Riforma della giustizia: il sottosegretario Del Mastro sottolinea i rischi del doppio Csm - Ilsabato.com
La recente proposta di riforma della giustizia, che prevede la creazione di un Consiglio superiore della magistratura dedicato ai pubblici ministeri, ha sollevato una serie di preoccupazioni. Andrea Del Mastro, sottosegretario alla Giustizia e membro di Fratelli d’Italia, esprime i suoi timori riguardo a questa iniziativa, evidenziando come tale cambiamento possa trasformarsi in un boomerang per il sistema giudiziario. Le sue dichiarazioni, apparse in un’intervista al Foglio, offrono spunti di riflessione su un tema complesso e controverso.
Del Mastro esprime forti dubbi sulla creazione di un doppio Csm e indica come tale scelta possa essere “un errore strategico”. Secondo il sottosegretario, l’eventuale potere accumulato dai pubblici ministeri potrebbe generare conflitti con i giudici, trasformando una riforma destinata a rafforzare la giustizia in un’opportunità per la magistratura di erodere il potere degli altri attori nel sistema legale. L’allerta è chiara: se in un primo momento il rischio riguarda i politici, nel lungo periodo i pubblici ministeri potrebbero finire col mettere in discussione l’autorità degli stessi giudici.
Questa analisi implica un’accusa all’attuale orientamento della riforma, che Del Mastro considera insufficiente. Egli sostiene che o si deve procedere a una radicale integrazione del pubblico ministero sotto l’esecutivo, come avviene in diversi paesi, oppure è necessario limitare il loro potere di iniziativa in merito alle inchieste. La sua posizione riflette la complessità del bilanciamento dei poteri all’interno della giustizia italiana e pone in evidenza come le riforme, se mal progettate, possano portare a esiti indesiderati.
Un altro tema scottante sul tavolo delle riforme è l’istituzione di un’Alta corte disciplinare. Del Mastro mostra poche certezze anche su questo punto. Questa nuova struttura dovrebbe servire a garantire un controllo più rigoroso sui comportamenti dei magistrati, ma il sottosegretario sembra esprimere ambivalenza, rivelando una crisi di fiducia nei confronti della riforma. La necessità di un controllo disciplinare è indubbia per mantenere standard etici elevati nella giustizia, ma la sua realizzazione solleva interrogativi su come sia strutturato e da chi sarà governato.
Del Mastro parla della presenza di “due pulsioni” nella sua visione della giustizia, una garantista e l’altra giustizialista, che si alternano a seconda delle circostanze. Questa dicotomia segnala che le soluzioni proposte non possono prescindere da un’analisi attenta e bilanciata che contempli i diritti dei cittadini e l’efficacia dell’azione penale. La riforma sembra quindi aver bisogno di un’approfondita riflessione critica per evitare passaggi avventati che possano compromettere l’equilibrio tra giustizia e legalità.
I temi legati alla riforma della giustizia in Italia rimangono così al centro del dibattito politico, con Del Mastro che propone una visione cauto-moderata sui cambiamenti in atto nel panorama giuridico. Resta da vedere come tali incertezze influenzeranno l’iter legislativo e, di conseguenza, il funzionamento della giustizia nel paese.