Il giovanissimo talento atripaldese difende la porta del Benevento Under 15
Da circa un anno, a difendere la porta della selezione under 15 del Benevento Calcio ci pensa, con estremo successo, un piccolo uomo di 14 anni alto ben 188 cm, atripaldese a metà (la madre è originaria della nostra città, Immacolata Mauro; il padre invece si chiama Gerardo): ci riferiamo a Sabino Pellecchia, giovanissimo talento del calcio campano.
Nato ad Avellino, fin dai primi anni di vita ha dimostrato una forte inclinazione per il calcio, favorita anche da un fisico sicuramente imponente. Mossi i primi passi nelle scuole calcio locali, ha disputato il campionato dei Minigiovanissimi Regionali con la squadra “Scuola Calcio Ok”, attirando su di sé le attenzioni di diverse squadre di serie B, come Pescara (con cui nel 2016 ha svolto uno stage) e Bari. Gli osservatori di queste società calcistiche lo hanno immediatamente visto come un talento pronto ad esplodere, soprattutto grazie alle doti fisiche certamente non comuni per un ragazzo di appena 14 anni (compirà 15 anni il prossimo 10 settembre).
A spuntarla tra le varie pretendenti, alla fine, è stato il Benevento Calcio, impegnato nel campionato di Serie A per la prima volta nella propria storia. Sabino si è subito ambientato in questo nuovo percorso, al punto che nella scorsa settimana si è allenato con la formazione Primavera, ricevendo anche i complimenti dei compagni più grandi di lui di 4 anni.
Ovviamente non sarà affatto facile farsi spazio in un ambiente difficile come quello del calcio, ma Pellecchia sta dimostrando di avere una “testa” pensante, fondamentale il ruolo della famiglia, e per conquistare certi traguardi questo aspetto è necessario, forse ancora più importante del talento.
E scrivendo di un giovane portiere, non possiamo non chiudere citando la famosa poesia “Goal”, scritta da Umberto Saba, che nei versi finali sintetizza il ruolo dei “numeri primi”: “Presso la rete inviolata il portiere- l’altro – è rimasto. Ma non la sua anima, con la persona vi è rimasta sola. La sua gioia si fa una capriola, si fa baci che manda di lontano. Della festa – egli dice – anch’io son parte”.