Panorama

Sabino Tomasetti, l’omaggio e la speranza della figlia Concetta nel ventennale della morte

“Un atripaldese innamorato della sua città” è stato autore di quattro libri ed è sempre stato al centro della vita culturale della città

Le copertine dei quattro libri di Sabino Tomasetti, scomparso il 21 gennaio 2000

Sono trascorsi venti anni dalla morte di Sabino Tomasetti, un atripaldese con un forte ed inscindibile attaccamento alle sue radici. Uomo di straordinaria cultura. Uno di quei personaggi che vivono lasciando il segno del proprio passaggio nella memoria di tutti coloro che incrociano.

Autodidatta, numismatico, bibliofilo, studioso infaticabile e rigoroso, si impegnò a fondo nella ricerca di verità e di fatti che altrimenti sarebbero andati perduti. Collaboratore del “il Sabato” e di varie testate provinciali, nel 1978 realizzò con alcuni amici, un video su Atripalda e nel dopo terremoto, cercò di salvare dalle ruspe le poche tracce della nostra storia, destinata a scomparire tra la polvere e le macerie. Anni di vero impegno civile e culturale, con il solo intento di lasciare ai giovani quanto più possibile delle loro radici. In prima linea per la riapertura della Chiesa Madre e di altri luoghi di culto di grande valore storico. Fervente promotore per la ricostruzione delle Cappelle della Via Crucis e per il recupero urbano della città, con la riapertura della piccola chiesa della Madonna delle Grazie in Piazza Garibaldi. Lunga ed appassionata la sua battaglia per il riconoscimento del vero stemma civico di Atripalda.

Uomo garbato e dai modi riservati, risplende con il patrimonio di amore e di conoscenza che ha saputo coltivare e lasciare alla sua carissima terra. Autore di quattro libri: Manoscritto dell’Annunziata di Atripalda – La peste di Avellino; Castello e Stemma civico di Atripalda-Frammenti di vita sul Sabato; Atripalda e il convento di San Giovanni Battista detto di San Pasquale; Il primo rifiuto fiscale in Atripalda e altre storie. Uno dei suoi desideri più grandi, per il quale aveva esortato più volte gli Amministratori e gli atripaldesi tutti, quello di erigere nel centro cittadino un segno vivo del primo atto di galanteria in Italia, avvenuto nel Castello del Tripaldo, durante la visita di Re Manfredi.

Un modello di esemplarità per le generazioni che verranno, ed un invito alle Istituzioni perché sia dato a questo suo nobile figlio il giusto riconoscimento dalla sua amata città.

Concetta Tomasetti

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Redazione