Si tratta della prima pandemia ai tempi della connessione globale: non solo iniziative positive ma anche fake news
Quello che sta succedendo in questi giorni nelle nostre città per i contagi da coronavirus ci rimanda ad una delle emozioni più dirompenti dell’uomo, la paura, che attualmente si sta propagando con un passo nettamente più veloce del virus stesso. Spesso, alleandoci l’un l’altro nel nome del panico, cerchiamo di rassicurarci nella condivisione di comportamenti che in realtà non fanno altro che isolarci nell’egoismo più istintivo di chi, intrappolato nella sua paura guarda solo sé stesso e percepisce i suoi simili come potenziali intralci verso una chimerica sicurezza. Questa immagine più di tutte ci apre gli occhi di fronte al paradosso di questo momento che ci porta a scappare con una veemenza assoluta da un pericolo che non possiamo definire, come fossimo rincorsi da nulla.
Quali sono alcune soluzioni per affrontare la paura?: Una soluzione è quella di cercare di rimanere concentrati nella propria vita, gestendo in modo razionale le connessioni con i social, attendendosi alle indicazioni delle autorità riguardo le precauzioni. Banalmente, dovremmo farci portatori di messaggi positivi, perché con il nostro esempio possiamo influenzare il comportamento degli altri, nel nostro piccolo. Il coronavirus è probabilmente la prima epidemia che viene propagata anche dai social network che, per loro propria natura, sono già perenni stimolatori di opinioni su qualsiasi argomento, amplificando in questo caso le nostre paure “vestendole” con le fantasie di tutti. È importante rimanere aggrappati alla nostra parte razionale cercando di osservare il momento con un’oggettività che possiamo ricercare nel nostro senso civico che, come ideale condiviso, ci può ricompattare e contrastare il potere disgregante della paura”.
Concetta Tomasetti