Nonostante tutti gli studenti del Comprensivo abbiano ritirato i testi lasciati in classe, si continua a somministrare materiale da stampare
Anche il mondo della scuola è stato profondamente segnato dalla pandemia da Covid 19. Dopo la sospensione delle attività didattiche del 5 marzo, infatti, è iniziata per docenti e famiglie la nuova era della didattica a distanza.
Quella che in realtà sembrava una pratica ampiamente diffusa fra scuole di formazione e università telematiche e non, è una realtà che nel quotidiano della scuola “tradizionale” sta facendo fatica ad affermarsi.
Negli istituti superiori è stata quasi immediata l’introduzione delle video lezioni, somministrate alle classi in tempo reale, con spiegazioni e assegni congrui ai libri di testo, agevolando di molto la partecipazione degli alunni che, grazie soprattutto ad una maggiore autonomia dovuta all’età, riescono a seguire in quasi totale autogestione le lezioni e il rapporto con i docenti. Tuttavia, il monopolio dei pc e dei cellulari sta creando dei veri e propri disagi familiari per i genitori che si trovano in casa a dover svolgere il proprio lavoro in regime di smartworking a causa delle sovrapposizioni in alcune ore della giornata.
Scendendo alla secondaria di primo grado e alla primaria lo scenario si complica, i ragazzi e i bambini sono più strettamente vincolati al supporto dei genitori e in moltissime di queste famiglie si è scatenato il caos.
Prima di entrare nel dettaglio di questa vicenda, facciamo però un passo indietro e andiamo a vedere quanto il mondo della scuola fosse pronto ad attuare questo strumento metodologico, facendo un breve escursus.
Partiamo dal DPCM del 4 marzo (articolo 1, comma 1, punto g) che prevede: “i dirigenti scolastici attivano, per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, modalità di didattica a distanza avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità”.Il ministro Azzolina rincara, chiedendo ai capi d’istituto di monitorare e controllare il lavoro dei docenti.
La risposta dei sindacati del comparto scuola non tarda: dal combinato disposto tra l’articolo 1256 e 1258 del C.C. e le interpretazioni sussistenti in materia, nonché data la mancanza di regolamentazione per la didattica a distanza nel CCNL, il personale docente non si trova nell’obbligo di svolgere alcuna attività lavorativa, de facto ineseguibile, data l’oggettiva impossibilità di recarsi a scuola.
Le scuole e i docenti, si trovano impreparate, non hanno strumenti tecnologici adeguati, non c’è formazione sufficiente, i programmi e le piattaforme non riescono a supportare la gestione di tanto materiale. In alcune scuole si va al collasso gestionale.
Una situazione di paradosso tutto italiano, che sfocia nella ingrata attività di controllori da parte dei Dirigenti Scolastici nei confronti di docenti impreparati e non tenuti ad affrontare una simile evenienza, ma comunque dotati di grande volontà e spirito di improvvisazione metodologica.
Fra un rincorrersi di circolari e videoconferenze, i primi materiali, anche nella nostra cittadina, sono caricati sulle bacheche on line di ogni classe. Nella prima settimana, centinaia e centinaia di schede didattiche, assegni per tutta la scuola hanno letteralmente mandato allo sbando le famiglie, a loro volta ancor più impreparate a gestire questa emergenza nell’emergenza. Molti, infatti, non sono dotati di pc e stampanti e non sanno come fare. La scuola, pubblica un elenco di fornitori, perfettamente organizzati, tramite il lavoro della segreteria, a fotocopiare e somministrare il materiale di ogni classe. Il susseguirsi delle varie ordinanze di restrizione dell’apertura degli esercizi commerciali contribuisce al complicarsi delle cose.
Nella seconda settimana, restano due fornitori e centinaia di famiglie da accontentare. La situazione diventa insostenibile, sfociando anche in parecchi sfoghi sui social. Il materiale dato ai fornitori spesso non corrisponde alle classi. I genitori sono esasperati. Alcuni devono procurarsi le schede per più di un figlio e la cosa incomincia ad avere anche un peso economico, in alcune famiglie si superano le 50 stampe alcune delle quali a colori. Un’ulteriore considerazione prende con forza voce, è inaccettabile che si sia costretti ad uscire per recuperare le fotocopie dei compiti, a fronte di svariate ordinanze che vietano la formazione di assembramenti e impongono di “rimanere nelle proprie abitazioni, consentendo esclusivamente spostamenti temporanei ed individuali, motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute”. Tutto questo è considerato una enorme contraddizione a discapito della salute e della sicurezza dei cittadini, date le lunghe file createsi per l’attesa del ritiro dei copiosi materiali.
Per i genitori resta inspiegabile il fatto che, nonostante le disposizioni date nelle circolari della Dirigente Scolastica, che già il 5 marzo aveva pianificato l’ingresso dei genitori nei plessi per la restituzione dei libri di testo, che non vieta in alcun modo l’utilizzo degli stessi per il proseguimento della didattica a casa, pur evidenziando le ampie disposizioni ministeriali, si continui a somministrare materiale da stampare.
Va evidenziato, comunque, che finora pochi docenti hanno semplificato il metodo, dando i compiti dai libri di testo e inviando dei file video per le spiegazioni dei nuovi argomenti, alleggerendo di molto alcune famiglie in un paese alle prese con la difficile e ormai quasi insostenibile gestione emotiva e psicologica dell’affrontare i rischi e i tentativi di prevenzione di una inedita pandemia mondiale.