Spagnuolo: «Abbiamo scongiurato il dissesto finanziario e risanato il bilancio comunale»


Il primo cittadino racconta tre anni di sacrifici: «Ci siamo assunti responsabilità non nostre, ma in un periodo in cui va tutto storto oggi riusciamo a dare alla città un segnale di fiducia»

Lunedì scorso la maggioranza del sindaco Giuseppe Spagnuolo ha approvato il bilancio previsionale 2020-2022, chiudendo un conto che si è aperto tre anni fa, nel momento in cui si è insediata. Le divisioni politiche della campagna elettorale, infatti, lasciarono subito il passo a quelle numeriche, perché i conti del Comune non tornavano e negli ultimi tre anni le casse sono rimaste vuote. Oggi sembra esserci una prospettiva diversa perché si sarebbe registrato il sostanziale risanamento del bilancio. Una svolta che, per come la descrive il sindaco Giuseppe Spagnuolo in questa intervista, porterà Atripalda fuori dalle sabbie mobili.

Sindaco, siamo davvero in una fase “storica”? 

Le difficoltà economiche del Comune di Atripalda arrivano da lontano, ma per quanto ci compete sono cominciate nel giorno in cui ci siamo insediati. Tre anni e mezzo fa non ci illudevamo che i conti fossero in ordine, ma sinceramente non immaginavamo fossero così disastrati come li abbiamo trovati: sei milioni di euro di debiti senza copertura e il Ragioniere capo del Comune che aveva già acquistato un libro per studiare il dissesto finanziario, in bella mostra sulla sua scrivania. Chi ne ha voglia non farà molta fatica a verificare che tra fatture non pagate (utenze e servizio igiene urbana), debiti fuori bilancio (sentenza Imprepar), pignoramenti (esproprio De Caprariis) e disavanzo di amministrazione, insieme ad un disordine contabile che rischiava di far prescrivere alcuni crediti e gravare di interessi alcuni debiti, il bilancio del 2017 non stava in piedi. Anche perché la Prefettura, nel frattempo, non aveva autorizzato l’entrata in funzione dell’autovelox sulla Variante, facendo venir meno una considerevole previsione di entrata da contravvenzioni, circostanza che costrinse il revisore dei conti a bocciare la bozza di bilancio approvata dalla giunta poco prima delle elezioni. 

E come vi siete orientati?

Di fronte ad una situazione così pesante c’erano due strade da percorrere: provare a rimettere i conti in ordine oppure chiedere un prestito allo Stato. E non nascondo che questa seconda opzione, cioè quella del ricorso al cosiddetto pre-dissesto, sarebbe stata per noi molto più agevole perché da un lato ci avrebbe salvaguardato rispetto ad eventuali responsabilità sulle gestioni del passato e dall’altro ci avrebbe reso la vita senz’altro più tranquilla perché, non potendo fare altro, ci saremmo limitati a garantire esclusivamente l’ordinaria amministrazione. 

E perché non l’avete fatto?

Il pre-dissesto avrebbe consentito di pareggiare i conti attraverso un piano di riequilibrio finanziario pluriennale, facendo, però, pagare alla città un prezzo molto alto: blocco dei pagamenti e conseguenti difficoltà ad affidare forniture di beni e servizi, limitazioni negli investimenti, aumento al massimo della pressione fiscale e tariffaria e, soprattutto, ulteriore indebitamento per le generazioni future. Non ce la siamo sentita e abbiamo rischiato il tutto per tutto, forse anche con un pizzico di incoscienza, assumendoci responsabilità evidentemente non nostre, nella speranza di riuscire a rimettere i conti a posto. Ci siamo rimboccati le maniche e, giorno dopo giorno, disinnescando una serie di mine, riducendo il contenzioso sia stradale che urbanistico, riscuotendo parte dei tributi non pagati soprattutto dalle attività produttive, aumentando le entrate da oneri di urbanizzazione grazie alle riqualificazioni urbane, mettendo in funzione l’autovelox e resistendo nei ricorsi, evitando l’utilizzo di anticipazioni di tesoreria, risolvendo alcuni contenziosi interni e, soprattutto, non facendo altri debiti abbiamo evitato che la città subisse privazioni maggiori.

Quali privazioni?

