Sospensione dei lavori per il Museo Nazionale della Shoah a Roma: il Tar interviene sulla sicurezza

Una recente decisione del presidente del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, Pietro Morabito, ha portato alla sospensione dei lavori di bonifica degli ordigni bellici nel cantiere destinato alla costruzione del Museo Nazionale della Shoah, situato in via Alessandro Torlonia a Roma. Questa misura è stata adottata in seguito a un’istanza presentata da una residente preoccupata per la stabilità del terreno e il rischio di smottamenti nell’area circostante. La situazione, già complessa per le polemiche sollevate riguardo alla sicurezza del progetto, subisce così un ulteriore rallentamento.

Il decreto del Tar e le problematiche di sicurezza

Il decreto emesso dal Tar, pubblicato il 14 marzo, ordina l’interruzione delle attività di bonifica fino al 19 marzo, accogliendo la richiesta di chiarimenti sulla presenza di cavità sotterranee potenzialmente pericolose. Secondo quanto comunicato dalla società Sac S.p.a., responsabile dell’esecuzione dei lavori, il terreno è caratterizzato da un sistema di cavità che potrebbe generare smottamenti, incrementando il rischio per l’area e per i palazzi adiacenti. Sebbene il progetto del museo sia stato avviato dopo oltre vent’anni di attesa, la questione della sicurezza emerge come centrale per la comunità locale.

Il Tar ha chiesto alla Direzione Programmi Urbani Integrati del Dipartimento Infrastrutture e Lavori Pubblici di Roma Capitale di presentare entro il 19 marzo una relazione dettagliata, che potrebbe influenzare ulteriormente il destino del progetto. La situazione è quindi in attesa di sviluppi, con punti interrogativi sulla sicurezza e sulla fattibilità delle opere necessarie.

Tensioni e contestazioni nel quartiere

La sospensione dei lavori si inserisce in un contesto di crescita delle tensioni tra il progetto e i residenti della zona. Negli ultimi quindici giorni, il Museo della Shoah ha affrontato contestazioni da parte di abitanti e associazioni locali. Essi hanno espresso preoccupazione riguardo alla compatibilità del progetto con la stabilità del territorio e i potenziali rischi per la sicurezza. Questa preoccupazione è esacerbata da episodi di vandalismo e gesti di intolleranza che hanno caratterizzato il cantiere: scritte minacciose, atti di profanazione e, infine, la notizia del trasferimento forzato di un asilo ebraico nella zona, accrescono la richiesta di riconsiderare la location del museo.

I residenti, chiaramente allarmati dal contesto, hanno presentato esposti a diverse autorità, chiedendo che la costruzione del museo avvenga in un’area più isolata e facilmente monitorabile. Questo scenario di conflitto rischia di ritardare ulteriormente l’apertura di quella che dovrebbe essere una struttura simbolica e di memoria.

Futuro del progetto e risvolti amministrativi

Adesso il focus si sposta sul versante amministrativo. Il Tar ha attivato questo provvedimento in risposta a una richiesta di variante progettuale da parte della ditta appaltatrice, necessaria per mitigare i rischi ambientali. In assenza di un’approvazione formale riguardo a questa variante, il Comune ha programmato la bonifica dei terreni per il 17 marzo, talvolta senza tenere conto delle preoccupazioni espresse dai residenti delle proprietà circostanti.

Occorre considerare che negli anni passati la zona di Villa Torlonia ha segnato ritrovamenti di ordigni inesplosi, come due granate, confermando dunque la sensazione di rischio concreto. Nel giro di pochi giorni, il Comune dovrà presentare una relazione tecnica e, a seconda dei risultati delle analisi, il Tar potrebbe decidere se estendere la sospensione del progetto o autorizzare la ripresa dei lavori. Tutto ciò fa parte di un iter burocratico complesso, in cui la sicurezza dei cittadini deve necessariamente trovare la sua priorità. La vicenda rappresenta un esempio significativo dell’importanza di bilanciare le esigenze di sviluppo urbano con la garanzia di sicurezza per i residenti.

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Jessica Lacorte