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Tasse dei genitori defunti, cosa succede con l'eredità - Ilsabato.com
Cosa succede alle tasse dei genitori quando questi vengono a mancare, a chi spetta pagarle? Cosa prevede l’eredità.
La questione delle tasse legate all’eredità è un argomento delicato e complesso, specialmente quando si tratta di gestire le finanze e i debiti lasciati da un genitore defunto. Prima di prendere una decisione cruciale come l’accettazione o la rinuncia di un’eredità, è fondamentale esaminare attentamente i debiti e i crediti del defunto.
Questo passaggio è cruciale per determinare se l’attivo ereditario, ovvero i beni lasciati, supera il passivo, cioè i debiti. In caso di attivo superiore, l’accettazione dell’eredità diventa una scelta vantaggiosa, e si può optare per l’accettazione con beneficio di inventario, proteggendo così i propri beni personali da eventuali pignoramenti.
D’altro canto, se il passivo supera l’attivo, rinunciare all’eredità potrebbe essere la decisione più prudente, evitando di compromettere beni personali come la casa o il conto corrente. Ma cosa succede se il defunto ha lasciato debiti fiscali o cartelle esattoriali? La legge è chiara: le tasse dei genitori defunti devono essere pagate solo dagli eredi che accettano formalmente l’eredità. È dunque essenziale comprendere le differenze tra “eredi” e “chiamati all’eredità” per orientarsi nel labirinto giuridico e fiscale.
Tasse dei genitori defunti: quando puoi evitare di pagarle
Quando una persona muore, i suoi familiari più stretti, come figli, coniuge e genitori, sono chiamati all’eredità secondo le norme del codice civile. Questi soggetti, definiti “eredi legittimari”, hanno diritto a una quota del patrimonio ereditario, anche se non vi è un testamento. In assenza di testamento, i figli si dividono l’eredità con il coniuge e, in alcuni casi, con i fratelli o i nonni, seguendo le regole di successione stabilite dalla legge. Affinché una persona possa definirsi erede, deve accettare formalmente l’eredità attraverso un atto espresso. Solo a partire da questo momento, l’erede acquisisce diritti sul patrimonio del defunto, ma anche il dovere di pagare i debiti.
Prima dell’accettazione, si è solo “chiamati all’eredità”, quindi si è eredi potenziali ma non ancora effettivi. Secondo la giurisprudenza della Cassazione, solo gli eredi, ossia coloro che hanno accettato l’eredità, sono tenuti a pagare le tasse lasciate dai genitori defunti. Se si riceve una cartella di pagamento o una richiesta di pagamento da parte di un ente pubblico o privato, finché non si è accettata l’eredità, non si è obbligati a soddisfare tali richieste. Anche i creditori non possono agire legalmente contro i chiamati all’eredità fino a quando questi non diventino eredi effettivi.
Se si decide di accettare l’eredità, il pagamento delle tasse diventa inevitabile. Tuttavia, è fondamentale notare che le sanzioni per omesso pagamento non si trasferiscono agli eredi. Questo principio è sancito dalla legge 689/1981 e si applica indistintamente a sanzioni amministrative e penali. Pertanto, le tasse dovute dal defunto si limitano al capitale e non includono eventuali sanzioni.
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La situazione cambia se l’erede è già in possesso di beni ereditari. In questo caso, sebbene non abbia ancora accettato formalmente l’eredità, è responsabile per i debiti fino al valore dei beni posseduti. Ad esempio, se un figlio vive nella casa di proprietà del genitore defunto, potrebbe essere chiamato a rispondere di eventuali debiti fiscali, ma solo entro i limiti del valore della casa.
Una volta accettata l’eredità, gli eredi si trovano a dover affrontare il pagamento delle imposte. Le imposte di successione e le imposte sui redditi (come IRPEF, IRES, ecc.) comportano una responsabilità solidale tra gli eredi. Questo significa che l’amministrazione fiscale può richiedere l’intero importo anche a un solo erede, il quale avrà poi il diritto di rivalersi sugli altri eredi in base alle rispettive quote di successione.
Per le altre imposte, come IMU, TASI e Tari, la responsabilità è “pro quota”, ovvero ciascun erede è tenuto a pagare solo la parte corrispondente alla propria quota dell’eredità. Questa distinzione è cruciale per comprendere come gestire le responsabilità fiscali in caso di successione.