Sicuramente non avremmo potuto effettuare gran parte dell’attività di progettazione e, quindi, tanto per cominciare, difficilmente avremmo ottenuto il finanziamento di oltre 6 milioni di euro per ristrutturare la scuola media “Masi”. Ma avremmo anche dovuto fare a meno di tanto altro, a tutto ciò, per esempio, che abbiamo in cantiere per le altre scuole, per il parco pubblico, per il parco archeologico, per il centro per anziani, per il parco delle acacie, per il campo sportivo, per l’emporio solidale e così via, tutti interventi nuovi, a beneficio di fasce diverse della popolazione, che hanno rappresentato una svolta nel proprio campo. 

E se, viceversa, aveste trovato i conti a posto?

Una maggiore capacità economica sicuramente avrebbero reso tutto più facile e veloce. Per esempio avremmo potuto affidare più progetti all’esterno per richiedere altri finanziamenti e, allo stesso tempo, saremmo stati più pronti ad agire rispetto alle necessità e, probabilmente, non avremmo subìto una serie di attacchi che ingenerosamente ci sono stati rivolti. Saremmo intervenuti prima, per esempio, sulla villa comunale e sull’anfiteatro, sulla fontana e sulla pavimentazione di piazza Umberto I, sui campetti sportivi e su tutta una serie di necessità elevate pretestuosamente a esempio di inefficienza. Se c’è stata una cosa, infatti, che ci è pesata molto è stata quella di non poter garantire una risposta più rapida rispetto a determinate esigenze, dovendo necessariamente procedere per priorità, con le necessarie coperture economiche per non generare altri debiti. Spero, comunque, che di qui ad un anno e mezzo riusciremo ad affrontare tutto ciò che abbiamo lasciato indietro.

Perché non ne è sicuro?

Aver finalmente concluso una lunga e faticosa rincorsa azzerando il disavanzo di amministrazione accertato quando ci siamo insediati nel 2017, oltre a smentire qualche profeta di sciagure, ci conforta e ci fa ben sperare per il futuro. Un risultato ancor più importante perché realizzato in un periodo storico caratterizzato da grandi incertezze: mentre tutto sembra andare storto, c’è un’amministrazione comunale che con caparbietà e coraggio è stata in grado di invertire un trend negativo che durava da almeno dodici anni, e in piena emergenza sanitaria e socioeconomica, nonostante maggiori costi e minori entrate, è riuscita a non aumentare le tasse, a garantire i servizi a domanda individuale alle stesse  tariffe e a dare un segnale di fiducia nel futuro che speriamo possa servire ad infondere ottimismo nella città. 

E cosa si sente di poter promettere?

Intanto che chi verrà dopo di noi non troverà brutte sorprese, ma un bilancio assolutamente sano. Per quanto ci riguarda abbiamo ancora alcune alienazione da tentare (box artigianali, mercatino rionale e alloggi popolari, ndr.) che se andassero a buon fine ci consentirebbero di marciare più speditamente. In ogni caso credo che, con i fondi destinati alla sicurezza stradale provenienti dalle entrate dell’autovelox, riusciremo a realizzare una serie di interventi ancora in sospeso, come piazzetta padre Pio, parco delle acacie e varie opere di manutenzione stradale. Sono pronti a partire, invece, due importanti interventi sulla scuola dell’infanzia “Pascoli” e sulla scuola media “Masi”, il primo fra dicembre e gennaio ed il secondo alla fine dell’anno scolastico in corso. La ristrutturazione della biblioteca comunale è alle battute finali. È finalmente cominciata, inoltre, la costruzione della passerella ciclopedonale sul fiume Sabato che ci ha visto impegnati oltre un anno per ottenere l’autorizzazione, tutt’altro che scontata, dal Genio Civile. Per Alvanite, poi, oltre all’avvio degli interventi previsti dal progetto “Alvanite quartiere laboratorio”, stiamo verificando se con i sismabonus e gli ecobonus riusciamo a realizzare interventi più urgenti. I problemi, purtroppo, non sono finiti perché abbiamo davanti ancora due anni di rigore economico. Soltanto dal 2023 in poi, quando avremo estinto un altro milione di euro di debiti derivanti da due sentenze esecutive (Gengaro e Imprepar, ndr.), si potrà davvero cambiare passo. Nel frattempo dobbiamo continuare ad impegnarci ottimizzando le poche risorse che abbiamo. 



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