Suicidi in carcere: nuovo caso a Montorio, il 18° dall'inizio dell'anno - Ilsabato.com
Un tragico incidente ha scosso la comunità locale, con un suicidio avvenuto nel carcere di Montorio, in provincia di Verona. È avvenuto nel pomeriggio e ha coinvolto un detenuto di 69 anni originario del Senegal, attualmente in custodia con una pena che si prolungherà fino al 2030. Questa tragica notizia arriva in un contesto già gravato da un numero crescente di episodi simili, sollevando interrogativi sulla condizione delle strutture carcerarie in Italia.
Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, ha sottolineato che questo è il 18° suicidio di un detenuto dall’inizio dell’anno. A questo numero si aggiunge il decesso di un operatore penitenziario, evidenziando un clima di crisi all’interno delle strutture. De Fazio ha dichiarato che il carcere sta diventando sempre più un luogo di sofferenza e morte, piuttosto che un ambiente idoneo per il recupero e la risocializzazione come sancito dall’articolo 27 della Costituzione italiana.
File di dolore come quello vissuto recentemenete evidenziano le gravi carenze nel sistema carcerario italiano, dove frequentemente i diritti umani fondamentali dei detenuti sono messi a dura prova. Nonostante gli sforzi per migliorare le condizioni, molti detenuti si sentono abbandonati, portandoli a gesti disperati che rimandano ai problemi più ampi delle politiche penitenziarie.
Un altro punto critico evidenziato da De Fazio riguarda il sovraffollamento del carcere di Montorio. Attualmente, ci sono 590 detenuti in una struttura che può ospitarne solo 318. A gestire questa situazione vi sono solo 318 operatori di polizia penitenziaria, un numero ben al di sotto di quello necessario, stimato da De Fazio in almeno 420 unità.
Questa situazione di stress eccessivo incide non solo sulla qualità del lavoro degli agenti, ma anche sul benessere psicologico dei detenuti. La mancanza di personale sufficiente per garantire la sicurezza e le cure necessarie crea un contesto in cui la salute mentale può deteriorarsi rapidamente, portando a conseguenze devastanti.
A fronte di tali problematiche, è essenziale che le istituzioni affrontino con responsabilità la situazione all’interno del sistema penitenziario. Le denunce di De Fazio mettono in evidenza non solo il bisogno immediato di personale e risorse, ma anche una riflessione più profonda sulle politiche carcerarie in atto.
Per far fronte a questa emergenza, è urgente promuovere interventi concreti che possano garantire condizioni dignitose per i detenuti e un ambiente di lavoro adeguato per il personale penitenziario. Questo non solo contribuirebbe a ridurre il tasso di suicidi, ma migliorerebbe anche l’efficacia del recupero sociale dei detenuti stessi, in linea con i principi costituzionali.
La comunità e i rappresentanti delle istituzioni devono collaborare attivamente per riportare al centro del dibattito la questione carceraria, cercando soluzioni che possano garantire dignità e sicurezza a tutti coloro che vivono all’interno di queste strutture.