In fondo, desideravamo soltanto che quell’area diventasse un piccolo angolo di paradiso e non un terreno dimenticato da tutti e con l’erba alta così come, purtroppo, appare adesso».

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Redazione